Capitolo 18

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Anvil non aveva proprio idea di come Nick avesse preso la notizia del suo trasferimento, né la scusa che gli aveva piantato su due piedi senza pensare, ma quando si erano salutati – lui doveva andare a lavorare per un'oretta nello studio di Giovanni a Campo Fiorito – alla fermata dell'autobus, non l'aveva baciata.

Poteva sembrare un fatto banale, eppure non era trascorso un singolo giorno da quando stavano insieme in cui lui non le aveva dato un bacio prima che si separassero per andare a fare ognuno le proprie cose.

Questo non le era piaciuto, e per l'intero tragitto sul bus che l' aveva condotta a Collerosso se ne era rimasta a fissare lo schermo dello smartphone sperando che lui le scrivesse qualcosa, una dannata cosa qualsiasi, ma non accadde.

Si sarebbe davvero accontentata anche di un patetico:

"Ops, che memoria scolapasta! Tanti baci amore."

O roba simile.

Allora provò a riflettere su qualcosa da scrivergli, ma non gli venne in mente nulla. Zero di zero.

Per qualche ragione Nazar non fiatò per parecchio, ma percepì che stava ripetendo il Reiki su Rudy... non aveva idea di quante sedute avesse fatto quel giorno, ma le parvero parecchio fuori dagli standard. Si chiese come stesse il ragazzo, nonostante l'ansia che le stritolava lo stomaco.

Lei e Nick erano rimasti fino a tardi in casa di Denise, avevano guardato un film sul letto nella stanza degli ospiti approfittando del portatile abbandonato lì da una vita, ed Anvil era stata mediamente convinta che tra loro sarebbe intercorso quantomeno l'abituale scambio di effusioni che spesso sfociava nel sesso... soprattutto considerato che la sorella di Nicolas era uscita a farsi un lungo aperitivo con gli amici e che sarebbe forse rincasata il giorno dopo.

Invece no.

Avevano guardato il film.

Anvil non se lo ricordava nemmeno, l'ultima volta in cui avevano finito di guardare un film.

Erano stati assieme a letto per tutto il tempo appoggiati l'un l'altra, era vero, ma zero scambi, nemmeno un bacio a stampo.

E nemmeno una parola.

Perfino la birra che si erano andati a bere in tutta calma nel pub vicino casa, nei pressi della piazza, era stata consumata quasi in completo silenzio. La faccia del ragazzo non le era sembrata arrabbiata o altro, ma era fin troppo serafica. Distesa in un modo innaturale.

Come se lui stesse volutamente disinnescandosi qualcosa dentro per non esplodere, e ciò lo rendesse una sorta di statua di cera.

Anche le sue risposte alla rivelazione della ragazza erano state parecchio ambigue... si sarebbe aspettata un fiume di domande, un "che cazzo aspettavi a dirmelo", "chi si occuperà di Venerdì" – che in tutti i casi avrebbe portato con sé –, e invece no.

Lui non aveva risposto per dieci minuti buoni, mentre il sole si spostava sul balcone del palazzo color salmone e altre due Marlboro venivano consumate, una dietro l'altra.

Dopodiché in tono incolore le aveva comunicato di aver capito, e le aveva detto di fargli sapere se le serviva una mano a preparare qualche bagaglio e altre frasi di circostanza simili.

Si era perfino dimostrato premuroso, le aveva elencato tutta una serie di cose che riteneva importante che lei portasse e le aveva proposto almeno tre posti e svariate fasce orarie in cui potevano incontrarsi a Boriana, mentre consumavano la birra.

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