Capitolo 19

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"Ma ora addio, va bene amore mio
"Non sei di nessun altro
"E di nessuna io
"Lo so quanto ti manco"

«Asia...» chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.
«Dimmi Caterina.» mi volto verso di lei.
«Mi dispiace!»
«E di cosa?» mi mordo le guance per cercare di trattenere le lacrime, non ne posso più.
«Di tutto!»
«Hai sentito, vero?»
Annuisce. «Tutti abbiamo sentito.»
«Benissimo... proprio quello che non volevo.» sbuffo.
«Lo sai che con me puoi parlare, vero?» annuisco. Cosa dovrei dirle di preciso? Che ha un figlio stronzo? Ci può arrivare da sola. «È mio figlio. Gli voglio bene, ma questo non mi impedisce di vedere se si è comportato da stronzo!»
«Sinceramente non so cosa dire Caterina. Gli sbagli sono stati i miei! Sono stata io che mi sono fidata! Non dovevo permettere questa vicinanza! Ha solo finito di rompere quel poco di bello che era rimasto tra noi.»
«Asia... non voglio assolutamente giustificarlo, voglio semplicemente che tu sappia che gran parte del ragazzo che conoscevi tu è morto con suo padre.» mi manca il respiro. È la prima volta che lo sento nominare da quando ci siamo rivisti. E quando è venuto a mancare non ho avuto modo di parlarne personalmente con loro. «Se sente quello che sto per dirti, mi uccide, ma non posso rimanere a guardare mentre vi perdete un'altra volta.» mi guarda un attimo dritta negli occhi, come se dovesse decidere se parlare o no. «Ha paura. È terrorizzato da te! Da quello che rappresenti tu per lui, nonostante tutto. Ha paura di affidarsi di nuovo a te ed uscirne a pezzi.»
«Io non ho la forza di combattere una battaglia già persa in partenza. Ne ho combattute fin troppe. Non voglio più combattere niente! Voglio vivere una vita tranquilla.» sento di nuovo le lacrime invadere gli occhi.
«Tesoro, ma una vita tranquilla è una vita noiosa...» mi accarezza una guancia, con dolcezza mista a malinconia. Una dolcezza che nella mia vita non ho mai ricevuto, non dalle mani di una madre.
«E allora io voglio una vita noiosa! Una vita dove a quindici anni non devo preoccuparmi che mia madre e mia sorella finiscano in overdose. Io volevo una vita dove poter fare la zia, e non perché non ami i miei nipoti, ma perché si meritano una madre vera!»
«Ma tu sei una madre vera! Non si è madri solo quando mettiamo al mondo un figlio, si è madri quando ci occupiamo di sistemargli le coperte la sera, quando gli compriamo i vestiti e le scarpe. Quando mettiamo la loro vita davanti alla nostra. Ti sei sempre occupata degli altri, ma non hai mai pensato a te! A quello che vuoi! A quello che può farti felice.»
«Io mi occupo di me!» esclamo mettendomi sulla difensiva!
«No Asia. Tu ti nascondi dietro ai tuoi nipoti. L'unica cosa che hai fatto per te stessa è stato laurearti!» non so veramente cosa dire... vorrei avercela con lei per tutto quello che mi sta vomitando addosso, ma non posso. Perché che io voglia ammetterlo o meno, sappiamo entrambe che ha ragione. «Senza considerare che hai scelto una facoltà da poter finire in pochi anni, e che avesse uno sbocco lavorativo ampio. Non ti sei mai concessa di sognare.» addolcisce ancora di più il tono della voce. «Sei così abituata ad occuparti di tutti che non sai permettere agli altri di occuparsi di te.» ripete.
«Cosa avrei dovuto fare? Trascinarlo a fondo con me? Oppure permettere che qualcuno finisca in prima pagina di un giornale?» chiedo retorica. Sono tutti così bravi a dirmi cosa avrei dovuto fare. «Voi non sapete quello che ho dovuto passare! Nessuno lo sa.» ricomincio a piangere. Cazzo. Odio piangere davanti a qualcuno.
«Però così facendo sei andata a fondo tu, da sola.»
«Io sono nata sul fondo, non ho problemi a rimanerci.» ammetto.
«Questo non vuol dire che tu debba restarci. Tu non sei la tua famiglia! Non sei tua madre, non sei tua sorella. Appena lo capirai potrai vivere davvero, che sia con mio figlio, con un altro o magari da sola!» fa un piccolo sorriso.
«Caterina, ma tu perchè sei qua?» sospiro. «Non capisco cosa vuoi da me.»
«Voglio che tu sia felice, voglio che lo siate entrambi, e a quanto pare potreste esserlo insieme ma provate ancora troppo dolore e sensi di colpa.»
«Io non sono nata per essere felice! Mi basta sapere che i bambini stanno bene.»
«Non scordarti che esisti anche tu! Meriti di essere felice! Tutti lo meritiamo! Conceditelo.»
«Dovresti odiarmi. Sono la ex di tuo figlio! E invece sei qui...» come nessuno c'è mai stato, ma questo me lo tengo per me.
«Perchè dovrei odiarti? Perché eri così terrorizzata di fargli del male che hai preferito affrontare tutto da sola? Perchè hai fatto tutto con l'intenzione di proteggerlo? Io ti rispetto Asia! E ti voglio bene.» mi posa una mano sulla spalla. «Se avrai bisogno di me ci sarò sempre. Sempre.» mi tira a se e mi abbraccia forte. Chiudo gli occhi e ricambio l'abbraccio inspirando il suo profumo, che mi sa di mamma. Avrei voluto che la mia fosse come lei.
«Anche io ti voglio bene Caterina, e te ne vorrò sempre.» prendo un respiro profondo. «Ma non posso restare più qua. Darò disposizioni ai cameraman che rimangono e torno immediatamente a Buenos Aires.»
«Ma avevi detto che saresti rimasta per gli ultimi tre giorni.»
«Non ci riesco! Io non sarei nemmeno dovuta essere qua. Non capisco perché mi ci abbiano mandata.»
«Se è quello che vuoi, va bene.» afferma con il tono leggermente più basso e triste.

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