SEBASTIAN
Un idiota, ecco cos'ero.
Sapevo che accettare quel contratto era una pessima idea, ma non potevo fare altrimenti.
Mi ero promesso di proteggerla e quello era l'unico modo, le sarei comunque stato lontano.
Era passato solo un giorno da quando eravamo arrivati e già stava precipitando tutto. Continuavo a comportarmi bene, ma poi realizzavo che lei in quel modo poteva illudersi di altro e allora mi atteggiavo da vero stronzo. Dall'esterno avrebbero potuto dire che avevo un disturbo della personalità e in quel momento non gli avrei dato troppo torto.
La parte peggiore però era che avremmo dovuto passare i seguenti giorni nello stesso bungalow senza nemmeno poter replicare. Già ero costretto ad averla intorno a me a Londra, speravo che almeno lì mi sarei potuto disintossicare dalla presenza di Arabella Lane, ma non era andata così.
Quella notte non avevo chiuso occhio al pensiero di ciò che avrei dovuto affrontare nelle seguenti, perciò il suono dell'allarme che iniziò a suonare improvvisamente non mi infastidì come gli altri che si svegliarono in quell'esatto momento. Mi ero già lavato e vestito, pronto ad affrontare quella nuova giornata e a mantenere le distanze da Arabella. Quella ragazzina mi avrebbe fatto impazzire, o forse era già accaduto anni prima e dovevo solo razionalizzare.
Andai all'aperto dove Marcus e Yolanda stavano aspettando che tutti li raggiungessimo e sbuffai notando che lei era già lì. In fondo era impossibile che la regina del controllo non fosse già pronta prima degli altri.
Cercai di stare lontano da lei nonostante i nostri sguardi che continuavano ad incrociarsi creando solo imbarazzo tra noi due e gli accompagnatori.
«Avete fatto pace?» fu proprio Marcus a rompere il silenzio, ma nessuno dei due rispose voltandogli le spalle.
«Suppongo di no...»
Presi a camminare nel tempo che avevo ancora libero e senza accorgermene raggiunsi la fine del campo, lì dove migliaia di alberi stagliavano. La leggera brezza muoveva la chioma verdognola creando uno spettacolo di foglie svolazzanti e fiori vacanti nell'aria.
Atterravano leggiadri e rimanevano lì aspettando di rinsecchire secondo il ciclo naturale, o che qualcuno lo interrompesse schiacciandoli. Una cosa era certa, la loro fine era ormai giunta.
In fondo quella era la metafora stessa dell'uomo. Nasciamo, chi in salute e chi no, ma siamo già rigogliosi di vita, eppure basta la realizzazione di ciò che vivere significa veramente per iniziare a correre contro la morte credendo di fuggire, ma in realtà non si fa altro che velocizzare il ciclo della vita. Alcuni riescono ad arrivare ad una certa longevità, mentre altri vengono strappati via dall'esistenza prima ancora di arrivare al termine.
Presi una boccata d'aria e decisi di tornare indietro quando la voce di tutti gli altri ragazzi arrivò lontana alle mie orecchie.
Quando li raggiunsi Yolanda stava per iniziare a spiegarci cosa avremmo fatto durante la giornata, anche se io già lo sapevo. Nel bungalow era infisso sulla parete un foglio con tutte le attività di quei giorni.
«I più attenti di voi già sapranno cosa vi aspetta. Rubabandiera!» esclamò lei colma di entusiasmo seguita dal suo compagno.
«Ora faremo due squadre, nascondete le rispettive bandiere e poi dovrete cercare quella della squadra avversaria», iniziò a spiegare il gioco ripetendo le parole in maniera meccanica, come se le avesse ripetute tutta la notte per non fare il minimo errore. «Sulla vostra destra c'è un'asta, la prima squadra ad appendere la bandiera vince».
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Stuck In The Stars
RomanceUn passato da cui fuggire, un presente da controllare e un futuro da cui nascondersi. Questo è l'obbiettivo di Arabella, così giovane ma così rotta. Le stelle marchiano il suo dolore, riflettendo il sangue delle sue ferite nel rosso dei suoi capelli...