CAPITOLO 21

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Itre tornarono alla porta d'ingresso e la signora Zanella era ancorasul divano.

<<Grazieper la chiacchierata, mi ci voleva proprio. Sicura che non vuoi cheti riaccompagni a casa? E' parecchio tardi.>> chiese Marco adAnnabel, cercando di sembrare triste il più possibile.

<<E'stato un piacere, so quanto tenessi a Daniele e sono felice di avertidato un po' di sollievo. Se hai bisogno di qualsiasi cosa nonesitare a farmi uno squillo.>> disse lei spalancando la portaper permettere a Dani di uscire. Quando oltrepassò la soglia sivoltò ancora una volta verso il ragazzo con la maglietta messa unora prima e le cadde l'occhio sulla donna in vestaglia da camera chela guardava come alla ricerca di qualche segno che tra i due fosseaccaduto qualcosa, così fissò ancora il figlio che si guardavaattorno in cerca di un segno della presenza dell'amico e disse:

<<Grazieper la Nutella: non sai che sollievo hai dato ai miei crampimestruali. Quando mi vengono l'unica cosa che mi da un po' disollievo sono le cose dolci e i carboidrati. Grazie d'avvero. Civediamo a scuola lunedì. Buona notte Marco, buona notte signoraZanella.>>

Marcola guardò un attimo perplesso, poi fece due più due e le sorriseprima di richiudere la porta con un cenno deciso della testa. Qualcheistante dopo i due giovani fuori dalla casa sentirono una vocefemminile dire:

<<Unbravo marinaio naviga anche nel mar rosso>> e un ragazzorispondere

<<Mammapiantala, sei imbarazzante.>>


Laloro tappa successiva era parecchio distante da loro, cosìalternando camminate e corse si avviarono per le silenziose e desertestrade della città, fino al raggiungimento della dimora di Patrisha.Alla vista dell'enorme "C" laccata in oro, Daniele si irrigidì estrinse i pugni. Ad Anna sembrò che stesse anche trattenendo ilrespiro così gli appoggiò la mano sulla spalla e gli strinse ilbraccio con l'altra.

<<Seisicuro di voler entrare?>> gli chiese. Lui sospirò dal naso eannuì con la testa. Dopo di che spinse con forza il cancello che perfortuna non era chiuso a chiave ed entrò. Quatti come gatti siavvicinarono alla possente villa, stando attenti a restare nascostidietro ai cespugli perfettamente quadrati. Fecero il giro, da unadelle finestrelle del seminterrato usciva una fioca luce. I ragazzisi avvicinarono e rimasero stupiti da ciò che vedevano. Benny ePatrisha erano seduti sul lettino con addosso solo la biancheria. Luisembrava provato mentre lei giocherellava con i capelli, come se ildiscorso che stavano facendo l'annoiasse.

<<Chefortuna! Due piccioni con una fava. Sei pronto allo spettacolo?>>


<<Lavuoi finire con questa noia? Non è stata colpa nostra. Era solo unostupido scherzo.>> la voce di Patrisha si sentiva chiara edecisa.

<<Sì,uno scherzo che ha portato alla morte di un ragazzo. Possibile che ate non interessi nient'altro che di te stessa? Un ragazzo è mortoper la nostra bravata.>> Denny parlava a bassa voce, come se laconversazione che stavano affrontando per l'ennesima volta potesse inqualche modo incriminarli. I suoi sussurri erano appena percettibili,ma per l'orecchio allenato di Daniele e per le incredibili doti diAnnabel non era difficile carpire il senso delle parole.

<<Uffa!E' stata colpa sua, se avesse avuto più senso dell'umorismo sarebbeancora vivo. Era...solo...uno scherzo. Ora finiscila di fare ildepresso con i sensi di colpa e fai il tuo lavoro di fidanzato.>>

<<Seiproprio incredibile te. Neanche la morte di Daniele ti scalfisce. Mate ce l'hai un cuore o sei fatta di ghiaccio?>>

Finitodi pronunciare quella frase, nella stanza calò il gelo. I duepiccioncini si guardarono, lui era spaventato lei perplessa. Pocodopo la luce si spense, e una strana nebbia verde si alzò dal centrodella stanza. Un gatto nero sbucò dal nulla e si sedette davanti aloro.

Il viaggio nell'oblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora