VIII

198 22 14
                                    

Odiavo ammetterlo... ma più i mesi passavano più mi chiudevo in me stesso.
Dopo quel bacio nessuno dei due spiccicò più una parola.
Rendemmo quella stanza sempre più silenziosa.
Potevo stare bene solo quando arrivava voce gentile... che apriva la finestra.
Penso che fossero passati quattro mesi da quando era accaduto, le docce erano state più tranquille, mi mettevano un sacco dell'immondizia attorno al gesso stringendolo fino al ginocchio per non far entrare acqua al suo interno.
I miei vestiti... erano ormai più sul grigio chiaro, mentre lui era sempre bianco.
Ci vestivano allo stesso modo, solo con colori diversi.
Anche se ogni volta che andavamo a lavarci io venivo lasciato a terra, mentre lui veniva lanciato nella stanza molto violentemente.
Probabilmente quando mi toglieranno il gesso... tornerò a ricevere lo stesso trattamento.
Ma forse... il sogno ricorrente di tutta la mia infanzia che mi passava davanti... era come il segnale che io dovessi parlare.
Presi un sorso d'acqua e lasciai che un respiro uscisse dalla mia bocca.

<<Mi svegliai alle sette... ricordo ancora il suono della sveglia, il mio fidanzato era con me... nel letto, era sveglio che mi guardava>> sorrisi a quelle parole che stavano uscendo <<si avvicinò a me regalandomi un bacio, semplice, non intenso, e mi sussurrò le parole "buon compleanno piccolo">> buttai indietro la testa con quel sorriso sulle labbra che non voleva andarsene... ma che se ne sarebbe andato presto <<i nostri due anni di differenza non li sentivamo per niente... era come se avesse la nostra stessa età>> spostai il mio sguardo sul bruno che mi stava guardando, era abbastanza sorpreso ma anche lui stava provando a combattere un sorriso <<iniziammo la nostra relazione fin da piccoli... come in un libro, lui era sempre stato il mio vicino di casa, e mio compagno di giochi... mi sussurrò proprio queste parole facendomi battere il cuore... come solo lui era in grado di fare. Il sole era alto, e come diceva sempre... quel momento ci stava aspettando. Andammo a fare colazione in un bar, poco distante da quella casa affittata da lui la sera prima, tornammo a casa per vestirci e per andare dinnanzi ad una distesa di prato... iniziammo a correre, giocando ad acchiapparella, come da bambini... ho sempre amato quel gioco... anche se adesso non potrò più giocarci>> mi fermai guardandomi la gamba. Lui mi toccò la spalla spostando il mio sguardo su di lui.
Aveva gli occhi lucidi... come se volesse scusarsi per una cosa che non aveva fatto.
Sorrisi semplicemente prendendo la sua mano nella mia, come all'ospedale, iniziando a giocarci timidamente.
<<Ero davvero felice insieme a lui, lo sono sempre stato, mi portò a pranzo fuori e restammo fuori per tutta la giornata, facendo quello che ci piaceva fare... stare tranquilli, senza pensare all'azienda in cui lavoravamo o alle nostre vite. Mi sentivo così bene ogni volta che pronunciava il mio nome... che mi chiamava anche solo per rubarmi un bacio, o magari un sorriso. È stato l'unico nella mia vita... beh... la mia vita girava attorno a lui... il mio cuore glielo regalai a soli sei anni senza saperlo... quando lo conobbi. Andammo a piedi fino ad un ristorante e mangiammo molto presto... uscimmo alle ore sette e cinquantacinque, restammo in quel parcheggio qualche minuto a regalarci qualche bacio e qualche chiacchierata... quando qualcosa iniziò a renderlo irrequieto... non sapevo cosa dirgli, ma stavo iniziando a preoccuparmi un minuto prima che scattassero le venti esatte... lui mi disse "Hyunjin...io ti amo, non scordartelo mai" e mi abbassò violentemente... in quel momento sentii uno sparo rimbombare per tutto il vicinato... ma quello che vidi io fu la pozza di sangue uscire da dietro di lui, schizzi, che macchiarono la nostra macchina rendendola rossa, anche il lume dietro di essa si macchiò di quel colore, le sue mani che prima premevano sulle mie spalle finirono per perdere tutta la loro potenza dopo quel botto... rendendolo impotente. Alzai il mio sguardo, incontrando il suo... i suoi occhi innamorati, che non lasceranno mai la mia mente... insieme a quel buco al centro della sua fronte... quell'anno lui avrebbe dovuto fare ventidue anni ad ottobre... e io non potevo accettare una cosa del genere, il suo corpo... senta vita cadde a terra dietro di me con una gamba alzata... non volevo crederci, urlai il suo nome come un pazzo cercando in vano dei segni di vita da parte di sua... sentii il suo cuore smettere di pompare sangue sotto il mio tocco aumentando le mie lacrime... in quel momento un uomo incappucciato mi prese per lo stomaco portandomi via da quello scenario... ma io non riuscivo a smettere di agitarmi... alchè mi arrivò un colpo fortissimo dietro la nuca. Sperai di morire in quel momento ma mi svegliai all'interno di questa stanza con dei vestiti neri addosso, e ogni giorno iniziai a piangere... non smisi neanche un secondo per penso due mesi... dove le punizioni aumentavano a dismisura, ma io...non sentivo il dolore...non l'ho mai sentito... l'unico dolore era quello che la sua morte ha lasciato dentro di me... togliendomi tutto... una dignità, una famiglia, e tu non sai>> lo guardai dritto negli occhi <<quanto io ogni giorno speri di morire per non dover più vivere senza questo peso addosso>> lui gattonò verso di me stringendomi forte.
Strabuzzai gli occhi... e sentii una cosa che non volevo sentire... i suoi singhiozzi.
In quel momento entrò, un uomo alto che fece partire la voce del ragazzo gentile dal suo registratore. Anche lui con il volto coperto.
"Scegli, lui davanti a te, o tu in un'altra stanza" interruppe la registrazione mettendosi le mani dietro la schiena.
Il più piccolo mi guardò.
Dopotutto era colpa mia se stavo così.

