CAPITOLO 10

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Alsuo risveglio Daniele si sentiva come se non fosse mai svenuto. Stavabene, si sentiva riposato e quasi euforico, convito che tutto quelloche era successo nei giorni prima fosse solo un sogno. Afferrò iltelefono, che era collegato ad un caricabatterie e fece un vocale aMario su WhatsApp

<<Ehitu! Senti, mi dispiace se non mi sono fatto sentire in questi giorni,ma avevo bisogno di restare solo per pensare. Ma non puoi capire checosa mi è sembrato di vivere in questi ultimi due giorni: pensa chemi è sembrato di stare all'inferno, di aver conosciuto Satana inpersona e, ciliegina sulla torta, Annabel era sua figlia! Bro, nonpuoi capire.>> poi lasciò andare il vocale, ma non riusciva adarrivare al destinatario. Lasciò il telefono sul letto e si alzò,ma si accorse di non essere più in camera sua. Era in una stanzamolto spoglia, con poca luce, con un letto ad una piazza e mezza esenza finestre. Ma dove era finito? Sul comodino vicino al letto,trovò una palla di alluminio con su scritto "No cipolla", unbiglietto e una bottiglia d'acqua. Sul biglietto c'era scritto:

"Sonoa scuola, quando ti svegli mangia, bevi tutta l'acqua e resta ariposo. Io torno verso le 13.30. Annabel_"

<<Alloranon era solo una mia fantasia....>> disse a voce alta Daniele.

<<Checosa non era solo una tua fantasia?>> chiese una voce femminileall'improvviso. Daniele sobbalzò: la sua amata era in piedi sullasoglia della porta con ancora lo zaino in spalla. In affetti erano le13.40.

<<Behecco....tutto quello che è accaduto in questi ultimigiorni...>>spiegò Daniele.

Annabelfece un leggero cenno con la testa e uscì con Daniele, scesero seirampe di scale e superarono cinque porte: alla sesta porta entrarono.Si ritrovarono in una stanza più grande rispetto a quella diDaniele, con un letto matrimoniale che occupava la maggior partedello spazio. Era la camera di Annabel.

<<Dormitobene?>> chiese lei mentre appoggiava la cartella su una sediagirevole.

<<Abbastanza.Ma dove ci troviamo? Voglio dire: ho capito che siamo all'Inferno, maa che altezza?>> chiese lui dopo essersi seduto sul letto.

<<Vediquella parete? Dall'altra parte si trova la nona bolgia: i seminatoridi discordie. La tua camera è sei piani più in su, dove si trovanoi simoniaci. Noi siamo sul lato est. Apri la bocca.>> spiegòlei mentre apriva una scatola col kit del pronto soccorso e ne tiravafuori un termometro.

<<Nonhai febbre. Almeno questo. Allora...parlami un po' di te.>>fece Anna

<<Cosavuoi sapere?>> chiese lui

<<Nonlo so...ad esempio che scuola fai? In che classe sei, sei mai statobocciato?>>

Danieleci rimase nuovamente male. Come se gli avessero infilato un coltellotra le scapole.

<<Faccioil classico, sono in terza e non sono mai stato bocciato.>>

<<Ancheio faccio il classico. Di nuovo.>>ripose lei pensierosa.

<<Cosavuoi dire? Cosa intendi con quel "Di nuovo"?>>

<<Sai...iosono morta nel 1327, e da allora fino ad oggi, ho avuto lapossibilità di provare varie scuole e istituti: ho fatto ilclassico, L'ITIS, l'alberghiero ho fatto prima gli IEFP e una voltaho fatto tutti e cinque gli anni. E' una bella scuola, ma non tutti iprofessori erano il massimo...>>

<<Haifinito la scuola così tante volte? E con tutti i diplomi che tihanno dato che cosa c'hai fatto?>>

Annabelsfoderò un sorrisino amorevole, si diresse verso lo scaffale, preseun portadocumenti blu e lo passò nelle mani del ragazzo. Dentroc'erano una quindicina di diplomi, pagelle, schede di valutazione equalche occasionale verifica.

Il viaggio nell'oblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora