Capitolo 9 - Trent

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«Tesoro come sta andando?» domandò mia madre dall'altra parte dello schermo del computer. Dall'arredo quella stanza d'albergo sembrava costare tanto, fin troppo, ma d'altronde John era un uomo d'affari e poteva permetterselo.

«Alla grande» risposi sarcasticamente, tuttavia lei non lo percepì.

«Credo che torneremo tra due settimane» mi informò sorridendo. Alzai gli occhi al cielo sentendo il nervoso salirmi in corpo.

«Puoi anche trasferiti lì, non c'è nessun problema e adesso se permetti ho da fare. Ciao» affermai chiudendo la videochiamata prima che lei potesse dire qualcosa.

Tra due settimane, diamine era via da altre tre settimane.

«Fanculo» imprecai sbattendo la porta della camera e scendendo le scale rumorosamente.

«Che problemi hai?» domandò Taylor staccandosi dalla labbra di Ally...no Alesha o come diamine si chiamava. La fulminai con lo sguardo non appena lei mi lanciò un sguardo d'odio per aver interrotto il loro bacio.

Alzai gli occhi al cielo ed uscii di casa sbattendo la porta.

Perché tutto andava a rotoli? Avrei voluto avere mia madre a casa, come succedeva prima che ci trasferissimo dal suo compagno. Avrei voluto avere vere una semplice e noiosa vita che non implicasse Taylor nella mia doccia o nel mio letto.

Volevo solo tornare alla normalità che avevo quotidianamente prima di trasferirmi in quell'enorme casa. Preferivo quella piccola e accogliente casa che avevo. In quella di John mi sembrava di potermici perdere dentro.

Ero finita a letto con quello che probabilmente sarebbe diventato mio fratello, il ragazzo che odiavo.

"Scopamici", ma chi volevo prendere in giro?

Anche se non avessi accettato quello stupido accordo lui non avrebbe detto nulla. Non ero nulla per cui vantarsi, anzi ero una cosa da tenere segreta a tutti.

Calciai l'ennesimo sassolino che però questa volta arrivò addosso a qualcuno.

«Ahi» si lamentò quest'ultimo.

«Scusa» dissi fredda per poi alzare lo sguardo e vedere chi era.

Due occhi grigi mi guardavano mettendomi quasi in soggezione.

Era alto, ma non troppo, i capelli castani, quasi biondi, erano perfettamente tirati su con un po' di gel. Quelli di Taylor erano quasi sempre...perché stavo pensando a lui?

In ogni caso mi sembra familiare. Lo avevo già visto da qualche parte.

«Niente tranquilla» sorrise. Aveva un sorriso magnifico. «Giornata no?» aggiunse.

«Diciamo che ho avuto giornate migliori» sospirai facendo vagare lo sguardo altrove. Tuttavia la mia attenzione fu catturata da alcune gocce di pioggia che mi colpirono in viso.

«Non ci credo» ridacchiai amaramente cercando un riparo. Da lì a poco avrebbe cominciato a piovere forte.

«Ho la macchina qui vicino, se vuoi ti accompagno a casa» propose il ragazzo di fronte a me. Mi sembrava familiare.

Lo squadrai per la millesima volta non sapendo se fidarmi o meno, ma le opzioni non erano molte: o arrivavo a casa zuppa d'acqua beccandomi un'accidente oppure mi facevo accompagnare da lui.

«Ehm..va bene, grazie» risposi accennando ad un sorriso e seguendolo a passo svelto verso la sua macchina. La pioggia si era intensificata e nonostante i nostri tentativi di arrivare asciutti in macchina, giungemmo fradici.

«Dove abiti?» domandò non appena mi accomodai sul sedile del passeggero.

«A circa un'ora da qui» affermai legando i capelli in una coda disordinata.

«So di essere un estraneo per te, ma casa mia non è molto lontana da qui. Ti presto alcuni vestiti di mia sorella, mangiamo cena e poi ti riporto a casa, va bene?» propose.

Andava bene?

Non aveva l'aria di essere un maniaco e poi aveva una sorella, ciò implicava che vivevano insieme e che se fossi andata a casa sua lui non avrebbe potuto farmi niente, non è così?

«Si va bene» risposi sperando di non aver fatto una cazzata.

Lungo il tragitto fino a casa sua parlammo e potei scoprire che frequentava la mia stessa scuola, probabilmente l'avevo visto lì, che era molto simpatico e soprattutto che non era un maniaco. Più ci parlavo e più mi ricordava qualcuno, ma non riuscivo a capire chi fosse.

La casa era grande quasi quanto quella di Taylor, forse leggermente più piccola e colorata.

«La terza porta a destra è il bagno, vado a prenderti alcuni vestiti di mia sorella» disse posando le chiavi e il telefono sul tavolino del salotto.

Mi chiusi in bagno non appena mi porse i vestiti e ne approfittai per farmi una doccia veloce.

Per fortuna i leggins di sua sorella mi andavano e la felpa che probabilmente era sua l'adoravo.

«Davvero, penso che questa felpa dei Nirvana la terrò» ribadii afferrando l'ennesimo trancio di pizza.

«Oh no, quella felpa è sacra per me» rispose indicandomi con la pizza.

«Avresti fatto meglio a darmene un'altra allora» dichiarai bevendo un po d'acqua mentre guardavo la televisione.

«Non ce ne erano altre nell'armadio, la maggior parte sono a lavare e altre nella valigia che devo ancora disfare» spiegò. Mi incuriosì il fatto che dovesse ancora disfare la valigia quanto il fatto che la casa non era tutta arredata, ma non mi sembrava il caso di chiedere.

«Ti dispiace riportarmi a casa?» domandai dopo aver lanciato una fugace occhiata all'orologio. Era tardi, troppo tardi.

«No tranquilla» rispose alzandosi e raccogliendo i cartoni della pizza mentre io prendevo i bicchieri che avevamo usato per poi posarli in cucina.

Mi ringraziò con un sorriso prima di afferrare la chiave della macchina e richiudere alle nostre spalle la porta di casa.

Era un ragazzo divertente, soprattutto gentile, tutto il contrario del ragazzo con cui vivevo io.

«Eccoci arrivati, è questa vero?» mi avvisò accostando davanti l'enorme casa, non mi sarei mai abituata a tutto quello. "Questa non è casa mia" avrei voluto rispondere, ma purtroppo non era più così, io vivevo lì.

«Ti ringrazio per oggi» dissi sorridendogli.

«Grazie a te» ricambiò giocando con le chiavi della macchina.

«Ci vediamo in giro, e poi hai il mio numero» conclusi prima di aprire lo sportello della macchina e inoltrarmi nel vialetto di casa.

Respirai a fondo prima di entrare in casa e non appena lo feci desiderai di andarmene.

«Alla buon ora» borbottò distogliendo l'attenzione della televisione.

«Ciao» risposi fredda togliendo le scarpe ancore zuppe d'acqua.

«Dove sei stata?» domandò mettendosi seduto sul divano.

«Da Alex..» risposi non appena il campanello di casa suonò. Mi affrettai ad andare ad aprire ritrovandomi così davanti ad Alex e Trent.

«Hai dimenticato queste» disse quest'ultimo porgendomi le cuffie mentre io lo ringraziai con un sorriso prima che se ne andasse scusandosi.

«E tu hai dimenticato il tuo migliore amico» sorrise Alex entrando dentro.

«Stupido» ridacchiai chiudendo la porta di casa.

«Comunque chi era quel ragazzo?» domandò mentre raggiungevamo il salotto.

«Uno che ho conosciuto oggi» spiegai brevemente accomodandomi sul divano.

«Aspetta e quella maglia? Sai da quanto tempo la sto cercando?» affermò indicando la felpa di Trent.

«È del ragazzo di prima» riposi sperando mi avesse sentito solo Alex, ma non fu così.

«Ovvero?» intervenne Taylor posando l'attenzione su di me.

«Mi ha imprestato dei vestiti dato che ci siamo bagnati a causa della pioggia» risposi accomodandomi accanto al mio migliore amico mentre sentivo lo sguardo di Taylor bruciarmi addosso.

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