Capitolo 2

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Hoy golpeó mi puerta
Tanta soledad
Aturde el silencio
Desde que no estás

11 ottobre 2023

«Mamma.» un terremoto che oggi compie 7 anni mi corre incontro.
«Amore lo sai che non sono la tua mamma.» cerco di spiegarle per l'ennesima volta che lei una mamma ce l'ha, anche se non la vede quasi mai.
«Lo so, ma quella signora mi ha lasciato con te, allora io scelgo te come mamma.»
«Marti, lo sai che la mamma non voleva lasciarti, ma che non sta bene e non riesce a prendersi cura di te come dovrebbe, per questo adesso sei con me. Ma noi vogliamo bene alla tua mamma.»
«Tu vuoi bene alla mia mamma?» mi guarda con gli occhi increduli.
«Certo che le voglio bene, è la mia sorellona.» le lascio una carezza sul visino.
«Mh...» rimane in silenzio per un attimo come a soppesare le mie parole. «Per oggi però posso chiamarti mamma? Voglio una mamma bella e buona come te come regalo per il mio compleanno.» deglutisco e chiudo un attimo gli occhi cercando di bloccare le lacrime e l'odio verso mia sorella che a volte mi sovrasta come in questo caso. Odio per tutte le scelte di merda che ha fatto e sta continuando a fare nella sua maledetta vita.
«Va bene tesoro.» mi sorride sdentata e mi abbraccia forte.
«Ma oggi mi porti al lavoro con te?»
«Hai fatto la brava in questi giorni?» le sorrido. Lei annuisce guardandomi seriamente. «E la tua cameretta è stata messa in ordine?»
«Quasi tutta.» sorride mostrando le finestrelle in cui mancano dei dentini.
«Io ti porto, ma quando torniamo devi mettere tutto apposto, ci siamo capite?»
«Si mamma.» so che non dovrei cedere se non ha rispettato i patti, ma questa bambina ha già sofferto troppo nella sua breve vita, per quello che mi è possibile d'ora in avanti voglio che sia più semplice per lei. Sorride e si getta tra le mie braccia che la accolgono.
«Ti voglio tanto bene.»
«Anche io ciucciola.»
«Vuoi mettere un vestitino per il tuo compleanno?»
«Sii.» urla e insieme andiamo in camera sua. Scegliamo un vestitino rosa chiaro e grigio, l'aiuto a cambiarsi e le faccio mettere uno stivaletto che riprenda i colori del vestito e siamo pronte. In pochi minuti siamo in macchina e in altrettanti arriviamo agli studi dove lavoro.
«Hola!» strilla un saluto Martina appena entriamo e subito veniamo accolte da una mia collega che le sorride.
«¡Hola Martina! ¡Eres muy bella! Hoy más que nunca.» in spagnolo le dice che è molto bella oggi e Martina diventa tutta rossa e la ringrazia felice.
«Novità per oggi?» chiedo subito dopo.
«Si, viene un gruppo internazionale per un'intervista e un'esibizione.»
«Chi sono?»
«Non ricordo il nome... e nemmeno da dove vengono in realtà, però ho visto le foto e hanno il loro fascino.» sorride maliziosa.
«Sei impossibile Isabel!»
«Mamma posso andare nel tuo studio?»
«Vai Marti.» la bimba corre via ed io rimango sola con la mia amica.
«Mamma?» mi guarda con gli occhi sgranati.
«È il suo compleanno oggi, e quando mi ha chiesto di potermi chiamare per tutto il giorno mamma come regalo non ho saputo dirle di no.»
«Tua sorella Valeria l'hai sentita?» abbassa il tono di voce.
«No, ho parlato con il medico l'altro giorno ma continua a fuggire dalla struttura. Forse ho fatto male a portare via Martina, Lucrezia e Mattia, ma non volevo che potesse distruggerli così come i nostri genitori hanno distrutto lei. Si meritano una vita serena e tranquilla.»
«Te la meriti anche tu Asia.» puntualizza la mia amica Isabel.
«Forse, ma prima devo assicurarmi che lo sia la loro.» faccio spallucce. «Vado a vedere che combina la bimba. C'è anche Lucas?» le chiedo riferendomi a suo figlio.
«Si, è in sala riunioni a vedere i cartoni animati, mandaci anche Martina.»
«Glielo vado a dire, ci vediamo dopo.»
«A dopo.» mi sorride gentilmente ed io raggiungo la bimba.
«Ciucciola, in sala riunioni c'è Lucas a vedere i cartoni, vuoi andare anche tu?» annuisce e scappa via. A volte mi chiedo se ne sia valsa la pena sacrificare tutta la mia vita per la mia famiglia e la risposta è molto semplice, no. Gli unici che non mi hanno mai chiesto di rinunciare a niente, Marti, Lucre e Tia sono gli unici per cui avrei dovuto rinunciare a tutto fin da subito.
«Zia!» mi volto smettendo di fare ciò che stavo facendo e mi volto verso Lucrezia e Mattia, i miei ragazzi.
«Cosa ci fate voi qua?» guardo l'orologio sul polso sinistro. «Dovreste essere a scuola.» aggrotto la fronte e mi metto le mani sui fianchi. Questi due mi faranno dannare.
«Zia, oggi uscivamo alle 11 e ci avevi detto che saremmo dovuti venire qua.» mi ricorda Lucrezia.
«Giusto...» mi guardo un attimo in giro. «Andate nel mio ufficio.»
«La bimba?» mi chiede Mattia.
«La bimba è nell'ufficio di Isabel a vedere i cartoni con suo figlio.»
«Va bene, noi andiamo. Ciao zia.» Lucrezia mi stampa un bacio sulla guancia ed insieme spariscono verso il mio ufficio.

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