Michael Jackson
Eravamo giunti alla fine di ottobre e tutti gli studenti del corso di management erano coinvolti nei loro stage, mentre il resto di noi era immerso nelle registrazioni delle canzoni dello spettacolo, riprese e prove di 'Romeo e Giulietta'.
Ci dedicavamo con impegno massimo, anticipando la chiusura dell'anno scolastico, dopo aver ricevuto i nostri primi voti del trimestre. Nel frattempo, ci preparavamo anche per la festa del ringraziamento del mese successivo.
A mia grande sorpresa, durante quel periodo Lionel* e Samantha erano riusciti a diventare amici dopo un breve conflitto tra di loro. Tutti noi, nel tempo, avevamo imparato a conoscerli meglio, mettendo da parte il nostro ego. O almeno, così pensavo.
E Carolina e io? Avevamo scelto di prendere le nostre distanze, almeno per quanto riguardava la sfera sentimentale. Principalmente perché Joseph, da parte mia, non tollerava l'idea di avere una bionda nella famiglia, specialmente nell'apice della carriera di uno dei suoi figli. Per quanto riguarda Carolina, suo padre preferiva che la figlia frequentasse qualcuno del suo "rango sociale". Ero ancora all'oscuro di chi fosse realmente quella persona, almeno fino a pochi minuti dopo.
*******
Ero nella camera condivisa con i miei ormai inseparabili tre amici, discutendo di ogni cosa mentre sistemavo le ultime cose nello zaino.
"Ma voi dove passerete il Ringraziamento quest'anno?" Chiesi curioso a Lionel*, Bruce ed Eddie, anche se la risposta del primo non mi interessava particolarmente.
"Chissà se avremo l'opportunità di festeggiarlo." Risposero i tre.
"Dai, ce lo meritiamo, no?" Dissi, guardandoli appena.
"Vero... Comunque, io vado a Long Branch con la famiglia." Rispose Bruce, già pronto con le scarpe. Col tempo, il suo accento italiano stava scomparendo, purtroppo.
"Brewton con la famiglia di Samantha, sempre se non cambiano programma." Risposero Lionel* ed Eddie Murphy, ancora sdraiati sui rispettivi letti.
"Ah, bene a sapersi... E questa volta riuscirai a parlarle?" Chiesi a Lionel*, anche se non mi interessava affatto.
Col passare del tempo, la rivalità iniziata all'inizio dell'anno si era solo accentuata, ma di fronte agli altri fingevamo che tutto andasse bene.
"Oh, no, nemmeno ci penso." Replicò Lionel*, alzandosi dal letto e mettendosi la giacca, prendendo le sue cose prima di recarci in caffetteria.
"Andiamo, Lionel*, quanto vuoi aspettare prima di dirglielo?" Chiesi insieme agli altri due.
"Tre anni o poco più." Rispose lui, gli occhi ormai lucidi.
"Ascolta, credo sia meglio che tu faccia il primo passo ora." Suggerii ma vidi chiaramente che la cosa lo disturbava.
"Dice colui che deve ancora parlare con Jessica, andiamo." Incalzò lui in modo secco, cosa che mi fece arrabbiare.
"La mia situazione è totalmente diversa, caro." Gli feci notare con lo stesso tono di voce.
"Questo non toglie il fatto che anche tu debba parlarle." Dissero Bruce ed Eddie Murphy.
"Ragazzi, stiamo parlando di Lionel*, non di me." Ribadì.
"Grazie per il consiglio, ma no grazie. Non è il momento, senza dimenticare che..." Iniziò a parlare Lionel* in difesa sua.
"Che la famiglia Lewinsky vuole che tu esca con la loro figlia per motivi di marketing, anche a causa del pubblico." Dissero Bruce ed Eddie Murphy.
Quella situazione mi aveva completamente sorpreso. Nonostante i sentimenti che provavo per lei in quel periodo, ero consapevole che non avrei potuto oppormi a una figura imponente come quella di Lionel*. Considerando anche tutti gli altri aspetti positivi che avrebbe potuto offrire e regalare a Carolina, scelsi di affogare la mia gelosia e la mia rabbia, cercando di esprimerle in modi diversi.
"E tutto questo a causa di un film. Patetico." Commentai quasi prendendolo in giro per questa storia.
"In fondo, non è ciò che desideri, giusto?" Chiesi dopo essermi calmato, seguendo lo sguardo di tutti.
"Sì, giusto, non è ciò che voglio. Carolina, insomma, è una bella ragazza e tutto quello che volete, ma..." Rispose Lionel*.
