ARABELLA
-7
Come ogni domenica siamo di nuovo in macchina diretti alla chiesa. Sebastian viene con noi, ma rimane sempre fuori a fissare il vuoto. La prima volta ho provato a farlo entrare, ma le seguenti ho preferito evitare, non mi andava di sentire le sue offese.
Ha visto in me un'altra debolezza diversi giorni fa, da un lato mi infastidisce pensare che altre persone sappiano quanto io sia sbagliata, ma dall'altro credo sia giusto.
Se lui mi avesse giudicato per ciò che mi è accaduto allora voleva dire solo una cosa: non c'era nessuna possibilità futura che noi potessimo andare d'accordo.
Invece ho capito che le cose possono cambiare, che magari capendo il vero motivo per cui mi odia si potrebbe poi arrivare ad un rapporto di amicizia, o perlomeno di convivenza pacifica.
Non appena scendiamo mia madre, Dave e Cassie entrano dentro occupando i soliti posti. Sebastian si ferma fuori e io rimango bloccata sulla soglia. Guardo l'interno e poi lui, quell'angelo dalle ali da diavolo, distogliendo subito dopo lo sguardo.
«Non entrerai nemmeno oggi?», glielo domando rimanendo di spalle.
«No. Sto bene qui.»
Annuisco facendo un altro passo, però è come se qualcosa mi stesse bloccando impedendomi di andare oltre.
In lontananza vedo mia sorella guardarmi, probabilmente si starà chiedendo perché io stia ancora qui. Le faccio segno che tra poco li raggiungo e dopodiché parlo di nuovo.
Non lo vedo, ma riesco a sentire la sua presenza a pochi passi da me. «Non so perché tu non voglia entrare, ma sono certa che non si tratti solo di ateismo.» faccio un passo indietro voltandomi infine verso di lui. «Non serve stare fisicamente dentro per sentire le messa.» mi avvicino vedendo come le sue labbra si sono incurvate in un ghigno sfacciato.
«Che io sappia serve stare dentro per sentirlo.». Rimango a fissarlo per diversi istanti confusa dalle sue parole, ma poco dopo realizzo.
«Ma non stavo parlando di quello.» mi agito immediatamente sul posto per l'improvvisa sensazione di disagio. «Sei uno scostumato.» le mie guance stanno andando a fuoco e a quanto pare la mia reazione deve divertirlo.
«Scostumato? Sono certo che tu possa fare di meglio, oppure non puoi dire nemmeno le parolacce?» fa un passo raggiungendomi immediatamente.
Vorrei staccarmi per l'improvvisa vicinanza, ma mi costringo a rimanere ferma nella mia posizione. «Sono seria.», mi schiarisco la gola. «La religione non è un male, puoi trovare conforto qui. Se non accetti di entrare fisicamente dentro la chiesa, almeno ascolta da qui fuori.», tento nuovamente, ma lo vedo ancora restio dall'accettare.
«Sono tutte cazzate. È inutile, vengo qui solo per i tuoi genitori.», indurisce la mascella, l'ho fatto innervosire in qualche modo.
«Puoi per un solo attimo mettere da parte i tuoi problemi e fidarti di me?». La frase mi esce di getto, me ne pento immediatamente, ma so anche che ormai non posso rimangiarmela.
Ingenua Arabella, sei solo un'ingenua.
Faccio una cosa che non è da me, che va contro tutto ciò che in questi anni mi sono imposta di non fare. Qualcosa che non avevo programmato e che quindi non posso completamente controllare.
Mi avvicino alla porta della chiesa e mi siedo per terra. «Vieni, dai.», lo esorto a raggiungermi.
Mi guarda come se fossi una pazza e spero che non mi lasci qui da sola perché potrei veramente rimanerci male, ma fortunatamente poco dopo mi segue sedendosi al mio fianco. Le nostre braccia si sfiorano e io subito scatto ancora più di lato allontanandomi.
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Stuck In The Stars
RomanceUn passato da cui fuggire, un presente da controllare e un futuro da cui nascondersi. Questo è l'obbiettivo di Arabella, così giovane ma così rotta. Le stelle marchiano il suo dolore, riflettendo il sangue delle sue ferite nel rosso dei suoi capelli...