CAPITOLO 9

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Proseguironosenza interruzioni, finché giunsero a una stanza illuminata con unascrivania in vetro, delle sedie girevoli e un grande tappeto rosso dilana. Un ragazzo dagli occhi gialli, simili a quelli dei gatti sialzò e disse:

<<Ciaosorella>>

<<CiaoCaino>>rispose lei.

Poisi rimise a sedere e riprese a scrivere a computer.

Lastanza successiva era simile a quella precedente ma il tappeto erabianco.

Unuomo maturo con il barbone le disse senza alzare gli occhi dal suofoglio:

<<Tiha detto quell'altro che tuo padre è tornato?>>

<<No,ma per fortuna che ci sei tu.>>rispose, senza guardarlo econtinuando a camminare.

Stanzasuccessiva: stessi mobili, tappeto nero.

<<Cosasuccede se tuo padre decide che non dovevo vedere tutto questo?>>chiese Daniele con le mani sudate.

<<Semplice:ti cancellerà la memoria, ti farà addormentare e ti trasporterà acasa.>> rispose lei.

Nonc'era una stanza dopo: c'era una sala d'aspetto con le pareti rosse ebianche e un tappeto rotondo nero.

<<Glidico che sei qui.>>

<<Grazie....aproposito: ti sta bene la barba così Giuda.>>

<<Nonè vero, lo dici solo per dire.>>

<<Sì,in effetti sì.>>

<<Poteteentrare.>>rispose scorbutico l'uomo.

Danieleaveva una mezza idea di chi poteva esserci dietro a quella porta.Satana in persona! Quando ricapita un'occasione così? Era emozionatonel sapere che avrebbe potuto vedere il re del male. Come dovevacomportarsi? Com'era fatto? La ragazza vedendo che stava entrandosenza aspettare, lo fermò e gli indicò le scarpe: erano sporche eaveva un laccio sciolto. Allora tirò fuori un fazzoletto dalla tascadei pantaloni e le pulì. Ma la ragazza non si mosse. Non capiva:cosa c'era che non andava? Osservò i piedi della sua amata e delsegretario, e notò che erano entrambi scalzi. Si sfilò le scarpe ei calzini e li appoggiò. La ragazza sorrise e aprì la gigantescaporta in legno, laccata e lucida.

Unascrivania immensa e di mogano, tutta intagliata e in tinta con ilcolore della porta, si ergeva al centro della stanza sopra al grandetappeto rosso. Qualcuno stava parlando al telefono, seduto sullasedia girevole. Un essere dalle sembianze umane, con un vestitogrigio a righe sottili e bianche, senza scarpe.

<<Sì,non si è presentato neanche questa volta...e io come faccio a sapereperché? Senti, risolvi te il problema, io non so dove mettere lemani. Ti devo lasciare. Ciao ciao. Arcangeli...si credono grandi manon sanno neanche cosa devono fare.>> chiuse la chiamata e siavvicinò ai due giovani ragazzi. Il ragazzo indietreggiò, mentre laragazza, dopo aver fatto un mezzo inchino, si mise a ridere.

<<Nonè venuto in tribunale neanche questa volta eh?>>rise lei.

<<E'ovvio: lui apre le cause e poi siamo noi che dobbiamo risolvere ilproblema. Hai aggiustato la porta?>>replicò seccamente ilDiavolo.

<<Nonproprio. Mi serve una cosuccia da niente, prima di andare alPurgatorio passo a prenderla. Però mi servirebbero un po' disoldi...facciamo un cinquantino.>>

<<Sterline?Euro? Dollari? E per cosa ti servono tutti questi soldi?>>

<<Euro,non mi va di camminare. Prendo l'olio per aggiustare la porta, ilpennarello indelebile per la scritta d'entrata, le batterie per labandiera degli ignavi e la lampadina dei giganti si è fulminata dinuovo. Ah! Alighieri e Argenti hanno litigato di nuovo.>>

Il viaggio nell'oblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora