Capitolo 11 - Back to home

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Mi feci una doccia sperando mi avrebbe aiutata a rilassarmi un minimo, dopodiché scesi in salotto dove probabilmente Taylor giaceva sul divano.

Da qualche settimana  avevamo deciso che la domenica avremmo visto un film e per quanto strano fosse, eravamo riusciti a vederlo ogni domenica.

Sprofondai sul divano accanto a lui e sbuffai attirando la sua attenzione.

«Ha chiamato mio padre prima, ha detto che hanno rimandato, di nuovo, di qualche giorno il ritorno» mi avvisò non guardandomi. Per quello che interessava a lui i nostri genitori avrebbero potuto passare il resto della loro vita lì dov'erano.

«Perché non è stata mia madre ad avvisare?»

«Ha detto che non eri nelle condizioni adatte per parlare» spiegò.

Sgranai gli occhi mentre le parole di mio padre rimbombavano nella mia testa.

«Lei lo sapeva» sussurrai non consapevole di aver esposto i miei pensieri. La rabbia prese il sopravvento su di me, ma quest'ultima si trasformò in lacrime che appannarono la mia vista.

«Cosa sapeva? Cosa succede?» domandò dandomi tutta la sua attenzione. Con un gesto veloce mi fece sedere sulle sue gambe confortandomi in un abbraccio.

Le lacrime rigarono il viso e mi maledissi mentalmente per essere ceduta davanti a Taylor.

«Mio padre....mhmm, lui ha avuto una figlia e a quanto pare ero l'unica a non saperlo» dichiarai sorridendo amaramente e sbuffando. «Sai come l'ho scoperto?»

Lui scosse la testa spostando alcune ciocche di capelli dal viso. Probabilmente dopo mia avrebbe derisa, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

»Mi ha chiamata Alessia, sua figlia, dicendomi di essere mia sorella. -Sono Alessia, ho quattro anni e sono tua sorella-. Quattro fottuti anni Taylor, me l'hanno nascosto per quattro anni.» sbottai passandomi le mani fra i cappelli.

«E' questo il motivo per cui te ne sei andata via oggi?» domandò più a lui stesso che a me, come se si stesse dando delle risposte da solo.

Annuii guardando un punto fisso davanti a me. «Lo avrei scoperto lo stesso a Natale e credo che sarebbe stato peggio o forse me lo avrebbe detto prima che io andassi a Los Angeles» riflettei.

«Los Angels? Cosa?» chiese smarrendosi nel mio discorso.

Esitai per qualche secondo e posai la mia attenzione su di lui. «Pochi gironi fa mi ha chiesto di passare il natale da lui, a Los Angeles. Quando mia madre ha deciso di trasferirsi qui, mio padre mi aveva proposto di andare a vivere da lui, ma avevo rifiutato l'offerta.»

«Perché?» domandò confuso. «Perché non sei andata a vivere da lui?»

«Se fossi andata a vivere da mio padre avrei dovuto cominciare una nuova vita e qui io ne ho già una. Trasferirmi qui mi era sembrato meno drastico, diciamo più facile da accettare» spiegai giocando con la manica della sua maglietta.

«Mi dispiace» affermò accarezzandomi dolcemente la schiena, riempiendo così il mio corpo di brividi.

«Hai freddo?» domandò quando mi sentì rabbrividire. Negai con la testa sperando mettesse fine a quella straziante tortura.

******

«Gesù, ci hai messo un anno a prepararti» mi lamentai guardandolo scendere gli ultimi gradini delle scale.

«Non azzardarti ad attribuirmi nessuna colpa, se ho fatto tardi è solo ed esclusivamente colpa tua e delle tue brutte abitudini. Prima mi ecciti e poi te ne vai.» borbottò passandosi una mano fra i capelli bagnati. Si era di nuovo fatto la doccia.

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