Felice. Era così che mi ero sentita nel momento stesso in cui lui aveva ammesso di amarmi, oppure era troppo riduttivo.
Era svanito tutto in pochi secondi, come se quella sua confessione non fosse stata reale, come se io me la fossi immaginata per poi svegliarmi di colpo su un lettino bianco attaccata a troppi fili che bloccavano ogni mio tentativo di movimento. Quel posto mi era fin troppo famigliare, mure bianche, lenzuola bianche, persone che piangevano oppure infermiere che correvano da una stanza all'altra, ma soprattutto l'odore di disinfettante o di qualsiasi cosa si trattasse mi facevano capire che mi trovavo in ospedale. Tentai invano di girare la testa da un lato, ma fallì miserabilmente rendendomi poi conto di un collare attorno al mio collo.
La porta, anch'essa bianca, si aprì di colpo facendomi intravedere una folta chioma bionda seguita da un'altra mora.
«Melissa? Sei sve..»
«Si sono sveglia» terminai la frase prima che lui potesse farlo, sembrava che tutto si ripetesse.
«Dov'è Taylor?» chiesi subito dopo mentre Alex mi sorrideva confortevolmente.
«Gli stanno medicando alcune ferite. Diciamo che quella ridotta più male sei tu» rispose Logan al posto del biondo.
Continuavo a maledirmi mentalmente per non essere riuscita ad intravedere Michael inchiodare di colpo e quindi, non essere riuscita a frenare in tempo. Cosa sarebbe successo se non fossi andata contro la macchina davanti a noi? Se in quel momento al posto di trovarmi all'ospedale fossi sulla linea del traguardo insieme a Taylor? Forse la domanda più appropriata era un'altra. Cosa sarebbe successo quando io lo avrei rivisto? E se quello che mi aveva detto prima dell'incidente non lo avesse pensato davvero? Se tutte quelle cose che mi aveva detto erano state solo frutto della mia stupida immaginazione?
«Hai capito?» la voce di Alex mi distolse dalle mille domande che frullavano nella mia testa.
«Hmm..cosa?» domandai portandomi una mano sulla fronte.
«I dottori hanno detto che sarai dimessa entro l'ora di pranzo, le tue condizioni non sono poi tanto gravi» sbuffò probabilmente stanco ed esausto di tutta quella situazione.
"Tu non sai che Alex è stato sul punto di morire per della fottuta droga"
Quelle parole si fecero spazio nella mia mente mentre fissavo il ragazzo biondo che si passava ripetutamente le mani nei capelli guardando un punto indefinito.
Mi ricordai infine la notte in cui fece quell'incidente, quando lui aveva avvisato che ci avrebbe raggiunto dopo, ma a raggiungerlo fummo noi all'ospedale.
Alex gareggiava, lui si drogava e io stupida ingenua e egoista non mi ero accorta di nulla, avevo continuato a rigettarli tutti i miei problemi addosso non pensando a come stesse andando la sua vita. Non mi ero messa nei panni di nessuno, avevo solamente preteso che tutti mi capissero, ma mi ero messa al primo posto non meritandolo. Ero diventata tutto quello che non avrei mai voluto diventare, quello che avevo sempre odiato.
«Non sono stati avvisati parenti dato che i ragazzi che lavorano accompagnata si sono liberamente presi la responsabilità di farlo loro» il dottore di cui non sapevo il nome e di certo non era mia intenzione sapere come si chiamasse parlava interrottamente da ormai un quattro d'ora spiegandomi le mie condizioni e cosa avrei dovuto fare, ma ormai quelle cose per me erano diventate un abitudine.
«Grazie a lei, arrivederci» gli sorrisi gentilmente non vedendo l'ora di uscire da quel maledetto posto.
Non avevo ancora rivisto Taylor, Logan mi aveva avvisata che loro mi avrebbero atteso fuori. Ero grata ai ragazzi per non aver fatto telefonare a mia madre che probabilmente si trovava in luna di miele insieme a suo marito, non avrei nemmeno osato immaginare cosa sarebbe potuto succedere e soprattutto non avrei voluto rovinare le cose più del dovuto.
Il mio corpo era interamente coperto da lividi, ad ogni passo sentivo una fitta trapassarmi gran parte del corpo tant'è che mi chiesi se sarei riuscita a raggiungere l'uscita prima che il sole tramontasse. Mentre continuavano ad avvicinarmi sempre di più ai ragazzi l'ansai cresceva in proporzione alla distanza che ci divideva, ero sempre più vicina e dunque sempre più ansiosa. Che cosa sarebbe successo una volta aver incontrato quegli occhi verdi-azzurri che quel giorno ero sicura tendessero più al grigio a causa dei grossi nuvoloni che coprivano il cielo e che minacciavano una pioggia violenta. Dopo pochi passi dall'uscita alcune gocce cominciarono a cadere al suolo e sapevo che se non avessi accelerato il passo sarei giunta dai ragazzi zuppa da capo a piedi, eppure quello non fu un buon pretesto per raggiungere il più in fretta possibile l'auto. Feci qualche passo indietro finendo poi con le spalle al muro al quale mi appoggiai inspirando e espirando cercando così di calmarmi, ma sembrava essere un'impresa impossibile in quel momento. Troppo rumore intorno a me, ma allo stesso tempo sembrava esserci un silenzio assordante che aumentava a dismisura la mia ansia.
«Porca puttana» imprecai battendo leggermente la mano contro il muro.
Aprì gli occhi precedentemente chiusi e mi incamminai ripetendomi di potercela fare, in qualche modo.
«Eccoti finalmente» esordì Logan abbracciandomi non troppo forte così da non farmi male. Non vidi gli altri, o meglio non vidi Taylor dato che l'unica cosa che potei intravedere prima di essere stretta fra le braccia del ragazzo tatuato fu solo un piccolo pezzo di quella che sembrava la macchina di Alex.
«Scusa ma il dottore mi ha trattenuta per ripetermi cosa avrei dovuto fare» mentì poggiando la testa sul suo petto. Se solo fosse stato Taylor in quel momento, se al posto di Logan ci fossero state delle braccia scoperte dai tatuaggi e leggermente più muscolose a cingermi, parte del mio dolore sarebbe svanito, ma purtroppo non era così.
Taylor era seduto sul sedile del passeggero con una busta di ghiaccio sulla testa intento a fissare qualcosa di indefinito davanti a lui non rivolgendomi così il minimo sguardo.
Il viaggio fu fin troppo silenzioso, e no, quello non era uno dei soliti silenzi, c'era tensione, troppa tensione.
«Vuoi che resti?» mi aveva chiesto Logan non appena avevo messo piede fuori dall'auto.
«No, non c'è bisogno» avevo ripetuto almeno 10 volte e a quel che sembrava essere l'undicesima aveva deciso di arrendersi ed andare a casa di suo fratello.
Mi ero ritrovata quindi da sola insieme a Taylor che non si ostinava a posare la sua attenzione su di me, così mi chiesi per la millesima volta se quelle cose che mi aveva detto erano state solo frutto della mia immaginazione, se così non fosse stato in quel momento probabilmente mi avrebbe rivolto parola oppure uno semplice sguardo, ma ovviamente quello non accadde.
Mi ritrovai a mangiare in camera mia ripensando al tempo passato insieme a lui, alla prima volta in cui avevo messo piede dentro quella casa senza sapere nemmeno a cosa sarei andata incontro, senza sapere che sarei finita in ospedale per aver partecipato a gare clandestine, che avrei portato il mio migliore amico in uno stato vegetativo, ma soprattutto che avrei potuto innamorarmi di Taylor.
La casa era esattamene come l'avevamo lasciata il giorno prima, perfettamente in ordine e con solo alcuni addobbi matrimoniali presenti in salotto, nella cucina e nella mia camera.
I lampi continuavano a fare luce in tutta la mia camera e ad ogni tuono un brivido mi invadeva il corpo, non potevo più resistere in camera da sola mente fuori casa sembrava esserci il diluvio universale. Fin da piccola avevo avuto paura dei temporali e anche se pensavo che col tempo quella fobia sarebbe passata purtroppo non successe.
Scesi lentamente le scale sospirando ad ogni dolore che provavo. Sobbalzai quando un tuono più forte degli altri risuonò in tutta la casa, e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai già ai piedi della scalinata.
Sentì ridacchiare qualcuno dietro di me e non potei fare a meno di sorridere riconoscendo la sua risata. Lentamente mi girai verso di lui nascondendo il mio sorriso idiota e assumendo un'aria seria. Si trova in cima alle scale con indosso solo un paio di pantaloni, aveva tutti i capelli spettinati e alcune ciocche gli ricadevano sugli occhi, aumentando la voglia che avevo di passare una mano nei suoi capelli.
«Non è divertente» lo ammonì cercando di non sorridere, ma purtroppo fallì miseramente.
«Secondo me si» sorrise scendendo le scale per poi superarmi e dirigersi in cucina dove probabilmente avrebbe mangiato qualcosa.
Ancora con un sorriso da ebete stampato in faccia mi accomodai sul divano e accesi la TV facendo zapping tra i canali sperando di trovare qualcosa di interessante.
Domenica. Era domenica sera, la serata della maratona dei film con Taylor, ma molto probabilmente non ci sarebbe stata quella sera, o meglio non ci sarebbe più stata in nessun altro momento.
«Lo pensavi veramente oppure lo hai detto tanto per dirlo?» domandai facendolo sobbalzare.
Era da qualche minuto che lo guardavo gironzolare in cucina, ma lui non si era accorto della mia presenza sullo stipite della porta prima che io aprissi bocca.
Silenzio. Potevo benissimo sentire il ticchettio dell'orologio che si trova in salotto, la pioggia che batteva contro i vetri e sull'asfalto e il suo respiro. Tutto questo fu disturbato dal rumore delle mie ciabatte a contatto con le piastrelle della cucina, ma lui non si azzardò a spostare lo sguardo dal piatto che aveva davanti.
«Ho capito, era un'altra delle tue stupide bugie. Dovevo immaginarlo. Insomma in due mesi non può mica accadere un miracolo no? Ma certo che non può.» sbattei la porta del frigo dopo aver preso l'acqua al suo interno. «Perché? Perché cavolo hai dovuto mentire? Perché lo hai detto se non lo pensavi? Perché n...» urlai ma fuori interrotta.
Accadde tutto troppo in fretta, mi ritrovai seduta sul tavolo della cucina mentre le labbra di Taylor si muovevano in sincronia con le mie, le sue mani si trovavano già sotto la mia maglietta mentre le mie erano sulla sua testa intente a spettinare e tirare i capelli. Mi era mancato. Mi erano mancate le sue labbra a contatto con le mie, le sue mani sulla mia pelle, i suoi capelli, il suo profumo, i suoi occhi, i suoi modi di fare, la sua voce, la sua risata, il suo sorriso, tutto, mi era mancato tutto di lui.
«Ti amo, e credo sia l'unica certezza che io abbia» disse con voce roca per poi tornare a baciarmi._____________________
Lo so, ci ho messo di nuovo l'eternità ad aggiornare, ma sto avendo veramente troppi problemi e non trovo mai tempo per scrivere i nuovi capitoli, e mi dispiace. Ero quasi giunta alla conclusione di smettere di scrivere la storia, ma mi sembrava irrispettoso e dunque ho messo da parte quell' idea e finalmente ho aggiornato.
Spero vi piaccia, in tal caso mettete quella stupenda stellina 🌟 e commentate. Grazie ❤️(Vi ringrazio anche per i voti e le visualizzazioni che continuano sempre di più a crescere, grazie ancora)❤️

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Just Brothers
RomanceVive con il suo peggior nemico, ma se l'odio provato da entrambi si trasformasse in un altro sentimento? IN REVISIONE