"Non è la donna che vorresti avere al tuo fianco finché morte non vi separi," replicai in coro con gli altri.
"Esatto," rispose lui, marcando un lungo momento di pausa e fissando nel vuoto.
Quanto vorrei davvero dire ai suoi quello che penso," disse Lionel* dopo quel lungo minuto di silenzio. Gli altri lo guardarono dispiaciuti, senza sapere cosa dire.
"Comunque, prima o poi devi pur farlo, caro," replicò Eddie Murphy dopo diversi minuti.
"Non darle false speranze, bello mio," dissi all'unisono con Bruce.
"Hanno ragione, e poi l'anno sta per finire, meglio ora che mai," replicò invece il suo amico di lunghissima data.
"Non ho tutto questo coraggio, come credete, e poi suo padre non tollererebbe che sua figlia frequenti un ragazzo diverso dal suo rango sociale, senza parlare di sua madre," incalzò Lionel* cercando una scusa degna di questo nome.
"Andiamo, stesso rango o meno, rimane il fatto che, in fondo, sai quello che vuoi e perché le vuoi," dissi io all'unisono con Eddie Murphy.
"Devi pur affrontarli su questo," replicò invece Bruce, che sistemò anche lui le sue cose.
"Facile a dirsi che a farsi," bisbigliò appena Lionel* uscendo insieme a noi dalla stanza per recarci in caffetteria. Continuammo il nostro discorso fino a quando arrivammo a destinazione, sedendoci accanto ai nostri rispettivi manager che stavano lavorando sui documenti riguardanti le nostre carriere, dandoci resoconti man mano che si andava avanti.
"E questo è per lei, Signor Jackson," mi disse la ragazza che si occupava della mia carriera, tendendomi un foglio con tutto quello che si era detto.
"Grazie, Adriana," le risposi io, prendendo quel foglio e continuando a fare colazione come tutti gli altri seduti su quel tavolo, che stavano allo stesso tempo gestendo i loro planino. Rispetto agli altri, Adriana era abbastanza grande e, a differenza nostra, studiava nella grande mela in quanto manager; quindi, si era spostata esclusivamente per me, finché potesse svolgere il suo tirocinio al meglio. Avevamo passato almeno un'ora in caffetteria prima di alzarci definitivamente e andare alle ripetizioni numero 350 di 'Romeo e Giulietta'.
****
Appena giunti nell'anfiteatro, i pochi studenti rimasti erano immersi nella riproduzione delle scene dello spettacolo, senza mostrar segni di fermarsi.
"Ehi ragazzi...potete già trovare posto, sto arrivando," ci annunciò il padre di Lionel* appena ci notò, poco prima di scomparire dietro al sipario.
"Bene...non poteva andarmi peggio questa giornata," disse Lionel*, sollevando appena lo sguardo.
"Andiamo Lionel*, non dirmi che ti annoi con tuo padre," lo incitai, mentre gli altri due ragazzi presenti con noi discutevano animatamente di lavoro insieme ad Adriana e alle altre.
"Non è per lui che ho reagito così," Mi informò Lionel* prima che vedessi, come gli altri, dove stava guardando.
"Bene ragazzi...come sapete, da due giorni rimpiazzerò il vostro professore di Teatro, che ha dovuto assentarsi per motivi personali. Quindi, se siete disponibili e non avendo Jessica, Junior* e Carolina, potete salire sul palco per l'atto terzo, scena uno, per favore," disse il padre guardando suo figlio.
"Ai vostri ordini, capo," replicò invece suo figlio insieme alla donna che preferiva evitare. Almeno io potevo riposarmi un po' prima che Jessica arrivasse, se mai dovesse arrivare.
"Per uno che non ama le commedie d'amore, questa la sa fare," disse Bruce quando il mio nemico giurato recitava da almeno dieci minuti.
"È più una storia drammatica che una commedia d'amore," lo ammonii all'unisono con Eddie.
"Grazie per la correzione, ragazzi," ci disse mentre continuavamo a seguire quelle prove, finché Giulietta dello spettacolo poté liberarsi e unirsi a noi nel tardo pomeriggio.
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I'm Falling In Love With You
RomanceNella vastità dell'universo, in un incrocio di destini, le nostre strade si sono intrecciate e tutto ha preso vita. Ogni giorno che passa, mi rendo conto sempre di più di quanto il mio cuore stia cadendo follemente innamorato di te. Le tue risate mi...