«Tra qualche giorno inizierete la scuola» disse mia madre nel bel mezzo della cena.
John ci aveva portato in un ristorate davvero molto bello, in un hotel a cinque stelle. Probabilmente una cena in quel posto l'avrei solo potuta sognare.
«Già» risposi a monosillabi come avevo fatto da quando avevamo messo piede in quel posto. Ero ancora alterata per ciò che era successo con Taylor e mi sentivo a disagio da quando eravamo entrati.
«Allora, noi vi abbiamo portato fuori a cena perché..» incominciò mia madre facendo una lunga pausa, cosa che mi fece salire l'ansia. Ero ansiosa normalmente e tutta quell'ansia, come aveva detto il dottore, doveva essere alleviata.
«Perché?» la invogliai a continuare, stanca di non ricevere nessuna risposta.
«Perché io e tua madre abbiamo intenzione di festeggiare il fidanzamento» concluse John al posto suo.
L'acqua frizzante che stavo bevendo mi andò di traverso così come la notizia che mi avevano detto.
«Ma vi conoscete da pochissimo e avete appena iniziato a convivere» puntualizzai sbalordita dalla loro decisione. Sembrava una scelta troppo azzardata. Nemmeno stessero correndo una maratona.
«In verità noi ci frequentiamo da ormai 2 anni» ammise mia madre abbassando lo sguardo. Mi alzai di colpo dalla sedia facendola stridere contro il pavimento brillante del ristorante e dopo aver detto un "scusate" piuttosto secco, uscì fuori da quel locale.
Pensavo avesse potuto nascondermi altro, come il fatto che probabilmente fosse in cinta, ma alla fine, dopo quella notizia, potevo aspettarmi di tutto.
In quella mini borsetta nera, dove a malapena ci erano stati un pacchetto di fazzoletti e il mio telefono, non avevo messo le sigarette.
Così mi ritrovai sul terrazzo del ristorante con un estrema voglia di fumare e la rabbia che mi ribolliva nelle vene. Cercai di concentrarmi su altro, come per esempio il magnifico paesaggio che si poteva godere da quella postazione e il ragazzo voltato di schiena che fumava.
Lentamente mi avvicinai verso quest'ultimo con l'intenzione di chiedergli una sigaretta, ma quando il ragazzo si voltò e due occhi verdi-azzurri incontrarono i miei mi bloccai sul posto.
«Cosa cazzo vuoi?» domandò freddo, persino più glaciale delle altre volte.
«Nulla, scusa il disturbo» risposi con lo stesso tono, decidendo di ritornare al tavolo.
«Sono davvero felice per voi. Ma sinceramente non so più che aspettarmi da mia madre» affermai prima di dirigermi verso il terrazzo, in modo da poter abbandonare il ristorante.
«Ti dispiace darmi un passaggio?» chiesi impassibile a Taylor, ancora intento a finire la sigaretta.
«Si, mi dispiace» rispose con lo stesso tono. Mi morsi la lingua per non dire parole poco adeguate.
«Grazie tante fratellino.» sbuffai sorridendo amaramente.
Scesi le scale con una velocità a me sovrannaturale, per poi essere bloccata al muro.
«Io e te non saremmo mai fratelli, mettitelo bene in testa.» dichiarò con tono duro, prima di baciarmi con foga. Tuttavia smise subito non appena si accorse che non ricambiai e lo allontanai da me.
«Stronzo» gli diedi un sonoro schiaffo sulla guancia, facendogli così voltare la testa a sinistra, mentre le lacrime minacciavano di scorrere sulle mi guance.
«Levati» ordinai spingendolo.
Sventolai la mano così che il taxi in arrivo potesse vedermi e fermarsi.
STAI LEGGENDO
Just Brothers
Roman d'amourVive con il suo peggior nemico, ma se l'odio provato da entrambi si trasformasse in un altro sentimento? IN REVISIONE