𝑪𝒂𝒑.𝟕: 𝒊𝒍 𝒓𝒊𝒔𝒗𝒆𝒈𝒍𝒊𝒐

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Quando mi risvegliai mi ci volle un po' per capire dove mi trovassi e con chi fossi. Mi guardai attorno spaesata cercando di scorgere anche un piccolo dettaglio che mi facesse comprendere se tutto quello che era accaduto in realtà era stato frutto della mia immaginazione e poteva essere archiviato come l'ennesimo dei miei incubi. 

Ben presto, però, compresi che non si era affatto trattato di un incubo. Mi sedetti a gambe incrociate sul lettino che assomigliava tanto a quello di un ospedale e come voltai lo sguardo alla mia destra vidi Yuji che stava dormendo sogni agitati (lo dedussi dalla sua espressione contorta e dagli strani mugolii che ogni tanto emetteva girandosi sulla poltroncina dove era adagiato).

Guardai fuori da una grande porta scorrevole in vetro che dava sul cortile; il colore che aveva assunto il cielo faceva comprendere che a breve il sole sarebbe iniziato a tramontare. Voltando lo sguardo notai una scritta sulla porta della stanza: infermeria. Dedussi che era stato proprio il professor Gojo a portarmici dopo lo spiacevole incontro con Sukuna. Affianco al mio lettino c'era un tavolino sul quale erano appoggiati una brocca d'acqua ed un bicchiere, dei fiori e accanto a questi c'era un piccolo bigliettino:

~So che ami i girasoli a discapito di quanto possa fare intendere il tuo nome.                         Rimettiti presto.                                                                                                                                  Megumi~

 Mi rallegrai al solo pensiero che lo stesso ragazzo che tanto si ostinava a mostrarsi come un'insensibile in realtà fosse uno dei più dolci e premurosi. Mentre mi stavo lasciando cullare da quella bellissima sensazione di gioia una domanda mi destò da quel torpore.

~Per quanto tempo ero rimasta priva di sensi?~

Guardai lo smartphone di Yuji che in quel momento si era illuminato: era passato un giorno intero!

Mi sentii assalire dalla confusione più totale; possibile che avevo dormito per più di ventiquattro ore, avevo trascorso una notte intera in infermeria e non mi ero svegliata nemmeno per un istante?!

Ebbi la necessità di sgranchirmi le gambe iniziando man mano a riprendere la mia vita in mano.

L'occasione mi sì presentó quando notai che nella camera in cui mi trovavo c'era anche un bagno. Sgusciai via dal lettino cercando di non svegliare Itadori e mi diressi verso questo. Aprii goffamente il rubinetto infilando sotto il getto d'acqua fredda i polsi e successivamente mi sciacquai il viso. 

Dopo essermi asciugata e aver appoggiato l'asciugamano su un gancio a sinistra del lavandino, alzai il capo per specchiarmi e ciò che notai non fu affatto piacevole. Tutto il mio collo era attraversato da profondi e lunghi graffi e di conseguenza aveva assunto un colorito violaceo più che rosso. Come se non bastasse sulla tempia destra notai dei punti di sutura.

 ~Devo aver battuto la testa quando sono svenuta  pensai.

Distrattamente riguardai la mia immagine allo specchio pensando ad una delle frasi che Sukuna mi aveva rivolto: "Cosa sei?!"

Subito dopo me ne passò per la testa un'altra: "Tu e quella dannata aura...tsk! Mi fate venire da vomitare!"

"Ahh ma che bastardo!" sentenziai tastando le ferite che mi aveva creato e che adesso iniziavano a darmi veramente fastidio. Provavo fastidio non tanto perchè mi sentivo il collo indolenzito piuttosto perchè il solo pensiero che quel relitto vivente si era permesso di mettermi le mani addosso mi faceva alterare in un modo incredibile!

Diedi inconsciamente un pugno al muro mentre continuavo a pensare non curandomi che dall'altro lato c'era Yuji che stava riposando.

"Giuro che se ci sarà una prossima volta gli restituisco il favore e gli do un bel calcio proprio lì, dove non batte il sole!" 

Uscii dal bagno continuando a massaggiarmi nervosamente la tempia che non mi era stata medicata (giusto perchè per par condicio dovevo pur rompermi anche quell'altra in un altro modo) quando la voce di Itadori interruppe i miei pensieri:

"Ben svegliata Selene. Come ti senti? Ho sentito un rumore e ho pensato di controllare se stessi bene."