<<Hyunjin scegli me, hai la caviglia rotta, per favore scegli me>> lo guardai, lui era in preda ai singhiozzi <<ti prego, ti sono quasi guariti gli altri graffi per favore, non rischiare>> lo guardai facendo un muso che gli fece negare la testa <<no, ti prego scegli me, scegli me, poi in ospedale come facciamo, ti supplico>> scoppiò a piangere <<non mi interessa che mi dovrai guardare nudo ma ti supplico scegli me>> negai con la testa e lui per la prima volta mi diede uno schiaffo <<fallo, indicami>> lo guardai sconvolto <<so come nascondere i graffi>> gli misi una mano sulla bocca.

<<E io come faccio a curarti Felix... dimmelo, dopo... prendimi>> l'uomo annuì e Felix restò impalato con le lacrime agli occhi, intanto quell'uomo mi prese in braccio bendandomi e portandomi in un'altra stanza.
Non conoscevo quella presa, non era sicuramente l'uomo che mi aveva dato una mano a cambiarmi.
Ma neanche quello più basso,
questo probabilmente sarà stato uno degli altri due... perché quello dalla voce terrificante, mi avrebbe sicuramente parlato.
Sentii un tavolo sotto di me, venni buttato lì piegato in due, come se fossi una puttana.
Mi mise una pallina in bocca e mi legò il suo elastico dietro alla nuca, mi strappò di violenza la camicia e sentii un dolore atroce su tutta la schiena... questa era una frustata.
Ne sentii un altro... un altro e un'altro ancora e via così.
"Li hai contati?" mi chiese la voce gentile sempre nel registratore.
L'uomo mi tolse la pallina dalla bocca e io strinsi i denti.
<<N-no>> era la verità...lui mi rimise la pallina in bocca ricominciando... 1... 6... 17... 23... 27... 34. Fece ripartire la registrazione.
Questa volta erano sicuramente molti più di prima.
Il bruciore era fortissimo.
"Li hai contati?" io annuì deglutendo e poi sussurrai un flebile <<trentaquattro>> lui mi prese per il collo per poi alzarmi di peso sentendo il mio respiro mancare ad ogni passo che esso compiva, cercavo di tenere la gamba alzata prima di perdere conoscenza ma fu tutto vago, mi tirò via la pallina dalla testa assieme alla benda lanciandomi in camera, dove venni subito soccorso da Felix.

<<Cazzo>> si inginocchiò accanto a me mettendosi le mani in testa <<perché cazzo, perché>> tentò di raggiungere la valigetta ma le mani gli tremavano, lo guardai dritto negli occhi mentre si rimboccava le maniche inghiottendo la saliva.

<<Non potevo aiutarti... e non posso farlo ora...>> i miei occhi si chiusero, non vidi più niente. Buio.

[...]

Aprii gli occhi lentamente sentendo delle carezze sul mio viso... vidi un volto... completamente nero... chi era?
Perché mi osservava senza parlare?
Mi mise il dito davanti alla bocca prima che potessi provare a parlargli.
La sua maschera venne rimossa dalla sua mano fino alla fronte... quello era il volto di voce gentile, mi sorrise dolcemente per poi avvicinarsi a me molto lentamente.
Mi baciò silenziosamente la guancia, per poi passare al naso... che faceva?... lasciò un piccolo bacio sul mio mento... per poi toccarmi le labbra... con le sue.
Si staccò con un sorriso che gli evidenziò le fossette, abbassandosi successivamente la maschera di nuovo sul volto.

<<Mi hai fatto dannare stamattina... il tuo compagno di stanza non è molto bravo a disinfettare... ora chiudi gli occhi e canta una melodia fino a quando non esco ok?>> io annuì eseguendo... provai ad intonare una canzone della buonanotte che mia madre mi cantava quando era a casa.
Sentii il click della porta e poi aprii gli occhi cercando di metabolizzare quello che c'era intorno a me... come Felix... sul pavimento... accanto a me, era seduto all'altezza delle mie ginocchia con gli occhi chiusi e la testa poggiata sul materasso.
Stava... dormendo...
Lo guardai ancora per qualche istante per poi ripensare a quello che era appena successo... voce gentile... mi aveva appena dato un bacio, un bacio dolce, semplice, come il primo che io scambiai in passato.
Un delicato bacio a stampo, con l'unica persona che fin dal mio ingresso non mi ha fatto nulla... se non le poche cose per sopravvivere... come per esempio darmi l'ossigeno ogni mattina, portarmi dell'acqua per non morire disidratato. E potrei scommettere, che sia lui che mi ha sempre portato da mangiare.

<<I want you to stay with me... no matter if you won't see me... I hope you will waking up for me... but please don't forget me>> Felix canticchiava queste parole, con la sua voce dolce, normale, sembrava che non avesse visto il ragazzo dalla voce gentile entrare e uscire...
<<Please wake up again...>> quelle parole... me le ripetevo da ormai sei anni a quanto pare.

<<Felix...>> sussurrai e lui mi guardò immediatamente venendo accanto a me.

<<Ti sei svegliato finalmente>> sorrise a 72 denti quelle parole facendomi scappare un leggero ghigno... è come se gli importasse veramente di me... anche Minho si preoccupava così... anche solo per uno starnuto.
Ma la mia mente adesso era occupata... da quel bacio dolce... di voce gentile.

the feel of HIMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora