CAPITOLO 5

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Mentredormiva gli sembrava di essere ancora a quella stra-maledettissimafesta, di essere ancora davanti a tutte quelle persone che loderidevano ma non riusciva a svegliarsi, eppure ci provava. Dio, checosa orribile quando cerchi di svegliarti da un incubo ma c'è quellacosa che te lo impedisce tutte le volte. Ma alla fine riuscì aduscire dal sonno, e guardando l'ora e vedendo che erano le ottopassate e che il malditesta non voleva andarsene, decise che quelgiorno non sarebbe andato a scuola e si rimise a dormire. Fusvegliato nuovamente, ,ma questa volta dal suono del campanello dicasa al quale andò a rispondere la nonna Matilda. Sapeva che era leil'addetta alla porta, ma non sapeva che questa volta dall'altra partec'erano degli uomini in uniforme. Si rimise a dormire e stavolta feceun sogno a dir poco gradevole: c'era lui in mezzo alla pineta, c'eraAnnabel con lui e si stavano baciando sotto un altissimo pino alriparo dagli sguardi di tutti e da tutto. A un certo punto Annabelalzò lo sguardo da lui, gli tese la mano e gli disse: "Vieni conme...". Daniele ovviamente la seguì in mezzo agli alberi egiunsero in un punto della pineta dove non c'erano alberi, nearbusti. C'era solo una fortissima luce viola che illuminava tuttal'area circostante e che sembrava che li chiamasse per nome.

Sirisveglio di nuovo dal sonno, ma sembrava che avesse ancora bisognodi dormire. Invece si alzò, scese le scale vestito alla meno peggioe prese un autobus diretto in pineta. Non sapeva esattamente dovevoleva andare, ma partì senza pensarci troppo.

Giuntoin quel luogo coperto completamente di varie tonalità di verde, siguardò perplesso in giro, alla ricerca di un qualche segno che glipermettesse di capire quale strada dovesse seguire. Dopo un'attentariflessione, scavalcò il recinto di legno e si immerse tra glialberi. Girovagò per qualche ora senza meta fino a quando preso dauna innaturale stanchezza, si sedette ai piedi di un pino tutto curvoe apparentemente malato, chiuse gli occhi e si addormentò con ununico ben distinto pensiero che gli occupava la mente: Annabel. "Dovesei, mia dolce amata?". Questa volta non sognò nulla, e quandoriaprì gli occhi un sussulto forte si infilò nel suo corpoprovocando forti brividi sulla schiena e sulle braccia. Si rimise incammino, e dopo aver dato un rapido sguardo al telefono, che nonaveva guardato dalla sera prima, trovò oltre 300 messaggi da più di40 chat diverse di WhatsApp, circa 100 da Messenger e più o meno 200da Instagram, ma non visualizzò niente di tutto ciò. Pensava disapere già cosa dicevano quei messaggi:

-Marco:che cercava di farsi perdonare per averlo trascinato a un evento chelo ferì profondamente.

-Suamadre: che gli chiedeva prima com'era la festa, poi verso che orasarebbe tornato, dove era finito il motorino, un paio in cui glichiedeva perché la scuola le avesse mandato un messaggio dicendo chenon si era presentato alle lezioni e dove fosse finito eprobabilmente 5 o 6 erano insulti, parolacce e bestemmie.

-Ilcompagno di sua mamma: "Rispondi a tua madre".

-Ilragazzo inglese con cui faceva corrispondenza che gli chiedeva cosavolesse dire "Perdincinbacco" e come si traduceva in italiano"hotel".

-Etutti gli altri erano sicuramente messaggi stupidi che si mandavanosui vari gruppi di cui faceva parte.

Ilsuo orologio telefonico segnava le 13.28 quando si fermò nuovamentee si accasciò goffamente su un tronco tagliato. Si era perso. Siguardò nuovamente in giro, ma a parte altissimi alberi, arbusti equalche occasionale lattina di bibita gassata, non trovò nulla diinteressante. Fino a quando, voltandosi di scatto, notò undettaglio che prima gli era sfuggito: un'altissima montagna di sacchidi immondizia che si ergeva alle sue spalle. Gli parve che fosseabbastanza alta per permettergli di vedere oltre gli altissimi alberie oltre a tutto quel verde. Anche se l'idea non gli piaceva ungranché, iniziò a salire su quell'ammasso di 'monnezza, quando unanimale gli si parò davanti e lo fece sobbalzare un attimo. Ungattino dal pelo a macchie nere e bianche gli stava soffiando controe gli mostrava i denti con cattiveria. A veder quella scena, Danielesi mise a ridere e a sbeffeggiarsi di quell'essere così minutoeppure così cattivo. Lo schivò facilmente e lo superò, ma a quelpunto arrivò qualcosa che lo fece veramente spaventare. Un puma eraapparso magicamente davanti a lui e lo aveva spinto a terra. Con unbalzo lo raggiunse e lo avvicinò ringhiando. Il giovaneindietreggiò, ma si fermò quando si accorse che un leone e un lupoerano alle sue spalle, e alla visione delle loro fauci che siaprivano a dismisura a pochi centimetri dalla sua faccia, iniziò acorrere nel cuore della pineta, fino a che, pochi metri dopo, siaccorse che in realtà non lo stavano seguendo. Che cosa ci facevanolì quegli animali? Come vi erano arrivati?

Il viaggio nell'oblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora