Capitolo 31

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Sospirai frustrata non riuscendo a trovare una felpa nell'armadio, la metà delle cose le avevo fatte spedire a Los Angeles e in quel momento mi ritrovavo a scegliere se morire di freddo oppure mettere la maglia dei 'nirvana' che Trent mi aveva prestato la prima volta che ci eravamo visti. Cercai di reprimere alcuni sbuffi di frustrazione evitando che il ragazzo comodamente sdraiato sul mio letto si svegliasse e che scatenasse la terza questa mondiale per averlo svegliato troppo presto.
Per un momento mi sembrò che tutto fosse ritornato ai vecchi tempi, ma sapevo benissimo che quello era solo un momento di tranquillità che sarebbe finito non molto dopo, era il sole prima della tempesta. Qualcosa sarebbe successo, no, non ero pessimista, semplicemente realista, ormai sapevo come andavano le cose.
Il più delicatamente possibile presi posto sul letto, affianco al ragazzo profondamente addormentato. Era così bello vederlo dormire, era così bello averlo a pochi centimetri da me, senza maglietta e con i capelli tanto spettinati. Feci scorrere lo sguardo sul suo petto notando la presenza di tatuaggi che non avevo mai visto, o meglio che due mesi fa quell'inchiostro non era presente nella sua pelle. tuttavia non riuscì a decifrare cosa ci fosse scritto e di cosa si trattasse il disegno, dato che era esposto solo un quarto di esso.
Era cambiato tutto così tanto che nemmeno avevo avuto il tempo di elaborare tutto. Avevo finito per innamorarmi del ragazzo che odiavo e che era il mio fratellastro. Ci avevo vissuto insieme per gran parte dell'anno ignara di quello che lui stesse passando o di quello che mi stesse nascondendo, probabilmente quella non era l'unica cosa che non sapevo di lui. Ero sicura che c'era ancora qualcosa di più grande che riguardava il suo passato, ma non glie lo avrei chiesto, avrei fatto di tutto per non chiederglielo.
Insicura delle mie azioni portai lentamente la mia mano sul braccio, stesa sul posto che avrei dovuto occupare, e lentamente cominciai a tracciare figure astratte su di esso.
Mi chiesi cosa sarebbe accaduto una volta che lui si fosse alzato, come si sarebbe comportato, ma soprattutto come avrebbe reagito a tutto l'accaduto.
Improvvisamente mi ricordai che molto probabilmente sarei dovuta andare a scuola e giustificare la mia assenza prolungata. Ero restata a casa un mese in più del previsto e dubitavo che i professori passassero sopra a questo fatto, dato che tra pochi mesi avrei avuto la maturità, tuttavia non potevo nemmeno biasimarli. Un mese era troppo e io ero sparita con poco, o meglio nessun preavviso.
Sussultai quando Taylor emise un mugolio di disapprovazione quando smisi di accarezzare il suo braccio, non mi ero nemmeno resa conto di aver smesso di farlo.
Guardai l'ora accorgendomi che fossero solo le 3:30 del mattino e che probabilmente sarei dovuta ritornare a dormire, se solo ci fossi riuscita.
Il ragazzo affianco a me si mosse borbottando qualche parola, che ovviamente non riuscì a decifrare, per poi aprire lentamente gli occhi, beandomi così della loro vista.
«Scusa non volevo svegliarti» sussurrai sorridendogli e tentando di alzarmi per spegnere la luce dell'abat-jour.
«Dove vai?» chiese con la voce impasta dal sonno che risulto essere più profonda e roca del solito.
«A spegnere la luce» non avevo nemmeno finito di rispondere alla sua domanda quando mi aveva afferrato per la vita è mi aveva dolcemente posizionata accanto al suo petto per poi abbracciarmi, come se avesse paura che potessi scomparire da un momento all'altro. La sua testa si trovava tra l'incavo del mio collo mentre il suo respiro colpiva ad intervalli regolari gran parte del mio collo, provocandomi alcuni brividi che mi fecero tremare.
«Hai freddo?» chiese mentre altri brividi si facevano spazio nel mio corpo. Ero come posseduta da lui, non riuscivo a dire una sola parola, mi sembrava persino complicato negare o annuire. «Melissa?»
«Si?»
«Nulla» sospirò prima di staccarsi da me ed alzarsi dal letto. Non potei fare a meno di chiedermi cosa lo avesse turbato in quel momento e cosa avesse voluto dirmi, ma che però sembrava essere tanto difficile.
Aspettai che facesse ritorno nella stanza, ma dopo quella che mi sembrò essere passata un'eternità, non era ancora tornato. Forse sarebbe stato meglio per entrambi se io avessi fatto ritorno nella mia stanza. Mi alzai dal letto raggiungendo la cucina prima di andare in camera, tanto valeva sdraiarmi sul letto a guardare il soffitto, in entrambe i casi non sarei riuscita a dormire.
