1. I don't wanna lose control

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ARABELLA

Controllo.

L'unica parola a regnare negli ultimi anni della mia vita. La quotidianità è ciò che mi permette di sopravvivere.

Un unico schema da seguire.

Sveglia alle 7:50 

Dalle 7:55 alle 8:10 colazione con Cassie, mamma e il suo compagno.

Alle 8:15 mi lavo e indosso la divisa perfettamente stirata.

Alle 8:40 Brett mi accompagna a scuola.

8:55 sono a scuola pronta per iniziare le lezioni alle 9:00

Un unico schema da seguire. Questo è lunico modo di mantenere il controllo.

E come sempre sono perfettamente in orario a godermi la colazione preparata da  mia madre. Ne lascio sempre un po' nel piatto, esattamente come mi aveva insegnato lui.

Chi conosce la mia storia potrà credere che io sia ancora sottomessa a lui, che lo lasci dominare nella sua assenza. Ma non è così. Questo dimostra che ora sono io ad avere il pieno comando delle mie azioni. 

Anche se alcuni eventi purtroppo non cambiano mai...

«Tesoro, dobbiamo parlare.» Cairstine Lane, mia madre, è la persona più coraggiosa è gentile che io abbia mai conosciuto ed è proprio per questo che lo sguardo di timore che offusca il suo volto mi fa capire che qualcosa non va. 

Prima di risponderle poso lo sguardo sul telefono accorgendomi che tra tre minuti devo essere in bagno. «Ne parliamo quando torno, ora devo andare.» pulisco il mio viso mettendo poi tutti i piatti sporchi nella lavastoviglie.

Mamma sa che non deve stravolgere i miei piani, infatti non replica alla mia risposta, ma si limita a stringere la mano di Dave. 

Quando il campanello suona io sono già davanti la porta vestita nella divisa scolastica che potrei evitare di indossare, ma che continuo invece ad usare. 

«Buongiorno Brett.» il mio ragazzo si abbassa lasciandomi un dolce bacio sulla fronte prima di afferrare la mia mano. 

Come sempre mi soffermo sui suoi capelli biondi e gli occhi di un celeste marino per niente intonato al grigiore di Londra. Ci sono mattine in cui lo odio per il suo aspetto e altre in cui la mia mente apprezza ogni curva di lui. 

Sono così uguali loro.

«Scusami per ieri.» mi abbraccia prima di entrare nella sua Mercedes. 

Questa è una frase che ripete molto spesso, ma almeno lui la pronuncia, è proprio questo a farmi sentire di poter padroneggiare, sapere che poi alla fine si scusa pur di non perdermi.

A scuola il mio rapporto con gli altri non è definibile forse proprio perché inesistente. Ho solo un'amica e come sempre piomba davanti ai miei occhi in tutta la sua solarità.

«Non hai idea di cosa ho scoperto!» mi tira letteralmente fuori dall'auto facendomi quasi cadere. 

Si becca un'occhiataccia già ricambiata da Brett e una piccola risata da me. Spesso è l'unica a riuscire a causarla. 

«Cè un nuovo studente!» alza la voce di qualche tono sopra il normale stordendomi. 

«E quindi? Non è di certo il primo.» scrollo le spalle salutando Brett con un cenno della mano, ma oggi lui ci tiene a mettere le cose in chiaro. 

Scende dalla macchina posando una mano sul mio fianco stringendo con forse troppa forza e infine posa le labbra sulle mie cercando un accesso con la lingua che io non gli concedo. 

«Siamo a scuola.» sussurro distaccandomi dalle sue labbra. 

«Come se cambiasse qualcosa quando siamo soli.» biascica prima di rivolgersi ad Aliza con un tono troppo alterato. «Alla mia ragazza non interessano i nuovi arrivati. Giusto?» mi guarda stringendo ancor di più la presa. 

Io annuisco prima di salutarlo definitivamente. «Noi ora andiamo altrimenti facciamo tardi.» afferro la mano di Aliza entrando finalmente in questo luogo considerato per alcuni una prigione, per me invece una semplice fase della mia vita che presto finirà. Sono al penultimo anno, non mi resta ancora molto tempo qui.

«Posso dirti di nuovo quanto considero Brett inadatto per te?» Aliza mi piomba davanti fermandomi proprio all'ingresso della nostra aula.

«Stiamo bene insieme, è solo geloso.» lo giustifico come sempre, lei non sa, eppure lo odia comunque. Non posso dirle nulla perché altrimenti commetterebbe un omicidio, ma almeno a quel punto avrebbe un motivo per ricevere gli sguardi d'odio che molti le dedicano in questa scuola. A quanto pare indossare l'hijab non viene ancora accettato.

«Prima o poi capirai che è sbagliato per te.» mi redarguisce sedendosi all'ultimo banco e occupando anche il posto per me. 

«Dai su, parlami di questo nuovo arrivato.» cerco di cambiare discorso puntando su qualcosa che sicuramente le interessa. 

«È moro, già questo è un punto a suo favore, gli occhi sono uno specchio d'acqua, solo guardarli ti fa venir voglia di spogliarti e buttartici dentro.» comunica maliziosa spingendomi per la spalla.

«E questo andrebbe bene per la tua religione?» spengo il suo animo bollente prima che inizi a fare battute che purtroppo causano in me una reazione diversa dai normali adolescenti. 

«Se è per questo nemmeno per la tua.» mi guarda male chiudendo finalmente la bocca quando il professore entra in aula iniziando la lezione. 

Prendo con assoluta precisione i miei appunti, ma spesso mi accorgo anche che sono l'unica. Mi è capitato di pensare di fare come loro, di non interessarmi. Ma a quel punto il controllo di prendere un buon voto scomparirebbe, quindi eccomi qui a seguire la noiosissima lezione di matematica. 

Però una cosa è certa, le ore passano più in fretta ascoltando ciò che il professore dice ed è per questo che mi ritrovo già a passeggiare per i corridoi della scuola mentre Aliza continua il suo monologo sul nuovo arrivato. 

«Dovrebbe passare di qui a momenti. Persino il suo nome ispira sesso.» prende un profondo respiro chiudendo gli occhi mentre io aspetto che pronunci solo quelle lettere. «Sebastian.» 

"Niente di speciale. " mi viene da pensare
E proprio in questo esatto momento il silenzio sembra calare lungo il corridoio, o forse è semplicemente l'impressione che la mia mente vuole darmi. 

«È lui.» sussurra stringendo la mia mano. 

Una cosa è certa, Aliza non si sbagliava. Ogni suo passo calca il pavimento conferendogli eleganza, ma anche predominanza, vigore. Il ciuffo ribelle va a coprirgli gli occhi, così con un solo gesto se li tira indietro risaltando il bicipite muscoloso e lasciando a libera vista quelli che sono i suoi occhi che oserei dire magnetici, abbinati perfettamente al suo viso spigoloso. 

Cammina guardando avanti senza degnare nessuno di una minima occhiata fin quando arriva nell'esatto punto in cui ci troviamo io e Aliza. 

«Ciao Arabella.»

SPAZIO AUTRICE💫

Allora, che ne pensate dei nuovi protagonisti da quel poco che si vede?

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