Salvami ne ho bisogno

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Vidi comparire sullo schermo il nome dell'unica persona che volevo.. Sentivo le gambe non rispondere ai comandi era come se sapessero che qualcosa non andava...

"Mamma...?" Chiesi paurosa e insicura

"Camilla.. Aiutami......" Era una voce bassa, roca quasi dolorante
Poi il rumore di un tonfo..
"Mamma che succede?"

IL NULLA....
"Mamma, mamma.... Ma- mamma ti prego rispondi" dissi mentre qualche lacrima iniziava a rigare il mio viso.
Presi la cartella e mi alzai di scatto correndo il più veloce che potevo..

"CAMILLA FERMATI TI PREGO" sentii la voce di Alex urlarmi addosso..

Le gambe andavano da sole, anche volendo non mi sarei mai fermata.. Non ero nemmeno riuscita a fare caso al prof e a quello che stava dicendo. Superai ogni tipo di forza, dovevo arrivare a casa il prima possibile.

Il suono delle sirene.. La mia casa sempre più vicina, una folla immensa...

URLA

Sorpassai poliziotti, ambulanza ed entrai in casa. La vidi. Accasciata a terra con medici che la circondavano...

"MAMMA!" Piansi..

Un medico mi si avvicinò dicendomi che dovevano e che la situazione era abbastanza grave e non sapevano come sarebbe andata a finire.

***
Mia madre aveva già raggiunto l'ospedale e io ci stavo andando accompagnata dalla mia anziana vicina di casa Samantha. Non c'ero mai stata prima d'ora e appena vidi l'immensa struttura grigia un brivido percorse la schiena.
-respira Camilla, hai già pianto abbastanza e tutto finirá al meglio- pensavo cercando di convincermi. Sentivo delle fitte al cuore un silenzio assordante mi avvolgeva.

Squillò il telefono ma non ci feci caso. Corsi al centro informazioni e chiesi alla signorina dove dovevo andare. Mi disse che per ora era meglio se aspettavo li qualche minuto.

Quel piccolo frangente di tempo sembrò infinito, finché una donna in camice verde mi si avvicinò velocemente.

"É la signorina Parks?"mi chiese
"Si." Risposi con voce tremante
Mi prese per mano portandomi in un ufficio bianco.
"Allora Camilla, se non sbaglio, le condizioni di tua madre sono pessime, dobbiamo ricorrere ad un intervento e tu sei l'unica che può autorizzarlo."

Il panico

Iniziò a parlarmi dei pro e contro

"Fate quello che potete, salvate mia madre"

Silenzio
Si alzò.
"Tua madre starà bene" mi disse
"Rimani pure qui, ci vediamo"

Avevo paura, tanta, Samantha era fuori ad aspettarmi ma io non volevo parlare con nessuno se non con me stessa. Avevo bisogno di un motivo per sopportare anche qual momento.
Era passata già un'ora tirai fuori il cellulare. 4 messaggi

*ore 13,10* Alex:
-Ehi dove sei? É successo qualcosa?-

*ore 13,25* Alex:
-Sono sotto casa tua, continuo a suonare ma non risponde nessuno. C'é un signore che piange vicino al portone, sai che cosa é successo?-

*ore 14,00* Alex
- Ti prego, ti scongiuro. Dimmi che non é vero.dimmi dove sei? Devo abbracciarti-

*ore 14,50* Alex
- Sono all'ospedale, c'è Samantha preoccupatissima, ti prego vieni, voglio salvarti-

-allora salvami, ti prego, salvami dal cuore infranto e dalle cicatrici sulle gambe, salvami dai baci non dati e dagli amori spezzati. Salvami dal nostro rapporto, salvami dal mondo che si nasconde dietro alla porta di casa e salvami dagli incubi. Salvami principe, sei l'unico che può farlo- pensai ma era inutile, ero abituata a bastare a me stessa e dovevo farlo anche questa volta.

Eppure era lì fuori, era venuto davvero il mio principe, avevo bisogno di lui e di uno dei suoi abbracci ma avevo paura a dirgli dov'ero, volevo continuare a vivere nel mio silenzio amaro, la mia solitudine, nei miei ricordi.
Erano le 18,00, erano passate quattro ore, ancora nessuno, avevo fame, ma non avevo voglia di mangiare, la stanza bianca diventava sempre più nera, buia.
Decisi di uscire, chissà se Alex e Samantha erano lì ancora.

Eccoli, sembravano stravolti, su quelle poltrone rosse scomode, feci tornare a casa Samantha dicendole che l'avrei chiamata per qualsiasi cosa. Mi salutò con una carezza sulla guancia.
Incitai anche Alex a tornare a casa ma lui mi disse che avrebbe passato la notte con me, non voleva lasciarmi da sola e i suoi erano d'accordo. Mi accompagnò a prendere una spremuta poi verso le 20,00 ci sedemmo sulle poltroncine rosse, appoggiando la mia guancia sulla sua spalla; mi accarezzò, mi sentivo protetta.

Lui mi apprezzava anche così, con gli occhi gonfi pieni di lacrime.

Era un momento dolce, ma allo stesso tempo tanto triste.
Senti poi il suo capo appoggiarsi al mio e le nostre mani si intrecciarono.
"Ora ci sono io qui per te, non ti lascio sola. Ti proteggerò dal male" sussurrò ed io mi addormentai sulle note di quelle parole.

Iniziò appena a intravedersi l'alba.. Quella notte non ero riuscita a chiudere gli occhi per più di tre ore dato che la paura assaliva le mie vene.
Vidi un uomo in verde avvicinarsi
"Camilla, la signorina Parks?" Mi disse
"Si sono io" risposi

"Seguimi devo parlarti..."

Tra amore e amicizia c'è la distanza di un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora