Capitolo 28

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Era così tanto che il Crusian non metteva piede in quella dimensione immobile nel tempo, che aveva quasi dimenticato come fosse singolare il semplice frusciare della sabbia in quel luogo arcano.

Sembrava immutato, eppure non lo era... riusciva a sentirlo.

Il pulviscolo che gli sfiorava quella nuova pelle pareva potergli parlare, adesso; quel cielo arancione, incastonato in un tramonto irrazionale, orfano di una stella ad alimentarlo, lo fissava e solo ora sentiva il peso di quello sguardo.

Nazar ascoltò lo stridore del Portale Runico richiudersi alle spalle, increspando ed agitandogli per pochi secondi la sabbia attorno, tanto bianca e sottile da sembrare neve... o cenere.

Era strano affondarci i piedi.

Non ne aveva mai conosciuto la morbida consistenza, che a tratti minacciava di volerlo ingoiare.

Non aveva mai avvertito con tanta chiarezza le linee energetiche che si diramavano sul suo capo, attraversando il cielo impossibile con un ronzio muto e vibrante.

Le sentì pulsare, come sangue che scorresse in vene esterne al suo corpo.

Scrutò nella distesa infinita e candida e si domandò quando lui si sarebbe deciso ad uscire allo scoperto.

Kairos odiava le visite a sorpresa, e con ogni probabilità lo avrebbe strigliato a dovere.

Nazar si scoprì a sospirare, ed il sentimento di angoscia che gli stringeva il petto si arroventò come la sabbia in cui affondava i piedi nudi.

Sollevò la testa e contemplò per un bel po' le strisce brillanti di ogni colore conosciuto – e non – varcare il vuoto, in paziente attesa, le mani in tasca.

Era incredibile conoscere quanto stesse accadendo sulla terra e rendersi conto che, da lì, tutto sembrava immutato.

Non percepì nulla di anomalo o di strano, e questo lo scoraggiò.

Banjouk era davvero scaltro.

Non sarebbe stato semplice far ragionare Kairos.

Si chiese per la milionesima volta chi fosse quel povero ragazzo che il mostro doveva aver plagiato per il proprio volere.

"Sei cambiato, Nazar di Ravi."

La sabbia si mosse, a quel tono roboante, e piccoli mulinelli sporadici si agitarono tutt'attorno. L'eco di quella voce rimase per un po' ad infrangere i granelli bianchi, accapponando la pelle del Crus.

L'occhio di Kairos apparve per primo, nel mezzo del vuoto, svelando la mastodontica iride azzurra e fulgida di intelligenza.

L'iride a fessura scrutò Nazar con attenzione, mentre le imponenti scaglie argentee della Bestia Divina gli si aprivano attorno componendo l'intero corpo del drago Kairos. Le dimensioni del solo muso coprirono l'intero campo visivo di Nazar, dandogli un senso di vertigine fino ad allora sconosciuto. La sua sola presenza era sufficiente a curvare le linee di energia di quel piano fuori dai regni mortali, piegandole ed attirandole a sé come un macigno su un tappeto elastico.

Per un lungo momento impossibile da definire, il Crus fu sommerso dalle energie che si muovevano attraverso le arterie energetiche del creato: emozioni, suoni, sapori, un dolore immenso e la più alta beatitudine lo pervasero contemporaneamente, minacciando di frantumargli la mente... poi il Drago sollevò il capo gargantuesco e l'anomalia parve allontanarsi insieme ai suoi occhi.

La sua presenza fu molto più vivida e schiacciante per Nazar, in quel momento, di quanto fosse abituato.

Fece un passo indietro senza neanche accorgersene, mentre la Bestia lo studiava con il muso appoggiato alle enormi zampe posteriori neanche fosse un cagnolino in procinto di sonnecchiare.

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