10 - Streghe

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Lo sguardo di Alessio si perse nel vuoto, incastrato nella polvere che galleggiava in quella stanza che sembrava uscita da un quadro d'epoca. Era alla ricerca di un dettaglio che gli dicesse quanto fosse stato stupido a credere a uno scherzo simile, ma il volto gelido di Giulio non aveva nulla di finto.

La puzza di legna bruciata proveniente da camino cominciò a dargli la nausea e Alessio indietreggiò. I piccoli passi divennero uno scatto verso la porta d'uscita e a nulla valsero le spinte o i tentativi di strappare la maniglia. Era così solida da sembrare parte del muro.

«Ale, non vogliono farti del male» provò a spiegargli Giulio. «Serve solo qualche goccia del tuo sangue.»

«Ecco a cosa servivo!» sbottò Alessio, abbandonando l'idea di buttare giù la porta. Si aspettò di vedere lacrime uscire dai suoi occhi arrabbiati, ma tutto ciò che poteva sentire era il fuoco della collera attraversargli le ossa. «Mi avete portato qui solo per usarmi come merce di scambio!»

Tutto quello che avrebbe voluto fare era saltare addosso ai due vampiri che torreggiavano davanti le streghe, alle loro espressioni quasi immobili di fronte alla rabbia che provava. Il volto di Giulio si era un po' colorato di dispiacere, mentre quello di Geremia appariva gelido come sempre. Avrebbe voluto strappargli via quel ciuffo e prenderlo a pugni, ma dubitò fortemente di poterci riuscire vista la sua stazza.

«Ci sono decine di altri nuovi vampiri qui a Milano che conosciamo e che si sarebbero offerti, ti sei solo trovato qui al momento giusto. Se non vuoi farlo ci faremo aiutare da altri.»

Le parole di Giulio suonarono così dolci che per un secondo si sentì stupido ed esagerato ad aver avuto quella reazione. Erano lì per trovare il modo di impedire agli Emissari del Tramonto di riuscire nel loro intento, una missione al quale si era unito volentieri vista la sua volontà di proteggere gli esseri umani.

Qualche goccia del suo sangue valeva molto meno del preservare la vita di tutti i cari che aveva, così abbassò il capo e si perse con lo sguardo nelle ipnotiche trame del tappeto che ricopriva quasi tutto il pavimento di quel salotto. I suoi giorni infiniti sarebbero stati così, si disse. Tra sangue, incantesimi e vampiri anarchici. Rimpianse le ansie per gli esami, le sbronze troppo facili e perfino tutti i problemi d'amore con i ragazzi.

Avanzò silenziosamente verso Giulio e sospirò: «Cosa devo fare?»

La strega sdentata gli si avvicinò e allungò le mani verso la sua. Gliela porse senza pensarci troppo ed evitando di studiare il suo volto pieno di rughe.

«Il sangue dei nuovi vampiri è un potente ingrediente per tanti incantesimi» gli disse con la sua voce rauca e deformata per lo stato in cui versava la sua bocca. Gli ricordò la strega di Biancaneve e provò la stessa sensazione di disagio di quando la vedeva in televisione.

Una delle altre avanzò verso i due zoppicando leggermente e annuì.

«Contiene ancora tracce di umano che miste a quelle dell'Ematolagnus lo rende ancor più speciale.»

Alessio si aspettò che la mano della strega sdentata risultasse ruvida, ma si sorprese nel trovare una pelle liscia e calda. Il dorso era ossuto e con grosse vene in rilievo da cui non trasse alcuna voglia di suggerne il sangue. Le tre non emanavo alcun odore a primo impatto e dovette concentrarsi parecchio per avvertire solo lievi note di ruggine, un po' come l'odore del sangue di Giulio e Geremia.

«Allora prendete il mio sangue e aiutateci a trovare quell'antico libro di incantesimi» tagliò corto Alessio. Ne aveva già fin sopra i capelli di tutte le spiegazioni che aveva ricevuto in quei giorni e avrebbe allegramente evitato quelle che riguardavano il mondo delle streghe, visto che non gli apparteneva.

Città di sangue [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora