Lionel Richie Jr.
Non riuscivo a smettere di pensare a quegli occhi nocciola della ragazza sconosciuta. Non sapevo davvero cosa mi stesse succedendo, così cercavo di distrarmi partecipando alla conversazione con i tre con cui ero seduto, ma senza successo.
L'orario segnava le dieci e trentacinque, e tutti noi, compresi i docenti, eravamo riuniti nell'ampio anfiteatro. Più di mille posti a sedere, l'emblema della scuola adornava ogni parete, un modo per ricordarci costantemente dove ci trovavamo.
Prima dell'ora stabilita dalla visita alla scuola, i docenti si erano presentati. Poi, alle undici e mezza, il preside e la sua collega erano entrati nei dettagli del programma scolastico dopo un discorso di benvenuto. Ascoltarli era diventato impossibile, poiché non avevo mai tollerato le assemblee che si trascinavano per ore. Non ero certo il tipo che sopportava raduni lunghi, indipendentemente dal luogo o dalla ragione. Ma nel mondo dello spettacolo e non solo, fin da giovane avevo imparato a fingere.
Mi ero distratto per un istante per parlare con Eddie, che si trovava alla mia destra nel retro dell'anfiteatro. Nel frattempo, la signora Darbus aveva terminato il suo discorso da vicepreside. Potevo sentire lo sguardo di mio padre, dei miei zii e persino di mia cugina da lontano su di me malgrado la distanza. Quest'ultima sembrava ancora arrabbiata con me per un semplice no.
"Comunque, dovresti andare a parlare con quella bionda, sai?" Sentii Bruce dire al suo amico dietro di me.
"Neanche per idea... E poi non era nemmeno lei che stavo guardando," Rispose l'altro.
"Ecco, ragazzi, così io e tutti i vostri professori vi diamo nuovamente il benvenuto alla Tuskegee High School," Esclamò la vicepreside con voce troppo gentile.
Concluse il suo discorso con un: "Ora potete andare, buona lezione a tutti ragazzi."
Finalmente. Riflettevo internamente alzandomi come gli altri. Dopo aver lasciato quell'aula, molti studenti erano andati a fumare o al bar durante la pausa. Invece io, come le quattro ragazze precedentemente osservate, insieme ai ragazzi che mi accompagnavano, mi stavo dirigendo verso l'aula di economia e finanza, seguendo l'andamento di mia cugina e delle sue amiche.
"Quando pensi di parlarle, Lionel*?" Mi chiese gentilmente Bruce, notando che continuavo a guardare la ragazza dai capelli scuri.
"Forse... Mai." Protestai in mia difesa, senza togliere lo sguardo da lei. Mi chiedevo ancora dove avessi potuto vederla prima di quel giorno. Sul labiale di una delle sue amiche potei leggere -Ma ti guarda ininterrottamente da quando siamo arrivate-.
"Ma hai continuato a scambiare sguardi con lei da quando siamo arrivati!" Mi rimproverarono invece Michael ed Eddie.
"Non significa nulla. In mezzo a tutti i ragazzi presenti, è molto probabile che stesse guardando qualcun altro dietro di noi, senza considerare te, Michael." Risposi, guardando dritto negli occhi Jackson.
Poi passai una mano tra i capelli, pensando di tagliarli al più presto, e mi sedetti in uno dei posti liberi in fondo all'aula di economia, accanto a una finestra e a un termosifone. Eddie Murphy si era seduto davanti a me, mentre Bruce Springsteen e Michael Jackson erano alla destra di Murphy.
"Andiamo, non sono il tipo di persona con cui Samantha uscirebbe. E lei non è il tipo di ragazza con cui uscirei io." Mi fece notare Michael.
"Come fai a sapere il suo nome e cosa ti fa pensare di non essere il suo tipo?" Chiesi a Michael, sentendomi sempre più vulnerabile in questa situazione, nonostante l'effetto dovesse essere il contrario.
"Si vede da lontano che sei interessato, anche ora che sta arrivando." Mi disse lui, in primo luogo.
"Per un futuro attore del grande schermo come te, devi imparare a nascondere queste cose e altro ancora." Aggiunse, guardandomi intensamente negli occhi.
Ma chi si credeva di essere per dirmi queste cose? E quando gli avevo dato il permesso di farmi la morale su ciò che potevo fare o meno? Pensai, ma la sua voce richiamò di nuovo la mia attenzione.
