Capitolo 4 - Parte 2

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Tese un orecchio all'esterno, ma non pareva esserci traccia del temporale... buona cosa. Ruotò il busto e sbirciò l'orologio. Le 18:50.

Aveva circa un quarto d'ora prima che Sarita arrivasse. Pessima idea addormentarsi vecchia mia, si disse. Avrebbe dovuto puntare qualche sveglia sul telefonino per precauzione.

Sentì una sequela disgiunta di messaggi risuonare dal Samsung, ancora attaccato in carica nella stanza a fianco. Si strofinò il volto e borbottò.

Per qualche ragione aveva sempre accettato più che serenamente l'idea dell'esistenza dei fantasmi, ed erano ormai tre anni che quegli eventi inspiegabili si ripetevano continuamente.

Non si era mai fatta troppe domande, aveva avuto tutto il tempo di abituarsi a loro dalla prima volta che erano arrivati a svegliarla sul suo vecchio letto a castello in casa dei suoi.

Aveva avuto tutto il tempo di terrorizzarsi, di provare a respingerli, di tremare sotto alle coperte per lo spavento udendo i loro suoni.

E poi, sentendo limpidamente i loro pensieri e sapendo istintivamente quanti fossero, chi, sesso, altezza, storia, nomi, aspetto.

Ci aveva messo parecchio a capire che il più di loro desideravano una mano per andarsene, anche se non comprendeva ancora come il canto potesse influire in questo. Abituatasi a loro, ne aveva accettato l'esistenza con serenità... in fondo aveva sempre sentito parlare di fantasmi e spettri. Sospettava in qualche episodio attiguo, nella sua famiglia. Ma nell'ultimo periodo parevano irrequieti, agitati, erano insistenti fino a farla incazzare.

E non le davano tregua: oramai le loro visite erano a giorni alterni. Non sapeva più cosa inventarsi per dormire bene.

Non ricordava a quando risalisse l'ultima notte di sonno decente.

Alla luce di quanto stava accadendole di ultimo con gli elettrodomestici e tutto il resto, senza contare le conversazioni in spiaggia con Nazar, si domandò che diavolo di problemi avesse il suo cervello ad accettare l'esistenza degli spiriti ma a non riuscire ad elaborare tutto il resto.

Era un controsenso e rasentava il ridicolo.

Non aveva mai parlato a nessuno di quei fantasmi, nemmeno a Mark.

Era convinta che la avrebbero presa per pazza, ammesso che non lo fosse, appunto.

Inoltre, per lungo tempo era riuscita a gestirsi le cose.

In quel momento però, mentre vacillava in camera pallida in volto e sentendosi senza forze, ammise che forse consultare qualcuno che se ne intendesse non sarebbe stato poi tanto male.

Chiedere perché gli spiriti fossero tanto irrequieti.

Perché... lei.

Si sentiva svuotata, come se aiutarli a trapassare le succhiasse le forze.

Sedette pesantemente sul letto sfatto e prese tra mani incerte lo smartphone, aprendo il primo messaggio.

Sarita le comunicava che era per strada. Pessimo. Non avrebbe avuto il tempo neanche di farsi una doccia. Si grattò la nuca sbuffando, dicendosi che quantomeno, il giorno successivo era di riposo.

Si sarebbe ficcata in doccia per un'ora e se la sarebbe presa comoda per l'intera giornata, l'indomani.

Aggrottò la fronte mentre passava gli occhi sul monitor, aprendo l'armadio con l'altra mano. Lesse il secondo messaggio.

 "Pazzesco" mormorò Anvil, incredula

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"Pazzesco" mormorò Anvil, incredula.

Lisa, la persona più occupata sulla faccia della terra e che ormai stava diventando metà ragazza e metà pianoforte, che le chiedeva di vedersi?!

Doveva essere successo qualcosa di grave.

Un cataclisma bello e buono.

L'ultima volta che si erano incontrate risaliva a quasi sei mesi prima, durante una festa di compleanno.

E Lisa era anche fuggita via senza salutare, fatto che la aveva lasciata con un palmo di naso... fortunatamente quella volta Anvil era troppo ubriaca per incazzarsi a dovere.

Si infilò il body traforato a manica lunga in tutta fretta, dopo essersi data una sciacquata lampo in bagno ed una riassettata al trucco di quella mattina. Lo abbottonò ed elaborò una risposta, passeggiando per qualche secondo in cerchio nella stanza sui calzini di spugna a strisce. Si lisciò il tessuto nero un po' spiegazzato, meditabonda. Venerdì si affacciò alla porta e la sbirciò. Anvil strinse le labbra e scalciò via i calzini.

Digitò una risposta, Lisa le rispose quasi istantaneamente.

 Digitò una risposta, Lisa le rispose quasi istantaneamente

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"Ma che mi fai il trailer? Parla e basta, che cazzo." Borbottò la ragazza.

Una fitta d'ansia le tormentò lo stomaco chiuso.

Cosa mi direbbe Nazar? Rifletté.

"Dev'essere qualcosa di davvero importante, altrimenti te lo scriverebbe." Recitò, sollevando un indice e imitando di nuovo il tono dell'amico. Per poco non si spiaccicò al suolo scivolando sul lembo del lenzuolo che era ricaduto in terra. Si raddrizzò e si infilò le calze scure, dopo aver a lungo frugato nel cassetto. Ficcò la gonna a scacchi verdi e blu, prima cosa capitatale in mano, poi scambiò qualche altro messaggio razzo con l'amica accordandosi per il giorno successivo.

Beh, qualsiasi cosa bollisse in pentola le aveva appena sabotato la giornata relax di solitudine del giorno dopo, includente coperta tirata fino al naso, noodles istantanei e film Marvel in DVD con la gatta in grembo. Le parve quasi di udire Nazar rimbrottarla:

Ti farebbe bene uscire un po', anzi bambina, dovresti uscire più spesso! Ti stai trasformando in un'eremita asociale e scorbutica, praticamente sei diventata il dottor House in gonnella!

... D'accordo, magari non le avrebbe detto esattamente quelle parole, ma il concetto era lo stesso. Sorrise suo malgrado.

Merda, quanto le mancava quel maledetto.

Il campanello suonò mentre si stava infilando il secondo anfibio.

Lasciò i lacci slacciati e schizzò alla porta, frattanto le corde di Iman luccicavano ancora di una misteriosa energia dorata.

La chitarra occhieggiò Anvil dalla sua postazione, mentre apriva la porta frettolosamente. Vibrò appena, risuonando sommessamente.

Sarita apparve sull'uscio, sigaretta nera tra le labbra colorate di rossetto e sorriso bianchissimo. Sollevò con un dito la visiera del cappello in pelle che si era messa sul capo e rise di gusto mentre Anvil tossiva per il fumo.

"Ehi, gnocca al sugo. Si parte!" Proclamò.


Continua Giovedì... 







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