Passarono alcuni giorni dall'arrivo di questo ragazzo nella mia stanza.
Lui la notte dormiva tranquillo, non russava per mia fortuna.
Ogni giorno lo vedevo esitare mentre provava a parlarmi senza successo.
Stavo sempre ad occhi chiusi, a creare una realtà alternativa alla mia.
Era tanto tempo che non venivo maltrattato da questi uomini incappucciati che mi avevano rinchiuso qui.
Che fosse per non far preoccupare il ragazzo bruno?Io ero ancora sorpreso...l'unica parola che riuscì a dire... dopo così tanto tempo... fu il mio nome.
Il nome che mio padre scelse per me assieme a mia madre.
Il nome che veniva sempre chiamato dai miei amici o dalle domestiche con l'appellativo di "Signorino" prima di pronunciarlo.
Il nome che lui...e solo lui pronunciava ogni giorno da quando lo conobbi all'asilo nido.
Una lacrima solitaria si fece spazio sul mio volto... questa la sentii pienamente.Io non sono mai stato una di quelle persone che pur di star meglio tramutasse la propria sofferenza in violenza verso, oggetti, se stessi o psicologica.
Anche se l'ultima in questi anni mi ha fatto perdere la testa da quando sono qui.
Creando quindi un collegamento con la seconda. Ma per il primo motivo beh...tentai il suicidio diverse volte.
Ma venni solo bastonato al pensiero di compierlo.Sentii una leggera pressione sul mio volto, una pressione dolce, che mi trascinò via la lacrima dalla guancia, assieme al mio stato di trance dovuto al rimuginare tutte queste cose parlandone solo con me stesso.
Proprio come faceva lui... ogni volta dopo aver pianto anche per la minima cavolata.
Lui era sempre lì per me, che con una semplice carezza e uno sguardo riusciva a calmarmi senza esitare.<<Perché si aggirava sul tuo volto?>> domandò l'altro ragazzo con ancora la mano sulla mia guancia. Mi buttai indietro con la schiena non volendo rispondere nuovamente a una delle sue numerose domande, ma anche per staccarmi da quel contatto che mi avrebbe solo fatto scoppiare a piangere.
<<Mi sembra di averti già visto...magari su qualche rivista solo che non so esattamente quale>> girai gli occhi andando a raccogliere le ciocche lunghe dei miei capelli dietro al mio collo e a tirare in su, di tanti centimetri, i miei capelli fino a farli arrivare alla fronte, riportando una vaga immagine del me diciannovenne che per sei mesi dovette fare degli shooting con questo taglio di capelli.
<<Oh adesso ho presente!>> esclamò con non so quale felicità mentre io mi sistemai i capelli ai lati del viso e lasciai cadere gli altri, in modo che si distendessero sul retro del mio collo. I miei capelli erano cresciuti davvero tanto, se avessi avuto uno specchio non mi sarei riconosciuto, figurati se uno che mi ha visto a 19 anni si sarebbe ricordato del mio volto senza quel ciuffo coprente, che, come di consueto, era molto famoso perché le persone stavano ore e ore a cercare i miei occhi nelle foto chiamandomi "il ragazzo nascosto". Era un soprannome divertente quanto inutile.
Perché a me quel taglio piaceva.
Ma adesso che i miei capelli dalla linea degli occhi arrivano a quella della mascella non so cosa si potrebbe pensare su di me.
<<Sei qui da tanto allora...sai mi manca casa>> iniziò lui <<Mi manca la mia città natale, Sidney, le luci i monumenti storici... la mia famiglia... te lo dico perché a stare chiuso qui, con una persona, senza poter fare nulla che provare a parlarci mi fa stare ancora peggio>> lo guardai sospirando, da quando è arrivato lui mi portarono a fare quel bagno ghiacciato un'altra volta, e stranamente presero anche lui in modo da non seguirmi.Allora mi feci coraggio una seconda volta per poterlo rendere più tranquillo di quanto io non fossi.
Non so per quanto resterà...ma il mio dolore.<<AAAAA NO!NO!>>
Prima o poi dovrà capirlo anche lui.
Nel bene o nel male che questa cosa possa portargli...<<Tu>> lui mi guardò di scatto, bramando quella frase come un bambino di 5 anni che aspetta la caramella appena comprata per tutto il viaggio di ritorno fino a casa <<chi eri, lì fuori?>> lui mi guardò con tante emozioni percepibili nei suoi occhi, andavano dalla felicità all'euforia, per poi consumarsi in delusione e tristezza.
Come se per il mio sguardo non vi fosse altro giustamente... parlando di malessere.
I suoi occhi comunque cercavano i miei, come per un benessere interiore o un semplice bisogno di ricevere le attenzioni, dell'unica persona, che sarà con te da oggi ad un domani.
A togliere quei sentimenti dal suo sguardo fu uno di quegli uomini incappucciati con un vassoio in mano, seguito da un'altro uomo che venne nella mia parte del letto, mentre il primo andò dal bruno appoggiandogli davanti il vassoio nello stesso istante del mio.
Questa sarebbe stata la prima volta che io e lui avremmo mangiato insieme, anche se ovviamente il piatto non era dei migliori.
Oggi c'era del riso con accanto una specie di brodo di verdure e il classico bicchiere d'acqua giornaliero da un litro e mezzo d'acqua.
Quello sì che veniva portato ogni giorno, anche se non ne ho mai trovato il motivo.
Se sono qui vuol dire che avrei dovuto morire no?
E allora che ci faccio qui?
Perché continuano a nutrirmi.
Osservai il mio piatto come era solito fare... l'appetito come sempre mi mancava, i ricordi molte volte entravano nella mia testa come se non vi fosse via di scampo impedendomi di sopravvivere per quella serie di giorni che si sarebbe presentata a me.
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the feel of HIM
Fanfiction> lui mi guardò dritto negli occhi per poi tirarmi uno schiaffo e svegliarmi. La mia fronte era completamente bagnata, colma di gocce di sudore e le mie mani continuavano a essere placcate dietro alla mia schiena. Queste sono le parole che gli avrei...