Capitolo 11

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«Marti! Posa il telefono e mettiti le scarpe.» la guardo dallo specchio mentre finisco di passare l'eyeliner sopra l'ombretto dorato.
«Devo finire il livello.» continua a smanettare sul mio telefono.
«Martina! Posa il telefono e mettiti le scarpe. Tra 5 minuti dobbiamo essere nella hall.» sbuffa ma mi da retta e posa il telefono per mettersi le scarpine.
«Zia! Dì qualcosa a tua nipote!» si arrabbia Mattia.
«Che è successo?»
«Guarda come si è vestita!» guardo Lucrezia, ha indosso un paio di jeans e una canotta piuttosto scollata.
«Va benissimo così!» le sorrido. «Sei bellissima Luli.»
«Luli mi metti il rossetto rosa anche a me?»
«Marti, stasera non puoi metterti il rossetto rosa.» le spiego. «Non siamo in casa.»
«Uffa.» sbuffa e prende per mano Mattia ancora imbronciato.
«Andiamo ragazzi.» prendo la borsa ed esco.
«Zia!» Luli mi raggiunge. «Grazie, per prima con Tia.»
«Di niente tesoro.» le sorrido. «Sei bellissima!» arriviamo nella hall e troviamo solo Barbara, Caterina e Piero.
«Gli altri sono già al ristorante. Andiamo?»
«Abbiamo fatto tardi?» chiedo preoccupata.
«Nono... è che eravamo in troppi e li ho mandati di là.» Barbara sorride e accarezza i capelli scuri di Martina. «Andiamo.» sorride e tutti insieme andiamo verso il ristorante.
Una lunga tavolata si presenta di fronte a noi. Ci siamo proprio tutti... persino i cameraman. Da quando questi mangiano tutti insieme e pure nello stesso hotel? Mah...
«Sedetevi!» Caterina ci indica i posti vuoti, e guarda caso sono tutti vicino ad Ignazio. Tutti!
Guardo Piero implorandolo con lo sguardo di sedersi vicino al suo amico ma si gira dall'altra parte e si siede vicino a Gianluca. Caterina mette le mani sulle spalle di Martina e quasi la spinge sulla sedia di fianco a suo figlio.
«Zia, siediti qui con me.» mi sorride ed io non posso fare altrimenti.
«Si tesoro.» e mi siedo accanto a lei, sotto gli sguardi compiaciuti di Caterina e Barbara... non sto capendo quello che fanno.
«Ciucciola! La vuoi la focaccia?» mi giro e fulmino Mattia, che bisogno c'era di chiamarla Ciucciola?
«Si.» risponde la piccola ed io mi verso un po' di acqua nel bicchiere. Bevo per ignorare volontariamente chi ha inventato questo nomignolo con cui continuiamo a chiamarla nonostante non abbia più il ciuccio da ormai vari anni. «Zia. Io ho fame.» si lamenta dopo essersi finita un pezzetto di focaccia.
«Sta arrivando la pasta al pomodoro. La vuoi?» annuisce e si volta a guardare Ignazio che ricambia con un sorriso.
«Quando posso venire a fare il bagno?» gli chiede sottovoce, come se fosse un segreto.
«Quando vuoi piccola.» le accarezza i capelli con una dolcezza infinita.
«Anche dopo che abbiamo mangiato?»
«Se fai il bagno dopo mangiato ti fa male alla pancina. Meglio domani mattina.»
«Ma io non voglio aspettare!» lo guarda imbronciata... perché diavolo si rivolge a lui in questo modo?! Lo conosce appena... non può parlargli così... non può prenderlo in considerazione come se avesse vissuto sempre con lei.
«Ciuciu.» mi guarda per un attimo e poi si riconcentra su Martina. «Facciamo così, domani mattina mentre la zia lavora tu vieni in camera mia insieme a Matti e alla Lucre e vi fate il bagno, va bene?»
«Okay.» gli sorride e poi si concentra sul piatto di pasta che il cameriere le ha messo davanti.
Sembra il pifferaio magico, qualunque cosa le dica, lei lo ascolta e lo fa. Assurdo.
Guardo per l'ennesima volta il telefono, sperando di trovare un messaggio che mi dica che mia sorella sta bene ma niente.
«Ragazzi.» richiamo i gemelli a bassa voce. «Vado un attimo al bagno. Pensate a Martina.» mi alzo e scappo da quella tavola.
Mi rintano nel bagno e mi poggio al lavandino. Mia sorella sta bene, Valeria deve stare bene.
«Calmati Asia.» mi ripeto a bassa voce, cercando di fermare le lacrime che sento stanno per scendermi. Vorrei che mia sorella non fosse ridotta così, vorrei che i ragazzi non la odiassero e vorrei non sentire il bisogno viscerale delle sue braccia a stringermi. Io sono andata avanti.
«Cosa sta succedendo?» trasalisco al sentire la sua voce.
«Che cazzo ci fai qui?»
«Ti ho chiesto che cosa sta succedendo. Rispondimi!»
«Chi sei tu per darmi ordini?»
«Hai ragione, io non sono nessuno per darti ordini. Non mi prendevi in considerazione quando stavamo insieme, figurati se mi ascolti ora.»
«Non mettere in mezzo quello che eravamo noi due!» urlo.
«Non alzare la voce. E noi due lo metto in mezzo quanto cazzo mi pare, visto che si tratta di me.» dice una cosa e ne fa un'altra. Alza la voce anche lui.
«Basta!»
«Rispondimi cazzo! Abbi il coraggio di dirmi le cose come stanno, per una volta tanto.»
«Ti prego smettila.» delle lacrime mi scivolano lungo le guance.
«Asia... per una buona volta, dimmi quello che sta succedendo. Sto perdendo la pazienza!»
«Valeria! È scappata di nuovo! E tutto quello che ho fatto e ho sacrificato non è servito a niente! Io ho mandato a puttane tutto per cosa?»
«Non hai mandato a puttane tutto! Hai mandato a puttane noi due! I progetti che avevamo insieme, la famiglia che volevamo essere, l'amore che ci legava.»
«Io...» vorrei dire tante cose ma la verità è che non ci riesco.
«Parla!» stringe i pugni.
«Chiudi la bocca.»
«Sei così diversa dalla ragazza che abbracciavo la sera nel letto, che ti è successo?»
«La ragazzina che abbracciavi tu non c'è più. Ha imparato che al mondo è da sola.»
«Non eri sola Asia. C'ero io, e ci sarei stato tutta la vita se solo tu me l'avessi permesso.»
«E come potevo tenerti con me quando tutto mi stava crollando addosso? Non ti avrei mai tenuto con me con il rischio di rovinarti!»
«Vuoi sapere una cosa Asia? Non spettava a te decidere!» mi guarda furioso prima di prendere un respiro profondo e chiudere gli occhi. «Stai tranquilla.» mi guarda. «Sono sicuro che Valeria stia bene.» cambia completamente discorso, come se un attimo fa non avesse avuto voglia di cancellarmi dalla faccia della terra.
«Io...» prendo un respiro profondo e lo guardo, incapace di fare altro.
«Non mi guardare così...»
«Così come?» aggrotto la fronte.
«Come se tu fossi un cane abbandonato in autostrada, senza acqua e cibo, durante un temporale.»
«Io non ti sto guardando come...»
«Si lo stai facendo!» mi interrompe facendomi innervosire ancora di più.
«Non mi interrompere quando parlo!» mi infurio.
«Sennò?» mi schernisce.
«Mi fai incazzare!» mantengo lo sguardo nel suo.
«Uh che paura.» avanza verso di me.
«Che fai?»
«Niente.» continua e mi ritrovo bloccata contro il lavandino.
«È una pessima idea.» non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue labbra carnose. Non riesco a non pensare a quanto vorrei riassaporarle.
«Quale sarebbe una pessima idea?» abbassa il tono di voce, rendendolo maledettamente sensuale.
«L'altra sera, in macchina, è stato un errore dettato dalla nostalgia di un qualcosa che sappiamo entrambi, non tornerà.»
«Lo so benissimo.» mi sfiora le labbra con il pollice.
«Fermati.» lo prego.
«Si.» sento il suo respiro sulle mie labbra. «Non posso.» cambia idea.
«Non puoi cosa?» deglutisco.
«Non posso fermarmi.» sfiora le mie labbra con le sue.
«Io non posso baciarti.»
«Okay.» sussurra e mi prende il viso tra le mani. «Okay.» ripete con il tono ancora più basso prima di baciarmi.
Mi toglie il fiato con le labbra, le cattura tra le sue e le divora, letteralmente. Sfiora le mie guance con le nocchie delle mani, le fa scorrere sul collo, sulle braccia per poi finire sui miei fianchi. Mi attira a se e ci coinvolgiamo ancora di più in questo bacio che ha il sapore del proibito, e a me il proibito è sempre piaciuto un sacco.
«Basta.» mi stacco da lui.
«Si basta.» si passa una mano sul volto e mi da le spalle.
«Noi non possiamo finire così. Non possiamo o litigare o baciarci ogni volta che rimaniamo da soli. È assurdo.» borbotto parole a caso in preda al nervosismo.
«Si è assurdo!» continua a darmi le spalle e la schiena. La schiena... quella schiena su cui ho sempre amato poggiare il viso. Ampia, chiara, calda, macchiata da qualche neo qua e là. «Asia!» mi fa ripiombare nella realtà e si volta.
«Che vuoi?»
«Ho detto che non litighiamo solo quando siamo da soli, ma anche di fronte agli altri.» puntualizza un po' come fanno i bambini piccoli quando devono avere per forza ragione e mettere l'ultima parola.
«Noi non litighiamo davanti agli altri.» lo contraddisco per il puro di gusto di farlo innervosire ancora. Mi diverto, male, ma mi diverto.
«Invece si!»
«Invece no!» incrocio le braccia al petto.
«Sei odiosa.» mi fulmina con gli occhi e mi balza addosso facendo scontrare di nuovo le nostre labbra. È un bacio diverso da quello di prima, è più caldo, più fisico.
Attira il mio bacino al suo e mi fa sedere sul lavabo senza togliere le mani dal mio sedere. Istintivamente porto le gambe intorno al suo bacino e lo attiro ancora di più a me. Mordo le sue labbra e poi le succhio, se devo fare una cazzata tanto vale farla fino in fondo e godermela.
Mugolo nella sua bocca quando mi sfila la camicetta dalla cintura dei jeans e mi accarezza la schiena con le mani caldi facendomi rabbrividire.
Entrambi prendiamo un attimo fiato, l'uno sulla bocca dell'altra, ci guardiamo un attimo negli occhi e torniamo a baciarci. Ci slacciamo i jeans a vicenda e quando sta per abbassarmeli squilla il mio cellulare. Poso le mani sulle sue clavicole e lo spingo lontano da me.
«Rispondi.» gli posso leggere la frustrazione nel viso mentre rispondo al telefono senza nemmeno guardare chi è.
«Asia.»
«Barbara.» deglutisco
e Ignazio mi punta gli occhi preoccupati addosso. «Dimmi.»
«
Martina ti cerca e Mattia è un po' nervoso.» si ferma qualche attimo. «Venite entrambi di qua.»
«Entrambi?» cerco di fare finta di niente.
«Tu ed Ignazio...»
«Non è con me. Io sono in bagno.»
«Sisi come no. Digli di venire fuori e te rientra in sala.»
«Okay.» abbasso lo sguardo e chiudo.
«Ti aspetta in giardino.» mi guarda, apre la bocca per parlare ma ci ripensa, scuote la testa ed esce dal bagno.
«Cazzo.» sussurro e mi guardo allo specchio. Le labbra sono gonfie e il rossetto chiaro è solo un lontano ricordo. La camicetta leggermente stropicciata la risolvo rimettendola nei pantaloni. Prendo un pezzo di carta e mi pulisco le labbra per truccarle di nuovo. Mi sistemo i capelli e vado in sala.
«Zia!» Martina mi corre incontro e mi si attacca al busto.
«Che succede piccola?» la prendo in braccio.
«Perchè ti ha chiamato quella signora là?»
«Ciuciu, va tutto bene. La mamma sta bene.»
«Lei non è la mia mamma.» mi siedo al tavolo con la bimba in braccio.
«Non dire così tesoro.» le accarezzo i capelli.
«Ha ragione.» afferma duro Mattia mentre rientrano Ignazio e Barbara.
«Mattia, tesoro...» lo guardo. «Non dovete dire così.» sorrido ai gemelli. «Mangiate.»
«Zia ma la mia mamma è morta?» domanda Martina guardandomi negli occhi e facendo piombare in un silenzio assoluto tutte le persone vicine a noi.
«No Marti... certo che no.» mi manca il fiato per dirle qualche cosa in più.
«Okay.» mormora e si poggia sul petto con il viso rivolto verso Ignazio.
«Lo vuoi un dolcetto al cioccolato Martina?» annuisce immediatamente rivolta verso Caterina e scappa dalle mie gambe.
«Posso portarla al bar a prender un dolce?»
«Sisi, certo.» faccio un piccolo sorriso e le guardo sparire.
Alzo leggermente gli occhi e allungo la mano verso la bottiglia di vino e me ne verso abbondantemente nel calice, ne ho decisamente bisogno. Ne bevo un lungo sorso e ingoio una forchettata di pasta. Okay, stasera sarà meglio che non ceni, se prima avevo lo stomaco chiuso, ora è proprio serrato. Bevo un altro po' di vino, quello va giù a meraviglia.
«Zia...»
«Dimmi Luli.»
«Non stai esagerando con il vino?»
«Tranquilla, non mi sto ubriacando!» sorrido e bevo un altro po' di vino. Che giornata del cazzo!

Avvolgo l'asciugamano intorno al mio corpo e mi asciugo in fretta, indosso la t-shirt che utilizzo come pigiama e mi fiondo a letto. Finalmente questa giornata è giunta al termine. Poso la testa sul cuscino e cerco di rilassarmi per riuscire a dormire. Non c'è niente che non vada, Mattia, Lucrezia e Martina dormono a 15 metri da me, sereni. Mia sorella starà bene, staremo tutti bene. Ne sono sicura, deve per forza essere così.
Quello che è successo oggi in quel bagno non capiterà mai più, è stata solo la debolezza di un momento. Convinta di ciò chiudo gli occhi per dormire ma vengo interrotta da un bussare alla porta. Mi alzo in fretta, può essere successo qualcosa. Apro la porta e mi trovo davanti due splendidi occhi nocciola.
Deglutisco incredula. «Che ci fai qua...?»
«Fammi entrare!»
«Meglio di no...» ignora completamente la mia risposta ed entra nella mia camera.
«I bambini dormono?» annuisco.
Quello che succede a Miami, rimane a Miami.

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Ciao a tutti! Ho deciso di aggiornare due volte questa settimana. Spero che vi sia piaciuto questo capitolo! Ci vediamo lunedì prossimo, baci.

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