"Inoltre, passo la maggior parte delle vacanze in famiglia con lei... Quindi che io voglia o meno, finisco per parlare con lei. E fidati, come ho detto prima, non sono il tipo di persona con cui uscirebbe. Allo stesso modo, lei non è il tipo di persona con cui io uscirei." Concluse Michael.
"Quindi conosci il suo nome tramite la famiglia. Potevi dirlo in primo luogo..." Dissi, sospirando appena. Notai che sia lui che gli altri due alzarono gli occhi al cielo, evidentemente frustrati.
"Va bene, ho capito... Grazie per questa tua affascinante rivelazione tanto arrogante." Risposi, cercando di rilassarmi al massimo dopo tutta l'adrenalina accumulata.
"Andiamo, Lionel*. Smetti di vedere l'insolenza in ogni cosa." Mi disse Eddie, sapendo che mi sarei presto arrabbiato.
"Ma davvero, Eddie, vedi anche tu quello che sta succedendo. Vuoi far credere che sia colpa mia?" Protestai con lui.
"Sì, caro. Michael non ti ha fatto nulla che giustifichi il tuo atteggiamento nei suoi confronti e, inoltre..." Continuò Eddie, prendendo le difese del ragazzo dai capelli ricci.
"Cercavo solo di aiutare, sai? Se anche questo ti infastidisce, allora smetterò di dire altro da ora in poi, signorino." Concluse Michael, difendendosi a sua volta. Non risposi né a uno né all'altro.
"A volte davvero non riesco a capirti, Lionel*. E poi, non è così difficile accettare l'aiuto di qualcuno nella vita, almeno una volta, sai?" Continuò Eddie, distratto da ciò che sembrava essere una sua storia scritta.
Mi tuffai sul mio banco in risposta a quanto detto, sentendomi come se stessi parlando con mio padre. Ero un ragazzo che si metteva sempre sulla difensiva, persino per le cose più banali. Non mi piaceva attirare l'attenzione su di me nel mio circolo di amicizie o nella mia vita privata, anche se in fondo desideravo diventare un attore.
Questo dualismo riusciva a farmi arrabbiare. Provavo fastidio anche quando cercavano di aiutarmi senza che lo chiedessi; quindi, sì, sapevo che quell'anno sarebbe stato complicato, specialmente con tutti quei nuovi compagni di classe sconosciuti. Soprattutto quel Michael Jackson.
Dopo diverse conversazioni tra di noi, Bruce, senza mezzi termini, si rivolse a me dicendo: "Per quanto riguarda la bellezza, sarà sicuramente una tua concorrente, attento caro."
"Posso considerarla una concorrente senza problemi." Risposi mentre la classe continuava a riempirsi e mio cugino Simon Davidson – non che il fratello di Larissa e figliastro di Miguel, – si sistemò a tre banchi di distanza da me.
"Mi preoccupano di più gli uomini in questo campo che una donna come lei." Sussurrai appena udibile. Catturai lo sguardo interrogativo di Michael, ma decisi di ignorarlo poco dopo, concentrandomi su un disegno di una rosa che avevo fatto sul mio quaderno due minuti prima. Dall'altra parte dell'aula, Eddie comprese immediatamente la ragione della mia risposta e cercò di placare l'irritazione di Michael che stava per esplodere.
"Comunque, cosa stai facendo?" Chiesi a Eddie dopo alcuni minuti di silenzio.
"Sto lavorando su un adattamento di 'Romeo e Giulietta', ma in maniera completamente diversa." Mi rispose Eddie.
"Sei l'unico a farlo?" Domandai contemporaneamente sia a Michael che a Bruce.
"No, ho il supporto della professoressa di arte drammatica e di alcuni studenti dell'Accademia di Arti e delle scienze dello spettacolo, oltre alla sicurezza e altri professori di teatro." Condivise Eddie.
"Incluso tuo cugino Simon." Concluse alla fine quando Simon si avvicinò con un quaderno di trenta pagine in mano, che si mise a correggere mentre continuavamo a conversare di tutto e di più, mentre la classe di economia affollava sempre di più.
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I'm Falling In Love With You
RomansaNella vastità dell'universo, in un incrocio di destini, le nostre strade si sono intrecciate e tutto ha preso vita. Ogni giorno che passa, mi rendo conto sempre di più di quanto il mio cuore stia cadendo follemente innamorato di te. Le tue risate mi...