Capitolo 31

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Sbigottita, Anvil vide lo stormo di Nýchta avventarsi su di loro a tutta velocità, e richiamò l'essenza Elementale.

Com'era possibile?!

Avevano ripulito quella zona assieme a Rudy da neanche un paio di giorni! Aveva sondato il terreno prima di correre fin lì, non c'era niente!

Lo spostamento d'aria si fece più vicino ed Anvil intimò a Markus di stare indietro, palesando il cerchio magico dorato.

Un gigantesco Veggvisir fece un fiacco tentativo di aprirsi sotto le sue Palladium, allargandosi in uno spasmo fin sotto i piedi dell'uomo.

Poi si ritirò con un risucchio stridente e gli ultimi rimasugli di chiarore scoppiettarono tutt'attorno, scintillando.

Anvil sgranò gli occhi.

L'istante successivo, la terribile consapevolezza di quanto stesse accadendo la ghermì con forza.

Percepì l'essenza Elementale abbandonarla e ricadde su un ginocchio, col cuore che le premeva sui timpani e la testa che vorticava.

Lo scettro che aveva incominciato a materializzarsi nella sua mano destra si disfece, svanendo tra le sue dita.

Arraffò il vuoto ed un'ondata di gelo la avvinse, togliendole il fiato.

Nascondere la propria aura per tutto quel tempo aveva prosciugato ogni briciolo di energia spirituale che aveva in corpo.

E probabilmente, estinguere lo scudo l' aveva esposta agli Oscuri che non aveva notato in precedenza...

... erano spacciati.

Non ebbe neanche il tempo di pensare che stavano per morire, né di sperare che Nazar avesse il tempo di arrivare a loro per intervenire ora che erano individuabili.

Le Nýchta erano a ormai pochi metri da loro, e l'unica altra fonte energetica che avvertì fu quella che la Suprema aveva imbrigliato attorno a Markus, per proteggerlo dall'oscurità.

Non sarebbe mai potuta bastare per difenderli dall'attacco diretto di un'orda.

I versi agghiaccianti delle ombre gli percossero le ossa, si tenne il capo urlando e percepì un fiotto di sangue defluirgli dalla gola.

Tossì, sputò il grumo dal sapore metallico e sentì Markus trascinarla per il braccio e scambiarsi di posto con lei.

L'uomo la strinse e porse la schiena ai mostri, senza un attimo di esitazione. Successe in mezzo secondo, Anvil si ritrovò in quella morsa soffocante e non riuscì a impedirglielo.

"Markus, no!" Strillò, tanto forte da farsi male alla gola.

Una folata di vento improvviso li investì e ruzzolarono fino alla recinzione del fabbricato demolito, abbracciati l'uno all'altra.

Fu convinta che le Nýchta avessero ucciso il suo amico, che fossero comunque morti entrambi e che di lì a poco avrebbe raggiunto il nirvana. Invece quando sollevò il capo una pioggia di spilli acuminati di dolore le trapassarono aspramente il corpo, suggerendole che fosse ancora viva. Markus si rialzò sui gomiti accanto a lei, tossendo e con il volto graffiato che perdeva rivoli di sangue.

E poi, lo vide.

Un impetuoso uragano si era interposto tra loro e i mostri e stava spezzando ogni singolo arto melmoso degli Oscuri, che ancora gridavano in quei lamenti lugubri e acuti.

Le Nýchta si dimenavano vorticando nella corrente ventosa, agitando le braccia scheletriche e smembrandosi una dopo l'altra.

I loro resti vennero risucchiati dal ciclone, illuminato di una misteriosa ed abbagliante energia argentea.

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