Capitolo 13

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Lisa la stava aspettando all'entrata del ristorante cinese di Stefania, la madre di Christoph. Era avvolta da un lungo cardigan grigio e da una sciarpa di cotone tanto ariosa da celarle la metà del viso, nonostante il brutto vento che si era alzato provasse a strappargliela via.

Gli occhi chiarissimi della ragazza risaltavano nel grigiore che stava nuovamente avvolgendo Forra, adombrata di nuvoloni.

Si strinse il lembo del cappotto che si era aperto per sbaglio, facendo un cenno all'amica con la mano libera.

La porzione di fronte scoperta era attraversata da una ruga, e nonostante non la vedesse da una vita, Anvil la notò immediatamente.

Non per niente erano cresciute insieme, e nel periodo in cui l'Arith si era ritrovata a dover rimettere in piedi tutta la sua vita, avevano anche condiviso buona parte della quotidianità mentre alloggiava dai Laurenti.

Conosceva molto bene Lisa.

Il cappotto nero che l'Arith indossava si dibatté nel vento, Anvil sorresse il cappuccio sul capo che provava a scivolare via.

Il maledetto Nazar aveva sempre ragione... anche se prima che uscissero da casa c'era un sole, per citare l'amica Sarah, "che spaccava i culi ai merli", ora si preparava un temporale.

Ed ecco spiegato perché il Crusian le avesse caldamente consigliato di infilarsi quel cappotto, al posto del chiodo.

L'uomo la distanziava di poco, seguendola a passo moderato.

Si era reso invisibile ed a quanto pare Anvil non riusciva a vederlo in quella modalità... probabilmente per via della sua essenza Arith non del tutto risvegliata.

In un primo momento quando lui era sparito lei si era spaventata, ma poi la voce dell'amico le era confluita forte e chiara nelle orecchie e si era tranquillizzata.

Ora il Crus se ne stava lì a pazientare, mani in tasca, percependo l'esitazione della ragazza.

Sapeva per certo che la Anvil che ricordava si sarebbe scaraventata su Lisa stringendola in un abbraccio soffocante, soprattutto dopo tutti quei mesi in cui non si erano viste, invece non successe.

Il Crusian studiò la scena, stringendo i pugni in tasca.

Si chiese se quella titubanza fosse dovuta al fatto che ora, Anvil potesse avvertire il malessere di Lisa... o semplicemente, al suo moto di chiusura che già aveva incominciato a sabotarla.

Piegò le labbra verso il basso.

Alla fine Anvil si decise ad infilarsi sotto la tettoia, spronata dalle prime, pesanti gocce di pioggia che si schiantavano sull'asfalto.

In realtà non aveva esitato che per qualche istante, ma Nazar lo aveva avvertito con una limpidezza tale da sembrare molto più a lungo.

Lo stupì quando il tono della ragazza risultò quello di sempre, a dispetto di quanto lui percepisse. L'Arith si tirò giù il cappuccio, mandando in aria i capelli puliti che si drizzarono per l'elettricità statica, e interloquì:

"Che brutta faccia, donna. Devo picchiare qualcuno?"

"Ma no!" Rise Lisa.

"Ma che no? Ma se ho già la mia lista di posti in cui seppellire i cadaveri!"

Nazar scrutò L'Arith, Lisa ridacchiò nel suo tono piacevole e cristallino. Anvil infilò le mani in tasca, le luci giallognole sfocianti dal cannucciato del locale le illuminarono brevemente la sfumatura blu dentro le iridi.

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