Quandosi specchiava la mattina, vedeva solo un individuo insignificante,che conduceva una vita insignificante e che aveva un futuroinsignificante e incerto. Come abbiamo già detto, la sua vita era unvero tormento: la mattina si alzava con la vana speranza che stavoltasarebbe andata diversamente, si intrufolava in bagno e fissava il suocorpo e la sua faccia, e decideva che neanche quel giorno eradiventato biondo con gli occhi azzurri. Si vestiva e andava allafermata dell'autobus, dove sapeva che l'aspettavano i soliti ragazziche lo prendevano in giro, a volte lo pestavano, ma col passare deglianni, aveva imparato a mettere i soldi che si procurava nei calzini,per evitare che glieli rubassero. Arrivava a scuola e lì dovevasorbirsi cinque ore di fila di professori che insistevano con lospronarlo a studiare di più. Il liceo classico non era esattamentela scuola che aveva intenzione di fare: fare la guida turistica nellecentinaia di chiese presenti nella sua città, non era una delle suepriorità. Desiderava tantissimo diventare un inventore o unoscienziato, ma purtroppo la madre e il suo compagno non erano dellastessa idea.
<<Loscientifico? Tu? Ma fammi il piacere. Non sei capace di fare latabellina del sette, e vuoi fare un liceo dove la matematica è allabase di tutto?>> disse il compagno coi baffi foltissimi interza media quando Daniele gli confessò quale indirizzo volesseprendere.
<<Epoi la tassa di iscrizione è altissima! Perché non provi conqualcosa di un po' più alla nostra portata?>> aggiunse lamadre che sedeva lì accanto a lui tentando come al solito dimantenere la pace tra i membri della famiglia.
Cosìsconfitto ed amareggiato si rinchiuse nella sua stanza, dove potevacercare con tutta tranquillità su Internet il programma dimatematica delle classi quinte dello scientifico e risolvere senzadifficoltà tutti gli esercizi.
Danieleaveva una cosa che lo rendeva in parte felice: c'era una ragazza chegli piaceva. Anzi, possiamo dire che era proprio cotto di lei. Andavaa scuola con lui ed erano in classe insieme, ma non aveva mai avutoil coraggio di andarle a parlare. Si chiamava Annabel Natas, era latipica ragazza che sembra non faccia parte della classe, quella chenon fiata mai, che non parla con gli altri, che se ne sta per i fattisuoi. Ed era sempre china su un quaderno, non alzava mai la testa dalì se non per rispondere alle domande dei professori. Una voltaDaniele aveva provato ad avvicinarsi, ma quando fu davanti al suobanco, l'unica cosa che uscii dalla sua bocca fu:
<<Uhm....ehm....potrestipestarmi.....il bianchetto?>>
Leisenza alzare gli occhi aprì l'astuccio e ne estrasse un tubettobianco e glielo porse.
Danieleprese l'oggetto e si avviò al suo banco, anche se del bianchetto nonse ne faceva niente, dato che non aveva ancora scritto niente, e nonaveva intenzione di farlo.
Durantel'intervallo, era sempre la prima ad uscire dall'aula e siposizionava tutti i giorni nella stessa posizione a gambe incrociate,sopra la cattedra delle bidelle, con il suo inseparabile quaderno.Daniele durante l'intervallo andava al bar della scuola e usava isoldi rubati dal portafogli dell'uomo baffuto per comprarsi qualcosada mangiare, poi girava in cerchio per tutta la scuola, per riuscirea vedere il maggior numero di volte possibile la sua amata. Senzadare troppo nell'occhio le lanciava sguardi di soppiatto e cercavasempre di catturare ogni volta un particolare diverso della suapersona: un giorno aveva una camicetta a scacchi, una collana divelluto nero stretta al collo e un paio di cerchi ai lobi. Un altrogiorno aveva una maglia T-shirt tutta bucherellata che le facevanovedere la canottiera nera sotto, le pantacollant e un solo orecchino neroal orecchio sinistro. Ogni giorno si meravigliava di quanto stessebene, a prescindere da come fosse vestita. Dopo la scuola prendevanuovamente l'autobus e tornava a casa dove la maggior parte dellevolte trovava la madre che litigava con il suo moroso, la zia con ilsuo nuovo marito che fumava erba, mentre loro figlio giocava con isoldatini di quando Daniele era piccolo e la nonna che faceva ilrosario in cucina. Correva in camera, faceva i compiti e se gliavanzava tempo, andava a fare un giro con il motorino. Non sapeva maidove andava di preciso, come nella sua vita in generale, ma glipiaceva andarci e basta. Stava fuori per ore in sella al suo"diavolo", così lo chiamava. Quando tornava a casa, i due chestavano litigando si evitavano l'un l'altra, i due sposi se ne eranogià andati e la nonna stava servendo la cena. Dopo il pasto,solitamente Daniele sedeva in cucina con la nonna che gli raccontavale storie di quando era giovane. Per i primi cinque anni della suavita, Daniele sentiva ogni sera una storia diversa, ma nell'ultimoperiodo nonna Matilde ripeteva sempre le stesse cose, ma a luipiaceva ascoltarle come se fosse sempre la prima volta. Quando andavaa dormire in mansarda, ripensava alla sua giornata e piangeva.Piangeva tutte le sere. Non ne poteva più di quella vita, di quelsuo mondo così imperfetto e ostile. Non sapeva di preciso per cosaversasse quelle lacrime così disperate, ma la sera si sfogava, insilenzio, cercando di fare meno rumore possibile, per evitare che lamadre lo sentisse e andasse a vedere cosa fosse successo.
LASTORIA DEI GENITORI DI DANIELE: 1° PARTE
Quandoera piccolo il padre di Daniele (Saverio) aveva le idee ben chiare sucosa volesse fare nella vita: sposarsi, avere dei figli, avere unlavoro, una bella casa e vivere felice. Sua madre (Linda) era dellastessa idea, per questo andarono subito d'accordo loro due. Siamavano così tanto che decisero di sposarsi dopo appena un anno chesi conoscevano, convinti che fossero fatti l'uno per l'altra. All'etàdi ventiquattro anni per entrambi, ovvero un anno dopo che si eranosposati, ebbero il loro primo figlio: Giacomo, a distanza di tre anniebbero Daniele, e alla fine dopo ulteriori tre anni diedero alla luceuna bambina che chiamarono Lucrezia, in ricordo della sorellascomparsa in giovane età del padre. I problemi di coppia iniziaronoquando Lucrezia passò a miglior vita, all'età di cinque anni, pervia di una malattia. Da quel momento tutto cambiò. Il giorno delfunerale della bambina, è stato il più doloroso della vita di tuttala famiglia. E quella è stata anche la prima ed ultima volta in cuiDaniele vide il padre piangere, ed è stata una scena cosìsignificativa per lui, che da quel momento non è più uscita dallasua mente, come non uscì mai più dalla sua mente la frase che siripeteva:
<<E'stata colpa mia. Potevo salvarla ma non ne ho avuto la forza.>>
Lasera stessa del funerale, il babbo sparì con la loro macchina enessuno seppe più niente di lui.
STAI LEGGENDO
Il viaggio nell'oblio
Teen FictionCosa succederebbe se per un motivo sconosciuto la tua esistenza venisse spazzata via all'improvviso? Daniele si ritroverà senza un apparente motivo, a vivere all'Inferno, dove conoscerà alcuni dei personaggi più famosi della letteratura italiana, pr...