Non appena varcai la porta della cucina vidi Taylor appoggiato contro il ripiano in marmo, con lo sguardo rivolto verso la finestra dietro di lui.
Mi bloccai sui miei stessi passi incapace di decidere se restare lì oppure tornare indietro prima che lui se ne accorgesse. Optai per la seconda opzione, ma quando indietreggiai di un solo passo, si voltò verso la mia direzione.
«I-io sono solo v-venuta a....n-non pensavo f-fossi qui» balbettai girandomi in modo da dargli le spalle.
«Che cosa è successo a Los Angeles?» chiese con voce ferma. Rimasi spiazzata da quella domanda. Si, sapevo che prima o poi me lo avrebbe chiesto, tuttavia non immaginavo avrebbe fatto così presto.
«Niente» sospirai cercando di ricordare il meno possibile i primi giorni che avevo passato da mio padre.
«Melissa che cosa è successo a Los Angeles e come diamine hai fatto ad incontrare mio cugino.» disse mentre il suo tono di voce continuava a crescere sempre di più.
A testa bassa mi appoggiai al muro accanto alla porta e molto lentamente ci scivolai contro.
«Erano passati pochi giorni dal mio arrivo a Los Angeles, non ero uscita molto, a dire il vero solo una volta con mia sorella, ma questo non ha molta importanza. Un giorno decisi di andare a visitare un po' il quartiere, era sera, probabilmente le otto. Ero stanca così decidi di fermarmi ad un parco non molto lontano da dove ero passata prima, la casa di mio padre non era molto distante, semplicemente non avevo voglia di rientrare. Ma se solo lo avessi fatto, se solo fossi andata a casa o semplicemente non mi fossi seduta in quel parco» mi fermai cercando di regolarizzare il mio respiro. «Non riuscì nemmeno a capacitarmi di cosa stesse succedendo, fu tutto troppo veloce, non ebbi il tempo di ribellarmi. Michael mi aveva trascinato in un vicolo buio e deserto che metteva ansia solo a passarci vicino. Aveva cominciato a dirmi di tutto, a darmi della puttana, ma il punto non era quello. Le sue mani avevano preso possesso del mio corpo e lentamente e avidamente mi toccava. Ho urlato, ma non potevo di certo aspettarmi che qualcuno mi sentisse, però nonostante questo non avevo smesso di farlo. Cercai di colpirlo o comunque di fargli del male, ci riuscì, pensavo fosse finita o meglio speravo, ma a quel punto tirò fuori un coltello che andò direttamente a contatto con il mio fianco sinistro. Quando pensai di non avere nessuna via di fuga, arrivò Logan e mi salvò» conclusi consapevole che le lacrime avevano rigato le mie guance. Non ebbi nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo per vedere la sua espressione, francamente non sapevo nemmeno se lui fosse ancora lì.
«Per quale motivo hai incominciato a gareggiare?» chiese dandomi la conferma che era ancora dentro la cucina.
«Per vendicarmi, probabilmente quella era la ragione principale» risposi riluttante. C'erano tanti motivi per cui avevo cominciato a gareggiare, ma quello sembrava essere quello più valido.
«Tornerai a Los Angeles?» domandò insicuro.
«C'è la maturità, devo recuperare le lezioni e.....no, non ci tornerò» dissi poggiando la testa contro il muro.
Lo vidi avanzare lentamente verso di me, fino a fermarsi a qualche centimetro di distanza, giusto l'occorrente per tendermi la mano, che io afferrai, per alzarmi.
Non sapevo che cosa stesse per fare fare o quali intenzioni avesse, nonostante ciò rimasi immobile fino a quando le sue braccia non mi avvolsero in un caloroso abbraccio.
«Ti amo» sussurrò sui miei capelli mentre io chiusi gli occhi e mi appoggiai la testa contro il suo petto.
Forse era quello che aveva voluto dirmi prima di alzarsi dal letto", pensai, eppure non potei fare a meno di chiedermi che cosa eravamo diventati in quel momento e cosa saremmo stati il giorno dopo.

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Sono riuscita ad aggiornare dopo quello che è sembrato un anno, ne sono perfettamente consapevole, ma con al fine della scuola e altri problemi, mi era quasi impossibile scrivere. Adesso, ringrazio dio per la fine della scuola(😂), le 300K visualizzazione insieme alle 10K stelline, francamente non pensavo nemmeno che questa storia avrebbe potuto avere più di 50 lettori in totale, ma sono felice, anzi più che felice di questo risultato, quindi Grazie mille a tutti voi.
Per quanto riguarda la storia, sto cominciando a correggerla e a scrivere gli ultimi capitoli, non ce ne saranno molti, però c'è un'alta probabilità che io faccia un sequel, anzi è più che confermato.
Mi dispiace per il ritardo. Per scusarmi pubblicherò un'altra capitolo tra qualche giorno. 😉
Spero che questo vi sia piaciuto, che commentiate e che mettiate la stupenda stellina🌟.

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