𝑪𝒂𝒑.𝟒: 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊

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Il mattino seguente ebbi un risveglio del tutto insolito e credetemi se vi dico che anche in quel modo feci fatica ad alzarmi. Avevo passato le ultime e uniche tre ore che avevo dormito tormentata da un loop infernale di quello che mi era accaduto durante la notte ed ero stata cullata dal terrore che i miei incubi potessero davvero essere dietro l'angolo, pronti per sbucare e saltarmi addosso. 

 Mio padre diceva sempre che noi esseri umani abbiamo costantemente paura del cambiamento poichè questo significa spostarsi da un luogo a noi ameno a un qualcosa di sconosciuto di cui non sappiamo nulla e non possiamo controllarlo e questo ci rende vulnerabili. Allora era solito spostare la sua attenzione e quella di chi lo ascoltava su un comune albero. Questo infatti non è mai lo stesso. D'estate è pieno di foglie color verde smeraldo e di frutti ma d'inverno assume un aspetto quasi raccapricciante; però il tutto non intimorisce la gente. Eppure, anche ciò è cambiamento. Bisogna solo comprendere che probabilmente l'inizio di questo non è facile ma con il tempo ci aiuterà ad essere felici poichè la vita accade per noi e non a noi.

Quel giorno, così come gli altri a seguire, mi aggrappai saldamente a quelle parole e cercai di vivere la mia vita il più naturale possibile anche se non fu sempre una passeggiata.

 Dopo ore ininterrotte passate a girarmi e rigirarmi nel letto ero caduta in un sonno profondo per la stanchezza quando sentii un odore insolito avvolgere tutta la stanza. Ignorando ancora addormentata la situazione misi la testa sotto il cuscino e continuai a lasciarmi cullare da quella insolita pace. Sentii la porta aprirsi e subito dopo un frastuono indescrivibile. 

Volevo aprire gli occhi per rendermi conto di cosa stesse accadendo ma non avevo le forze. Eppure dovetti farmele uscire quando sentii nuovamente quel rumore.

"MMMM....SI PUO' SAPERE COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO?!" chiesi innervosita più che mai. Siccome quelle furono le prime parole che dissi la mia voce parve più simile al verso di un orso che alle parole di una ragazza.

Come risposta ricevetti uno "scusa" piuttosto conosciuto e desolato. 

A quel punto ispezionai con sguardo attento la stanza e notai Megumi disteso sul pavimento come un salame.

Lo guardai e non potetti resistere dal ridere come una matta.                                                                   
"Cos'è? Ti stai allenando con il pavimento per baciare una ragazza Meg?" dissi tra una risata e l'altra.

"Aha che ridere Selene! Non solo sono inciampato ma mi sono anche scottato una mano. Tutto questo perchè volevo fare qualcosa di carino per te." mi confessò arrossendo violentemente.

Solo allora vidi le cose come stavano. C'erano delle macchie di cioccolata sul pavimento e sulla sua mano protesa in avanti che manteneva con presa salda una grande tazza di cioccolata fumante. Allora mi sentii in colpa e smisi di ridere immediatamente. 

Gli sorrisi dolcemente e mi alzai per aiutarlo. Gli tesi la mano e con l'altra presi la tazza appoggiandola sul comodino. Lo feci sedere sul letto e gli portai del ghiaccio da mettere sulla mano.

"Perchè?" gli chiesi dopo un po' cercando anche di interrompere il silenzio che adesso non mi rendeva più tranquilla.

"perchè cosa?" ribattè guardandomi dritto negli occhi.

"Intendo...perchè hai fatto tutto questo? Voglio dire, non mi dispiace...ma non è da te!"

Megumi distolse lo sguardo dai miei occhi concentrandolo sul pavimento tacendo per qualche secondo.

"Ti sei rigirata nel letto e lamentata tutta la notte e non ho osato svegliarti poichè sapevo che eri stanca. Ho però avvertito la paura e i pensieri negativi che ti hanno tormentata e così ho pensato che una cioccolata calda ti avrebbe tirato su il morale." 

