Capitolo 11

5 1 0
                                    


11

Anvil chattò con Lisa rapidamente, sospirando.

Era stata costretta a spostare l'appuntamento di un'ora e la sua amica non le era parsa contenta... in realtà, le sembrava strana in generale.

Tesa.

Non seppe cosa le stesse accadendo, ma da quando era riapparso Nazar, le sue percezioni sembravano sparate al massimo.

Le pareva quasi di avvertire il vento respirare. L'erba crescere.

Si guardò per un secondo attorno nel giardino del casale, dove i campi verdissimi venivano scossi dall'aria autunnale ed il sole ammiccava nel cielo, riscaldandola placidamente.

Inspirò l'odore della terra, dell'erba e dei diversi tulipani blu che erano inspiegabilmente sbocciati nei sempreverdi.

Gli alberi la salutarono scuotendo le chiome, da dietro la staccionata circondante il casale. La ragazza non aveva mai avuto il pollice verde, ma non era certa che su quegli alberi dovesse già esserci una fioritura... non in quella stagione, almeno. Inoltre, i tulipani crescevano sugli alberi? Da quando?

Scosse la testa, scacciando il pensiero.

Occhieggiò le mura del fabbricato, con gli anfibi affondati nella terra battuta. Ignorava completamente l'esistenza della zona di campagna in cui si trovavano, anzi, non aveva nemmeno idea che Sarita fosse in possesso anche di un caseggiato, lì a Collerosso. Una persona piena di sorprese...

Il luogo era molto silenzioso, tra l'altro. Non volava una mosca,

erano udibili solo i canti degli uccelli ed il vento.

Ogni tanto si sentiva anche qualche vago rumore in lontananza, proveniente dalle abitazioni là attorno, accoccolate nelle loro postazioni ritagliate e immerse in quel verde. Anvil annusò il buon odore che c'era nell'aria e si rese conto che, nonostante quel giardino sul retro fosse totalmente in disordine, c'era un che di tranquillizzante in tutto quello.

Studiò il prato sparpagliato ricresciuto in ciuffi scomposti, trasudante una vaga incuria; le due sdraio di plastica accatastate in un angolo della cancellata che sembravano non vedere un culo da vent'anni, e il barbecue elettrico lì accanto che poteva quasi sentire urlare pietà, usatemi, mi sento inutile.

In qualche singolare maniera sembrava tutto esattamente al suo posto, lì dove doveva stare, pulito anche se vecchio.

Si domandò perché Sarita avesse un posto del genere in un luogo così.

Ci scappava quando il mondo della musica la faceva impazzire?

Difficile a dirsi.

Spostò di nuovo lo sguardo a quei misteriosi tulipani, che le solleticavano il naso con quell'intenso profumo fino a lì, ripensando alla conversazione avuta con Markus al telefono di qualche minuto prima.

A quanto pare si era preoccupato parecchio.

Sembrava che la sera prima avessero parlato a lungo su TextApp in un orario improponibile, e poi lei aveva smesso di rispondere di colpo.

Lui data l'ora e gli strani discorsi si era impensierito, la aveva chiamata a lungo e non aveva ricevuto risposta... ci poteva stare che si fosse fatto venire il mal di stomaco per l'ansia.

Ecco chi era che continuava a chiamarla, allora, la notte precedente.

Anvil si strofinò il viso imbrattato di trucco vecchio, sospirando ancora.

AwakenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora