Capitolo 35 Segreti, sorprese & sinceri racconti parte 1

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Samantha Jackson

Era esattamente da due mesi che svolgevo il mio tirocinio con Diana Ross*, e le cose stavano procedendo alla grande. Più trascorrevo del tempo con lei, più riuscivamo a sviluppare un rapporto d'amicizia. Nessuno avrebbe mai immaginato che fossi la sua manager in tirocinio, a meno che non lo specificassimo durante gli incontri ufficiali. In quei due mesi, Brandon mi aveva insegnato molto sul suo ruolo di manager e organizzatore di eventi, e gliene ero molto grata.

Ero ancora a casa, nel salone messo a disposizione per tutti i dipendenti dall'altra parte del terreno Ross*, a preparare le mie cose per quei pochi giorni di vacanza che mi ero presa. Mentre sistemavo le mie cose, discutevo di varie cose con gli altri presenti, in vista della festa del Ringraziamento e molto altro.

"Fra qualche anno dovrò lasciare Diana Ross* nelle mani di qualcun altro," mi disse Brandon mentre entrambi preparavamo le nostre valigie per raggiungere le nostre rispettive famiglie per la festa del Ringraziamento.

"Quindi, vuol dire che non potrò rivederti al mio ritorno fra due mesi?" Chiesi dispiaciuta.

"A gennaio possiamo ancora vederci tranquillamente. Poserò le mie dimissioni fra quattro anni e qualche mese, cara," replicò lui, guardandomi dritto negli occhi.

Non ebbi la forza di rispondere subito, perdendomi in quegli occhi color nocciola che, in due mesi, mi avevano fatto perdere la testa. Dovevo essere ragionevole. Non potevo far sperare Brandon in qualcosa di sbagliato, considerando anche la differenza di età.

Era un ragazzo dal temperamento calmo e rispettoso, appena tre anni più grande di me. A differenza di molti impiegati di Diana Ross*, lavorava per lei da un anno e mezzo, inizialmente come assistente manager per poi diventare ufficialmente manager dopo quattro mesi nel 1956.

Fisicamente, era troppo alto per i suoi 18 anni, quasi due metri. Era abbastanza sportivo e aveva solo tre tatuaggi: una rosa rossa e i nomi di sua madre e sua nonna materna sull'avambraccio sinistro.

Ero ancora persa nei miei pensieri, ammirando la sua bellezza, quando il suono della sua voce mi riportò alla realtà.

"Samantha, sono due minuti che sei distratta e ti sto parlando. Che succede?" Mi incalzò lui.

"Scusami, Brandon... Non sta succedendo niente. Tranquillo," risposi, continuando a sistemare le cose sotto il suo sguardo insistente, al quale non potei resistere per altri minuti.

"Va bene, in realtà stavo pensando a quale treno prendere per arrivare in tempo a casa dei miei per cena," aggiunsi alla fine, prendendo la mia borsa e la valigia che avevo chiuso nel frattempo.

"E dove vai di preciso?" Replicò lui, prendendo anche la sua valigia e la borsa da viaggio.

"Al 36426, Georgetown Boulevard, Brewton," risposi, aprendo la porta davanti a me e lasciandolo uscire subito dopo, salutando gli altri presenti.

"Ma davvero? Anch'io mi sto dirigendo là, e sai... Bastava dire Brewton," replicò lui.

"Possiamo andare insieme. Dovrei però raggiungere mio fratello nel centro città di Tuskegee prima di andare dalla famiglia Jackson," aggiunse, avvicinandosi sempre di più alla sua auto parcheggiata davanti alla casa di Diana Ross*.

"Quale famiglia Jackson di preciso?" Chiesi curiosa a Brandon, lasciandolo mettere la mia valigia nel portabagagli dopo aver accettato la sua proposta.

"La famiglia delle gemelle Macchiarolo Jackson," mi disse con disinvoltura.

"Non mi dirai che sei imparentata con Clara Ann e Sara Emilia Jackson?!" Chiese sorpreso.

"Purtroppo sì," risposi quando mi installai in macchina. Prima che potesse fare un'altra domanda, aggiunsi: "Sono le mie sorelle maggiori."

"E come le conosci?" Chiesi infine.

"Una delle due esce con mio fratello, George," rispose quasi disgustato.

"E devo dire che non mi sta a genio la sua ragazza, senza offesa," disse dopo essersi sistemato comodamente nel sedile opposto.

"Invece a me non sta a genio tuo fratello, fidati... Mi sembra un po' falso e ipocrita," risposi. A questa mia replica, Brandon sorrise appena.

"Non possiamo piacere a tutti, purtroppo," replicò lui.

"E non provi nemmeno a difenderlo?" Chiesi.

"Che vuoi che dica, se non che ho cercato di dissuaderlo da questa relazione," disse.

"Dopo tutto, conosci Sara meglio di me, no?" Incalzai.

"Questo è vero... Ma non toglie il fatto che George è tuo fratello, e puoi comunque provare a difenderlo," gli feci notare.

"Già... Siete tutte così schizzinose in questa famiglia?" Chiese lui, iniziando la sua manovra.

"Bisogna credere di sì. Ma anche tu non sei da meno," dissi, sorridendogli appena. Mi guardò con uno sguardo speranzoso, come se stesse chiedendo un regalo impossibile.

"Se lo dici tu," replicò lui, riportando il suo sguardo davanti a sé.

Dopo aver salutato di nuovo i proprietari di casa con un gesto della mano, continuammo a discutere durante tutto il tragitto. Avevamo lasciato Ann Arbor alle tre e mezza del pomeriggio del 27 novembre, e un lungo viaggio ci attendeva.

Per rendere più piacevole il viaggio, mettemmo della musica, continuando a parlare di tutto e di più. Fortunatamente, avevo già fatto le mie ore di guida durante le riflessioni dal cinque settembre, e al momento del ritorno a casa dei miei, ero già in possesso della patente quindi mancava solo la macchina che aspettavo ancora di comprare. Questo ci avrebbe permesso, a Brandon e a me, di alternarci alla guida durante il viaggio e di permettere all'altro di riposare quando necessario.

Nel frattempo, dall'altra parte del continente, c'era Jessica e il resto della sua famiglia.

I'm Falling In Love With YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora