6 - Abisso

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La pagina di Wikipedia davanti ad Alessio divenne più sbiadita e il ragazzo mosse velocemente il mouse per evitare che il PC andasse in stand-by. Rilesse ancora una volta il paragrafo con il fiato sospeso: "Le cause della vampirizzazione (la nascita o creazione di un nuovo vampiro) erano molte e varie nel folclore originario. Secondo la tradizione slava e cinese, qualsiasi cadavere che veniva scavalcato da un animale, in particolare un cane o un gatto, aveva la possibilità di diventare un non morto. Anche i cadaveri che non venivano trattati con acqua in ebollizione erano considerati a rischio. Nel folclore russo si diceva che i vampiri erano un tempo streghe o persone che si erano ribellate contro la Chiesa quando erano ancora in vita."

Da quel che ricordava della sera prima non credeva di essere stato ucciso e di certo non era una strega o un ribelle nei confronti della chiesa. Chiuse gli occhi e provò a tornare all'attimo che gli aveva macchiato la vita. Tutto ciò che vide fu qualcosa di sbiadito nella mano dell'uomo incappucciato. Si muoveva ed era vivo. Piano piano gli aveva avvicinato quella cosa al volto, ma Alessio non riuscì ad andare oltre.

Lesse altre cause di vampirizzazione, ma trovò solo morsi o incantesimi. Niente che pareva essersi consumato quella sera e, arreso, attaccò la sua schiena alla sedia. Fuori dalla finestra il sole si era già quasi del tutto rintanato dietro il profilo della città e pensò: i vampiri erano affetti dalla luce del giorno, nell'immaginario comune. Ricordava che in molti film quei mostri bruciavano se si esponevano al sole; alcuni addirittura brillavano, ma il groppo in gola divenne meno pesante nel realizzare che non gli era successo nulla di tutto quello.

Dei rumori provenienti dal salotto lo smossero dalla ragnatela che aveva in testa e in cui si era incastrato. Fabio stava sbadigliando e si era appena alzato dal divano. Il suono dei suoi passi divenne sempre più vicino e quando Alessio si voltò verso la porta, suo fratello era già fuori dalla stanza con un'espressione ancora rintontita dal sonno. Gli occhi non gli si erano aperti del tutto.

«Dovevo essere davvero stanco!»

Alessio gli sorrise. Non seppe bene cosa dirgli, visto che fino a  qualche ora prima gli stava squartando la gola con delle zanne che non aveva mai posseduto.

«Hai fatto bene a riposare» si limitò a dirgli.

«Dammi qualche minuto e comincio a lavorare alla caldaia» affermò con un altro sbadiglio.

La stanza si riempì di nuovo dello stesso odore che aveva fatto perdere il controllo ad Alessio e il ragazzo sentì ancora la bocca riempirsi di saliva. Le note ferrose del suo sangue erano mescolate al profumo di buono che aveva sempre avuto, come se nelle sue vene fluisse la stessa essenza di un angelo strappato al paradiso e messo su quel mondo per rendere la vita del ragazzo più leggera.

«Io... Io sto per uscire» si affrettò a dire, alzandosi di scatto dalla sedia. «La coinquilina di Lorenzo ha deciso di fare la parmigiana.»

Fabio incrociò le braccia al petto e annuì: «Wow, mio fratello che mi tradisce per un'altra cuoca.»

Alessio non riuscì a trattenere un sorriso. Era disgustato al solo pensiero di essere grato all'incappucciato, ma vedere suo fratello lì ignaro di tutto era impagabile. Terribili ricordi di un'aggressione erano stati sostituiti da un miracoloso sonno che gli dava anche la forza di essere ironico.

Odiava avergli mentito, ma il profumo del suo sangue era più pericoloso di una bomba a pochi centimetri dal naso.

«Sai che non è così!» provò a consolarlo.

«Vado a fare una doccia, va'» continuò a prenderlo in giro Fabio, per poi avviarsi verso il bagno. Poi urlò dal corridoio: «Non tornare troppo tardi stasera!»

Città di sangue [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora