𝑪𝒂𝒑. 𝟏𝟐: 𝒍'𝒊𝒅𝒆𝒂 𝒇𝒐𝒍𝒍𝒆

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Avevo trascorso il resto del pomeriggio a girarmi i pollici, se così lo si poteva definire. Avevo cercato di distrarmi prima provando a riposarmi un po' ma non c'ero riuscita. Allora avevo tentato di studiacchiare le pagine assegnate da Nanami ma ero riuscita soltanto a leggere l'introduzione del paragrafo 'dalle maledizioni agli strumenti maledetti' e quasi subito la concentrazione era venuta meno. Poi avevo cercato di distrarmi facendo un po' di yoga ma una fitta alla spalla destra mi aveva ricordato che quello non era né il momento né il caso di sforzarsi. Infine avevo tentato disperatamente di guardare un film sgranocchiando delle patatine alla paprika ma neanche quello mi era servito per farmi ridere e distrarre. 

Feci scivolare dalle mie labbra un gemito di sconforto mentre richiudevo il pacchetto di patatine e lo riponevo sulla grande mensola in alto, sopra alla scrivania, dove ero solita riporre oltre che il cibo per la ricarica (così chiamavo il cosiddetto cibo spazzatura come pop-corn, caramelle gommose, cioccolata, biscotti e molto altro che mi aiutavano a stare meglio le volte in cui non avevo minimamente voglia di alzarmi dal letto e affrontare la giornata) anche libri, piccoli peluche e qualche foto ricordo che mi metteva sempre di buon umore e a volte, anche se non volevo ammetterlo neanche a me stessa, mi facevano fare un breve ma intenso viaggio nel passato che bastava affinché qualche piccola lacrima mi rigasse il viso. Però, quando succedeva ero subito pronta ad asciugarmele con una manica delle calde felpe che amavo indossare. E se fosse entrato qualcuno mentre mi mostravo così vulnerabile?! Ero troppo orgogliosa per farmi vedere in quello stato da chiunque. 

Dopo un enorme ed interminabile sospiro mi lasciai andare bivaccandomi sul lettone. Chiusi gli occhi per qualche istante e mi limitai ad ascoltare il silenzio che sembrava aver avvolto l'intero Istituto e per la prima volta non mi dispiacque restarmene lì, comodamente, mentre sembrava che i miei pensieri, che fino a qualche secondo fa mi avevano annebbiato la mente impedendomi di fare qualunque cosa, mi avessero lasciata in pace per un po'. Con tutta calma aprii un occhio, poi un altro; mi voltai verso la grande vetrata che dava sul giardino ormai innevato.

~Ormai manca poco a Natale; peccato che qui sia così diverso dal nostro~

Una strana sensazione di nostalgia mi stava avvolgendo da dentro e, quando sentii come se un serpente mi stesse stritolando il cuore, scacciai ogni possibile pensiero che potesse mettermi di cattivo umore e andai verso il giardino. Guardai fuori appoggiando la testa contro il vetro; il sole era tramontato da un bel po'. Decisi così di uscire fuori; mi sarei seduta sul terrazzino in legno che precedeva il giardino vero e proprio. Indossai il montgomery che mi aveva regalato l'anno precedente la zia, mi avvolsi attorno al collo una sciarpa e mi sedetti. 

Per essere una serata così fredda si vedeva chiaramente che il cielo era cosparso di stelle. Amavo la solitudine, si poteva dire che sì, inizialmente mi ero dovuta abituare a quella condizione, ma con il tempo avevo incominciato ad apprezzare seriamente la sua compagnia; guai adesso a chi osava privarmi di quei momenti magici con me stessa! Eppure quella sera avrei voluto condividere quel momento con qualcuno che non fossi solo io. Ma chi avrei potuto chiederlo? Megumi stava sicuramente studiando e la senpai Maki si allenava ogni sera fino a tardi con i senpai Inumaki e Panda; agli ultimi due li avrei esclusi a prescindere, non avevo avuto modo di conoscerli bene anche se quello poteva essere un ottimo pretesto per fare nuove conoscenze. Quei deficienti del terzo anno si erano fatti espellere...beh, non che mi importasse più di tanto, non ne conoscevo neanche uno! In realtà avrei voluto tanto parlare con Yuji; mi ero sentita a mio agio e capita fin dalla prima volta che ci eravamo conosciuti. Certo! se si escludevano le volte in cui Sukuna si era intromesso con la sua dannata aura e aveva cercato di uccidermi. 

Per un po' mi passò per la testa la macabra idea di chiedere a quel relitto vivente, ipoteticamente parlando, di sedersi lì con me e di parlare dei problemi che lo affliggevano perché doveva averne veramente tanti! Insomma, prima era stato un essere umano, poi era diventato ancora non si sa come il re delle maledizioni, (per come  dicono i libri così, da un giorno ad un altro, neanche fosse quello psicopatico di Zardon, il mietitore delle anime!), aveva cercato di conquistare e sottomettere il mondo al suo dominio ma come tutti i poveri stolti che ci avevano provato aveva fallito miseramente. Non contento aveva diviso la sua anima in venti frammenti racchiusi nelle sue dita e CHE SCHIFO! Ma neanche Voldemort si era spinto a questi livelli di assurdità! Dopo chissà quanti secoli era ritornato in vita e si era impossessato del corpo di quel poverino di Yuji rendendogli la vita un inferno e come se non bastasse aveva anche iniziato a tormentare la sottoscritta. Ma che gentile! E poi c'era una domanda che mi assillava ormai da giorni: ma si può sapere che diamine aveva combinato nella sua anima per tutto quel tempo?! Ma io mi sarei data fuoco per la noia!

𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora