𝑪𝒂𝒑.𝟓: 𝒔𝒆𝒈𝒓𝒆𝒕𝒊

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Lo guardai con espressione interrogativa come quando organizzano le feste di compleanno a sorpresa e tu non hai la minima idea di cosa stia succedendo. Per un po' non riuscii a proferire parola e ci limitammo a guardarci uno più spaventato dell'altra. Dopo, cercando di metabolizzare quell'affermazione e anche cercando di immaginare quello che stesse provando a dirmi, gli chiesi con voce tremante: "Cosa? Ti prego non dirmi che è quello che penso io! Dimmi che il ragazzo non ha dentro di sè una maledizione e che ho frainteso!"

Non era una novità ormai che alcune maledizioni prendessero possesso di corpi umani sia di persone vive sia di quelle in punto di morte ma non volevo credere che un ragazzo così solare come Yuji dovesse vivere una situazione del genere con un destino sicuramente segnato. Lo conoscevo da poco ma quel poco mi era bastato per affezionarmi. Eppure più pensavo più quello che avevo sperimentato sulla mia pelle, quella sensazione di morte, ritornava a invadere i miei pensieri e a convincermi che quello che stessi ipotizzando fosse reale.

"Megumi, ti prego parlami. Di' qualcosa!" lo implorai al limite della sopportazione.

"Elen, adesso devi fare un respiro profondo e devi calmarti." mi rispose guardandomi dritto negli occhi con aria affranta.

"Calmarmi? Hai idea di quello che mi stai chiedendo?! FUSHIGURO IO NON MI CALMO FINCHE' NON MI DICI COSA STA SUCCEDENDO!" 

Lo vidi esitare nel rispondermi ma alla fine dovette sputare il rospo. Sapeva che testarda com'ero non mi sarei data pace finchè qualcuno non mi avesse dato delle risposte. Sicuramente le avrei ricevute dal professor Gojo più tardi ma si sentiva in dovere di spiegarmi cosa stesse accadendo. In fondo, aveva aperto lui il discorso.

"Bene" esordì "tanto prima o poi lo avresti scoperto. Avrei preferito non parlartene poichè so quanto tu detesti sapere che ragazzi innocenti, solo perchè sono stati maledetti, debbano essere giustiziati prima o poi." 

Prese fiato e rifletté prima di parlare come se da ciò che stava per dire dipendesse la sua stessa vita: "Tu sai chi era Ryomen Sukuna?"

"Credo di averlo letto in uno dei libri di mia madre ma non ricordo chi fosse con esattezza. Se però me ne stai parlando, significa che era una maledizione." gli risposi ipotizzando già la risposta.

"Beh in realtà un tempo Sukuna è stato un essere umano, anche se si è macchiato di crimini così cruenti che definirlo tale è a mio parere un affronto al genere umano. Ha violentato, torturato e ammazzato innumerevoli innocenti per il puro gusto di divertirsi. Non si preoccupava se questi fossero donne, uomini, bambini o anziani; lui uccideva e basta. Nell'epoca d'oro delle arti occulte gli stregoni unirono le forze per sconfiggerlo e ci riuscirono. Tuttavia i suoi resti saponificati attraversarono le ere sotto forma di feticci senza che nessuno riuscisse a distruggerli. Ancora oggi viene considerato il re delle maledizioni."

"E' una storia a dir poco agghiacciante! " cercai di riprendermi da quella situazione e di ricompormi "ad ogni modo, vuoi spiegarmi cosa c'entra un uomo che è vissuto secoli fa con Itadori e soprattutto con la sottoscritta?" gli domandai abbastanza confusa.

"Ricordi quando il professor Gojo mi mandò in missione quella sera per recuperare un feticcio di livello speciale?"

"E come dimenticarlo! Gojo non faceva altro che raccontarmi storielle fantasticando che il feticcio era andato a farsi una passeggiata e che avresti potuto trovarlo in un bar lì vicino a sorseggiare un buon Wisky. Perchè?" dissi sorridendo lievemente pensando al momento divertente trascorso poche settimane prima.

"E' una lunga storia ma per fartela breve Itadori si sarebbe mangiato un dito di Ryomen Sukuna. I piani alti, capirai! , volevano giustiziarlo seduta stante ma io e il professor Gojo lo abbiamo impedito o meglio siamo riusciti a rinviare la sua esecuzione con la scusa che non capita di trovare tutti i giorni un recipiente di una maledizione, soprattutto se stiamo parlando del grande Sukuna. Dal canto suo, Itadori sta imparando a gestirlo e riesce ad avere il controllo del suo corpo anche se non si sa per quanto ancora questa storia potrà andare avanti"

Ascoltai attentamente il discorso di Megumi senza riuscire ad aprire bocca un po' per lo stupore un po' per il terrore che man mano si stava impossessando di me. Non volevo credere che per tutto quel tempo mi avesse tenuta nascosta una situazione simile. Sapevo che lo aveva fatto perchè mi voleva bene ma ero convinta che tra noi non ci fossero segreti.

"Ti prego Selene non odiarmi per questo..." mi chiese abbassando il capo con voce flebile.

"Anche se volessi non potrei e questo lo sai. Però anche se so che volevi e vuoi solo proteggermi, non nascondermi più niente. Se tu non mi dici cosa ti succede, non potrò starti accanto e sai che se non ci aiutiamo tra noi siamo perduti."

"sì, hai ragione" mi rispose accennando un mezzo sorriso. 

Distolsi involontariamente lo sguardo portandolo sull'orologio appeso nel corridoio dato che la porta di camera mia era spalancata.

Le cinque in punto...

"Tutto okay, Elen?" mi chiese Megumi vedendomi in volto un cambio netto di espressione.

"Sì...sono solo in ritardo..." gli risposi senza distogliere lo sguardo dall'orologio . 

"In ritardo? E per cosa?" mi chiese accigliato.

"Con un po' di fortuna oggi dovrei riuscire a mettere fine a tutti i miei problemi e a scoprire se ci sono veramente dei collegamenti con i miei sogni e con Sukuna." gli risposi mentre mi affrettavo a cambiarmi. Indossai per ultimo una grande sciarpa per non avvertire troppo il freddo che si faceva strada tra i corridoi dell'istituto.

"Tu va' ad allenarti o fa' qualcosa per distrarti così  puoi finalmente distrarti...quanto è accaduto ultimamente non ha giovato a nessuno." replicai fermandomi per qualche istante a fissarlo con sguardo serio. Subito dopo ripresi la mia "maratona"... dovevo arrivare in orario.

"Ma si può sapere dove stai andando?"

"Tu hai i tuoi segreti, io i miei mio caro" gli dissi facendogli l'occhiolino prima di chiudermi la porta alle spalle.

Camminai per i freddi corridoi il più velocemente possibile alternando una camminata a passo spedito a piccole corsette per cercare di non fare tardi all'appuntamento. Satoru Gojo poteva anche essere un ritardatario nato ma io non lo ero nè tantomeno potevo concedermi tale lusso. Mi sembrava di stare giocando al gioco dell'oca. Più camminavo più mi avvicinavo  alle risposte che stavo cercando ma se decidevo di fermarmi ecco che tornavo al punto di partenza, queste mi sfuggivano di mano e si tramutavano in ombre che volevano distruggermi. 

E poi c'era l'altro problema: Ryomen Sukuna o così aveva detto Megumi che si chiamasse. Se quelle visioni, se così si possono definire, le aveva create lui per poter comunicare con me, cosa voleva? Aveva deciso di angosciarmi la vita con quegli incubi in qualità di sua futura vittima oppure c'era altro, qualcosa che in quel momento mi sfuggiva?

"Mocciosa...fermati!"

Fu una voce, quella voce, a farmi sussultare, ad interrompere la marea di pensieri che stava per travolgermi e a farmi tornare alla realtà...una realtà che non avrei mai voluto affrontare.









𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora