Capitolo XIII

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MATTHEW

Gli ultimi giorni sono stati pieni di lavoro all'officina. Per fortuna Roger non aveva nuovi appuntamenti in programma e sono stato impegnato con Tom quasi dieci ore ogni giorno, riuscendo a mettere da parte un po' di soldi.
Ieri sono rientrato a casa letteralmente a pezzi, tanto che mi ero appoggiato un istante sul divano per guardare qualcosa in TV e sono caduto in un sonno profondissimo, ancor prima di farmi una doccia.

Stamattina, al risveglio, ho un tremendo mal di testa. Non credo però che dipenda dai viaggi nello spazio, ma dalla televisione che mi ha tenuto compagnia tutta la notte.
Dopo aver fatto la solita doccia veloce, indosso jeans e maglietta e vado in cucina per fare colazione. Mai stato tanto a corto di cibo come oggi... non posso fare a meno di uscire per comprare qualcosa. Peccato che, proprio mentre sto per prendere i cellulari ed uscire di casa, avverto un brivido lungo la schiena e sparisco

Apro gli occhi e sono in un enorme parcheggio su diversi livelli. Sono disteso a terra fra un'utilitaria e un'auto sportiva, fortunatamente sono entrambe vuote. Stavolta non posso sapere dove sono perché non ho fatto neanche in tempo a prendere i cellulari. In qualsiasi realtà mi trovi, direi che oggi devo farmela a piedi. Poiché sono in un parcheggio mi rendo conto che mi basta leggere la targa di una qualsiasi auto per sapere se sono a Neestown o a Los Angeles. Mi avvicino alla parte posteriore dell'utilitaria su cui leggo: CALIFORNIA
Ok, niente panico. Non ho il cellulare e non ho i dollari, devo farmela a piedi fino a casa di Jason.
Riesco a capire che sono nel parcheggio di un grande centro commerciale e chiedendo indicazioni per strada capisco di essere davvero vicino a Bel Air, fortunatamente aggiungerei.
Quando arrivo sotto casa di Jason mi rendo conto che lui non c'è perché le finestre sono tutte chiuse. Provo a fare un giro del quartiere per capire se è al lavoro in una delle case dei vicini, ma non lo vedo... non mi resta altro da fare che aspettarlo fuori casa.
Lui arriva un paio d'ore dopo.
«Ehi Matt, che ci fai qui? Perché non mi hai telefonato?» chiede.
«Perché non ho fatto in tempo a prendere il telefono per portarlo con me» rispondo.
«Dove ti sei risvegliato?»
«Nel parcheggio di un centro commerciale... non ricordo il nome, ho chiesto indicazioni per strada per arrivare qui.»
Jason annuisce sorridendo, nel frattempo prende le chiavi di casa e le inserisce nella serratura, entra dentro e io lo seguo.
«Allora, Matt... tutto ok? Hai bisogno di qualcosa o sei a posto?»
«Direi che sono a posto per il momento.»
«Bene... per qualsiasi cosa già sai che non devi neanche chiedere. Fa' come se fossi a casa tua» mi dice. Io mi ritrovo di nuovo a pensare che Jason è esattamente il tipo di persona di cui ho bisogno quando sono in questa realtà.
«Senti Matt, ma chi era la ragazza dell'altra volta? E perché avete litigato? Non che siano fatti miei, intendiamoci, ma avevo capito che non conoscevi nessuno qui sulla Terra, per un attimo ho pensato che anche lei fosse una viaggiatrice dello spazio.»
Mi aspettavo questa domanda. L'altra volta avevo intuito che Jason faceva fatica a stare dietro ai miei atteggiamenti folli mentre eravamo qui con Megan. Solo che, ovviamente, non sono del tutto pronto a rispondere.
«Non lo è. Megan è semplicemente una ragazza che ho stranamente incontrato quasi tutte le volte che sono capitato qui. Lavora saltuariamente da una signora di nome Margaret, una tua vicina, ecco perché l'altro giorno l'ho incontrata. Ed è andata via perché... beh, direi perché ogni volta che parliamo io sono evasivo su tutto, non rispondo mai in maniera concreta alle sue domande, deve pensare che io sia uno stronzo che vuole prendersi gioco di lei.»
«E perché ti comporti così?» chiede Jason.
«Perché non so come comportarmi! Con te riesco ad essere me stesso, Jason, perché mi hai visto apparire e sparire davanti ai tuoi occhi, quindi raccontarti la mia storia è stato fin troppo semplice. Ma raccontarla ad una persona che non ha visto tutto questo... ad una ragazza oltretutto... non lo so, mi farebbe sembrare un pazzo! Insomma Jason, se ci pensi è come se fossi un alieno che di tanto in tanto capita su questa vostra Terra.»
«Allora potresti raccontarle la verità e poi aspettare di sparire sotto i suoi occhi. Sicuramente all'inizio rimarrebbe senza parole, ma poi dovrà crederti per forza, Matt.»
«E perché invece non dovrebbe scappare via per la paura?» chiedo.
«Beh perché... nel mio caso perché l'ho considerata una cosa fighissima. Per quanto riguarda una ragazza o meglio, Megan... considerando anche le parole che ti ha detto prima di uscire di scena, direi per amore.»
«Amore? Non siamo già a questo livello, Jason» spiego io.
«Mhmm... ok, amico, come vuoi tu. Sai, l'ho rivista proprio ieri quella Megan... si mette a leggere fuori la veranda della signora non vedente - mi ha, ci ha, scusami, assunti a lavorare per lei, a proposito - e ieri non faceva altro che guardarsi intorno tutto il tempo, come se cercasse qualcosa. Forse sperava di vederti.»
Queste parole mi fanno venire un colpo al cuore. Non un colpo tipo mancamento amoroso, intendiamoci, è più che altro una sensazione di tristezza. Come se in queste poche parole Jason avesse racchiuso un probabile destino che potrebbe spettare a Megan se lei stesse insieme a me... trascorrere i suoi giorni a guardarsi intorno, nell'attesa che io mi materializzi. È questo che vorrei per la persona che ho al mio fianco? No di certo. Mentre formulo questo pensiero vedo Jason avvicinarsi alla finestra.
«Eccola lì, guarda. È dalla signora Williams anche ora. Mi gioco quello che vuoi che fra qualche minuto farà una pausa dal suo libro, alzerà lo sguardo e inizierà a perlustrare dettagliatamente il quartiere cercandoti.»
Mi volto a guardare in direzione della casa di Margaret e in effetti c'è Megan proprio sulla veranda. Deve essere arrivata da poco, sono stato fuori casa per un bel po' di tempo e più volte ho sbirciato in quelle direzione, senza trovarvi nessuno.
«Ok, Jason ho capito. Basta così, dai. Vieni via dalla finestra» dico con tono quasi antipatico. Non voglio che stia lì a fissare Megan. In fondo, se anche fosse vero che si guarda intorno cercando qualcuno non è detto che stia cercando me. E se così fosse, non mi va che Jason stia lì a fissarla e si faccia chissà quale strana idea su di lei e su di noi.
«Ok, ok Matt. Calmati, dicevo solo che...»
«Sì Jason, lo so, scusami. Non volevo risponderti così. È solo che... è complicato, ecco.»
«Ma no, Matt, ti sbagli... è semplice» dice Jason, mi dà una pacca sulla spalla e sparisce nella sua stanza.

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