"Sai" continuò " quando ero piccolo Tsumiki me la praparava sempre quando ero triste ma all'epoca non comprendevo quanto quel gesto potesse rendere chiunque felice".

Ascoltai incredula ogni singola parola e per un po' credetti che avesse sbattuto la testa. Poi vidi il suo sguardo sincero e non potetti fare a meno di abbracciarlo. In un primo momento sgranò gli occhi per quel gesto, poi però si lasciò andare anche lui stringendomi a sè.

"Grazie per il pensiero. L'ho apprezzato tantissimo." gli dissi dolcemente. Ero davvero felice; Megumi dimostrava raramente il suo affetto nei confronti di qualcuno ma quando succedeva era un'emozione indescrivibile. 

Mi staccai da quell'abbraccio per poi domandargli: "credi di riuscire a sostenere le lezioni di oggi? Perchè se non te la senti posso passare dopo per portarti gli appunti e i compiti."

"Tranquilla sto bene; adesso passa. E poi dovresti essere tu a riposarti e io a portarti gli appunti. Non offenderti Elen ma hai una pessima cera; credo sia il caso che ti riposi un po'."

"Veramente sto bene, non devi preoccuparti. Adesso mi vesto e andiamo-" feci per alzarmi ma per la stanchezza ebbi un giramento di testa e, non reggendomi più sulle gambe, caddi.

Megumi mi guardò preoccupato. Mi aiutò a rialzarmi evitando di dire battute squallide come avevo precedentemente fatto io nei suoi confronti e mi convinse a restare a letto a riposarmi promettendomi che non si sarebbe fatto scappare neanche una virgola di quello che avrebbero detto i professori, soprattutto Gojo e che se ci fossero state novità come missioni o esercitazioni me lo avrebbe comunicato e mi avrebbe spiegato le dinamiche delle situazioni.

Così quella mattina mi limitai a dormire cercando di recuperare le ore di sonno arretrate e a leggere sorseggiando quella calda cioccolata che mi aveva allietato di molto la giornata. 

Come promesso, Megumi passò in camera mia per aggiornarmi su ciò che era accaduto a lezione. Mi portò gli appunti e cercò di spiegarmi alcuni argomenti che secondo lui erano i più difficili da comprendere. Mi disse anche che il professor Gojo aveva accennato che l'indomani ci saremo allenati e avremo simulato una missione e per questo le lezioni di teoria sarebbero passate in secondo piano e dunque al giorno seguente ancora. Poi mi chiese come Itadori facesse a conoscermi dato che non ci avevo mai parlato e così mi sentii quasi costretta a raccontargli di quanto era accaduto mentre lui stava dormendo.

"MA COME DIAMINE HAI FATTO A SBAGLIARE STANZA?!" esordì dopo aver ascoltato quanto gli avevo appena riferito.

"Come ho fatto...STAVO DORMENDO! PENSAVO FOSSE CAMERA MIA!" gli risposi.

"CAMERA TUA?! CON TANTO DI CARTELLO CON SU SCRITTO N.27?! COME FAI A CONFONDERE LA 27 CON LA 8?!"

"OH INSOMMA! MA CHE VUOI DA ME?! Non ho ammazzato nessuno e nessuno si è fatto male! " gli risposi già scocciata non riuscendo a comprendere il motivo della sua agitazione.

"ELEN SMETTILA DI SMINUIRE QUALUNQUE SITUAZIONE ACCADA! SE LUI SI FOSSE SCAMBIATO CON ITADORI TI AVREBBE AMMAZZATA...LO CAPISCI QUESTO??" mi confessò non riuscendo più a tenersi un enorme fardello.

Lo guardai con espressione interrogativa. Cosa stava blaterando? Chi voleva uccidermi? E perchè? 

La mia mente fu per un attimo offuscata da tante domande, tante ipotesi ma nessuna risposta certa. Se volevo scoprire cosa stesse accadendo dovevo andare in fondo alla questione e dovevo farlo...a qualunque costo.


𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora