14 - Preda

24 4 2
                                    

«Come stai?»

Alessio non seppe rispondere alla domanda di suo fratello Fabio. C'erano così tante cose che avrebbe voluto raccontargli, crogiolarsi poi nell'aiuto che avrebbe ricevuto da lui che non lo faceva mai sentire solo o diverso.

Varcò l'ingresso dell'università senza guardarsi in giro, lo sguardo rivolto al vuoto o alla punta delle sue scarpe nella speranza di non incrociare volti conosciuti.

Lorenzo aveva ormai smesso di parlargli e lui non aveva tutto quel rapporto con gli altri. Il suo compagno di università fungeva un po' tra collante e ricevere silenzio da lui doveva soltanto voler dire che avrebbe dovuto farsi dei nuovi amici, con il conseguente rischio di squarciare le loro gole per berne il sangue.

«Sto bene, dai» si limitò a dirgli.

«Sicuro?»

«Sì, davvero.»

Alessio si rifugiò nel bagno dei maschi al primo piano e si avvicinò alla finestra. Fu felice di trovarsi dal solo lì, alla luce del solito sole di un autunno milanese. Grigio e freddo, che rendeva le giornate tutte simili tra loro. Anche se il parassita non lo rendeva più stanco, lui avrebbe preferito passare quel giorno tra le coperte, il perfetto scudo contro gli sguardi indifferenti e felici degli studenti.

«Le lezioni come vanno?»

«Mi piacciono, sono molto interessanti» gli rispose Alessio. «Mi sento anche abbastanza pronto agli esami.»

Dei passi alle sue spalle lo costrinsero a voltarsi. Un ragazzo alto poco più di lui era fermo al centro del bagno e lo salutò con un goffo cenno di mano. Non conosceva tutti gli studenti di vista ed era sicuro di non aver mai incrociato quegli occhi castani incastonati in un volto rotondo e puerile, sulla cui fronte cascavano dei ricci scuri ordinati.

«Ti chiamo dopo» mormorò Alessio, interrompendo la chiamata. Era chiaro che quel ragazzo volesse parlare con lui e la curiosità fu più forte della voglia di parlare con Fabio, che sentiva comunque tutti i giorni.

«Posso aiutarti?» gli domandò, provando a essere il più gentile possibile.

«Tu sei Alessio?» chiese il ragazzo a sua volta.

«Io... Perché me lo chiedi?»

Provò a concentrarsi sul profumo emanato dal sangue che gli scorreva sotto la pelle, ma non sentì nulla. Inspirò con più intensità e riuscì ad avvertire solo l'odore forte del detergente usato dalla squadra di pulizie che doveva essere passata poche ore prima nel bagno.

«Ho occultato l'odore del mio sangue con un incantesimo» gli rivelò il ragazzo. Il suo tono di voce non era minaccioso, ma al contrario suonava timoroso e sincero. «Non ho mai incontrato un vampiro prima di oggi.»

Vampiro. Come poteva saperlo?

«Come...»

Il ragazzo allungò il braccio verso di lui, il palmo della mano spalancato bastò a far scivolare un brivido di terrore lungo la schiena di Alessio.

«Dormi.»

Il primo istinto del vampiro fu quello di scattare verso lo stregone e scaraventarlo al suolo, per poi scappare, la stessa fiamma che lo aveva avviluppato quando si era ritrovato di fronte al Coniglio la sera in cui fu trasformato. Proprio come quella volta, però, il suo corpo non rispose ad alcun impulso.

Avrebbe desiderato gridare aiuto, pur sapendo che nessuno lì presente avrebbe potuto fare qualcosa contro uno stregone, ma non riuscì nemmeno ad aprire la bocca. Perfino tenere gli occhi aperti risultò difficile. La sensazione provata era identica a quando si ritrovava davanti alla televisione accesa a combattere contro il sonno impellente. Lo lasciava sempre vincere, poi.

Città di sangue [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora