III

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Mi svegliai notando la vampata di ossigeno che stava entrando, guardai verso la finestra notando l'uomo incappucciato in piedi a guardare fuori.
Voltò il capo verso di me e dovetti chiudere gli occhi, sentii i suoi leggeri passi spostarsi verso la mia direzione e il mio cuore, spaventato, prese a battere senza ritegno.
Lui pulì il mio comodino con uno straccio per poi appoggiare una mano sul mio volto. Precisamente sui miei occhi.

<<Non aprirli fino a quando non chiuderò la porta promettimelo muovendo le labbra>> feci un movimento impercettibile e la sua mano si tolse dal mio volto.
Potevo sentire il rumore dei suoi passi e la
chiusura metallica della finestra. Quella voce gentile mi aveva cautamente evitato una sgridata dall'altra.
Magari un ringraziamento sarebbe potuto non essere il bucargli il muro.
Finii per riaddormentarmi, contagiato dal tepore delle soffici coperte che mi coprivano interamente.

<<Hey, svegliati>> sentivo delle dita premere sulla mia spalla e questa frase ripetuta più e più volte.
Socchiusi gli occhi per poi aprirli e guardare l'altro ragazzo che stava provando a svegliarmi in tutte le maniere.
<<Posso darti gli antidolorifici, fatti tirare un po' su>> negai con la testa. Anche se ero pieno di male ovunque non mi interessava il solo pensiero di dovermi nutrire per stare meglio.
Avrei preferito alzarmi e trovare qualsiasi cosa per riaprire tutti i graffi e morire dissanguato.
<<Ti prego... fallo per ringraziarmi... non mi bastano solo i sorrisi>> effettivamente non aveva tutti i torti, avendo difficoltà nel parlare mi dovetti far tirare leggermente su e lui prese del riso con un cucchiaino facendo per imboccarmi.
Esitai nel parlare per chiedere il perché ma lui mi infilò il riso in bocca facendomi mangiare quella pietanza fredda.
<<Là fuori... ci ho pensato da quando me lo hai chiesto facendo fatica a prendere sonno... beh... ero un ragazzo comune, frequentavo l'università di medicina e contemporaneamente quella di scienze politiche, avevo due genitori molto affettuosi e loquaci e due sorelle con cui mi sfogavo su tutto>> mentre parlava mi imboccava tranquillamente <<da qualche tempo mi prendevo cura di mio cugino, che purtroppo si era rotto una gamba e un braccio a football e aveva riportato parecchi tagli e lesioni profonde, lo facevo mangiare ogni giorno o comunque quando ne avevo tempo per via dello studio e delle sue continue minacce di poter perdere l'anno>> sorrise a quella affermazione <<alla fine non ho mai perso l'anno, perché mi sono ritrovato qui, e dopo una settimana ho ricominciato a fare lo stesso lavoro che stavo facendo con lui solo con un ragazzo, di cui so davvero poco, so che non ama parlare, so il suo nome e so che non gli piace mangiare>> lo guardai sorpreso... io lì fuori amavo parlare, mi piaceva mangiare... mi piaceva anche sentire il mio nome se è per questo.
<<Però...>> continuò mentre prendeva una pillola di antidolorifico e sollevarmi leggermente la testa con la mano, che, dopo qualche istante venne sostituita con la sua gamba <<vorrei anche diventare suo amico... magari per passare le giornate a conoscerlo e non a guardarlo e basta sperando anche solo in un sospiro per capire se sia in vita o meno>> afferrò il mio bicchiere e con delicatezza mise la pastiglia nella mia bocca, appoggiai le labbra al bicchiere bevendo sotto il suo sguardo attento.
<<Ho risposto alla tua domanda...tu chi eri lì fuori?>> chi ero? Mi sarei dovuto aspettare una risposta così...ma effettivamente chi ero?
Decisi per la prima volta in tutta la mia vita dare voce ai miei pensieri, magari da non essere costretto a ridirlo un'altra volta ad alta voce.

<<Ero il figlio di due genitori, che si alternavano dall'essere molto presenti al completamente assenti, in una casa molto grande e spaziosa per via del loro lavoro da imprenditori, frequentavo il primo anno di università alla facoltà d'arte... assieme al mio ragazzo>> le parole mi morirono in gola dopo quelle semplici parole che fecero risuonare un cono di malizia attorno a me.
Alzai lo sguardo verso di lui, i suoi occhi erano normali, con la stessa profondità che era solito inserire non appena io parlavo. Mi dava l'impressione che mi stesse analizzando in qualche modo.

the feel of HIMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora