ARABELLA
Il lunedì. Credo di non aver mai odiato così tanto un giorno.
Non fa altro che ricordarmi il ciclo infinito della vita. Non importa se si arriva al fine settimana, tanto poi ritorna il lunedì e ne inizierà una nuova e sarà sempre così.
Una serie senza fine di esordi, solo per arrivare alla conclusione della morte. Per me che sono credente nemmeno c'è una vera e propria fine perché anche quando me ne andrò, ci sarà un nuovo inizio.
Stupidi lunedì, stupide settimane e stupida vita.
«Arabella, mi stai ascoltando?» Aliza mi sta ammorbando con le sue chiacchiere da quando siamo arrivate. È dal pranzo di ieri che continua a scusarsi per non essere venuta alla festa. Dice di essersi addormentata con il silenzioso.
Le ho creduto e alla fine l'ho perdonata. Purtroppo per me e fortunatamente per gli altri, non sono il tipo che fa gravare le colpe sulle coscienze altrui, so come ci si sente e ciò non accadrà ad altri per mano mia.
«No.» ammetto sinceramente dopo un po'. Lei sbuffa ma lascia perdere.
Ci fermiamo in un angolo del corridoio aspettando la prossima lezione. Di una cosa mi sono accorta, ovunque mi giri io vedo Sebastian.
È arrivato qui da circa due settimane, eppure si è integrato con una facilità assurda. Sta parlando con un gruppo di ragazzi e riesco anche a vedere come le nostre compagne lo osservino in lontananza.
È stato capace di attirare tutta l'attenzione su di sé. La nostra non è una grandissima scuola, quindi non è troppo difficile, però per me che sono sempre stata invisibile è strano.
«Se continui a guardarlo così si consumerà.» un dito picchietta sulla spalla facendomi sobbalzare.
Mi volto di scatto incontrando Patrick. «Mi hai fatto prendere uno spavento.» mi porto una mano sul petto respirando profondamente.
«E lui chi è?» Aliza si mette in mezzo squadrando il nuovo arrivato.
«Non mi riconosci nemmeno tu?» apre le braccia in segno di disperazione. Lei lo osserva bene e dopo un po' sembra perfettamente realizzare. «Patricia!» urla facendo girare tutti verso di noi.
«Puoi chiamarmi Patrick.» si perdono a parlare, io però mi distraggo nuovamente verso quel ragazzo.
Non capisco, ha chiarito più volte che mi odia, che vuole quasi distruggermi, eppure sabato sera mentre eravamo lì fuori mi sembrava un'altra persona. Non si è mostrato scorbutico come sempre e ha addirittura tentato di difendermi quando mi hanno spinto per terra.
È una delle persone più incoerenti che abbia mai conosciuto.
Non appena mi accorgo che sta per girarsi verso di noi distolgo lo sguardo fissando il vuoto, eppure la curiosità di vedere se ancora ci sta guardando cerca di prendere il sopravvento.
Ci stava quasi per riuscire, ma altre persone arrivano a interrompere quel momentaneo gioco di sguardi.
«Ma guarda un po' chi c'è.» Non potevano che essere Dan, Ava, Michelle e Alex.
È proprio il primo ad attirare la nostra attenzione, ma viene subito seguito da Ava. «La suora, il trans e la terrorista. Che trio perfetto.» ridono fermandosi a squadrarci.
«Cristianofobici, transfobici e razzisti.» una voce arriva dalle loro spalle facendoli voltare. «Tutta questa ignoranza non vi fa sentire irrimediabilmente inferiori?» Sebastian sbuca in nostra difesa.
Non riesco a vedere le loro facce, ma dal ghigno di quel Tormento sono sicura che siano rimasti a bocca aperta. Non dicono nulla, e se ne vanno quasi sbattendo i piedi.
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Stuck In The Stars
RomanceUn passato da cui fuggire, un presente da controllare e un futuro da cui nascondersi. Questo è l'obbiettivo di Arabella, così giovane ma così rotta. Le stelle marchiano il suo dolore, riflettendo il sangue delle sue ferite nel rosso dei suoi capelli...