Alzai lo sguardo sforzandomi a guardarlo negli occhi. Per colpa di Sukuna adesso mi faceva una stranissima sensazione averlo di fronte. 

"Hey! Per il momento sono ancora viva" gli risposi ridendo e sperando che capisse la nota di sarcasmo con cui l'avevo detto; volevo evitare che si sentisse in colpa per niente. Aveva un'espressione ed un umore totalmente diversi dall'ultima (e anche prima) volta che ci eravamo incontrati. Lo analizzai attentamente per una frazione di secondi. Aveva gli occhi gonfi e arrossati (segno che aveva pianto) , il viso pallido e delle occhiaie ben evidenti (segno che per tutto quel tempo era stato molto in pensiero).

"Già...e devi ringraziare il sottoscritto se sei ridotta di questa maniera". Dopo aver detto ciò con una nota di amarezza ben evidente nel tono abbassò lo sguardo. Pian piano iniziarono a farsi strada calde lacrime sulla sua pelle che gli rigarono il viso. Mentre cercava di trattenere dei singhiozzi che volevano insistentemente uscire dalla sua bocca ma che lui tratteneva mordendosi il labbro inferiore, disse qualcosa che mi fece pentire amaramente di aver precedentemente scherzato: 

"scusami. In genere riesco a mantenere il controllo ma questa volta, per qualche strana ragione, è riuscito ad impossessarsi del mio corpo e a prendere il sopravvento. Selene, mi dispiace così tanto per quello che ti ha fatto".

Capii guardandolo che era stato assalito dalla tristezza, dalla rabbia e dalla delusione e che lo stavano torturando. Cercai allora di provare a consolarlo.

"Yuji, è tutto okay. L'importante è che stiamo tutti bene".

"Si ma lui è un essere malvagio e io ne sono consapevole. Dovevo essere più prudente e attento. Io..."

Basta, era inutile negarlo: si sentiva in colpa eccome. Dovevo fare qualcosa per tirargli su il morale. Istintivamente lo tirai a me e lo abbracciai più forte che potevo per fargli comprendere che non ero minimamente arrabbiata con lui e sapevo che non c'entrava nulla in tutto quello che era accaduto.

"Sta' un po' zitto" furono le uniche parole che riuscii a dirgli. 

Yuji ricambiò il mio abbraccio e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

"Sono un bambino" mi disse tra un singhiozzo ed un altro "non riesco a fare altro se non piangere".

Gli accarezzai dolcemente il capo passando le mie mani tra le ciocche dei suoi capelli rosati. "Sai, quando ero piccola e piangevo il mio papà non mi ha mai sgridato. Mi ha sempre detto che il pianto ha in sé qualcosa di veramente magico. Detto in termini poco scientifici il pianto ci aiuta ad essere liberi dalle nostre preoccupazioni e ci fa sentire in pace con noi stessi e con il mondo che ci circonda. Quindi non sei un bambino, sei veramente molto saggio se di tanto in tanto ti lasci trasportare dal mare di emozioni che c'è in te."

Per la prima volta in quella giornata sentii Yuji ridacchiare sulla mia felpa. Si staccò dall'abbraccio e finalmente lo vidi sorridere.

"Grazie Selene!" Due semplici parole che riuscirono a loro volta a farmi sorridere.

"Hey dimmi un po', devo ricominciare a chiamarti Itadori?" gli chiesi scherzando.

Mi guardò interdetto per un po'. Si portò poi una mano nell'incavo del collo iniziando a torturarselo con una mano come ogni volta che era imbarazzato o non sapeva cosa dire. 

"Ma assolutamente no. Come ti è venuto in mente?"

"Eh, e allora perchè continui a chiamarmi con il mio nome per intero?" gli chiesi continuando a ridacchiare. Poi aggiunsi sorridendogli: "Siamo amici no?"

"Certo, Elen" - "Sempre se" continuò questa volta ironico "non dici che preferisci il sushi alla pizza"

"Ah no questo mai!" Ci guardammo e scoppiammo a ridere.

Trascorsi il resto del pomeriggio e l'intera serata con Itadori e quel tempo mi servì per comprendere quanto quel ragazzo fosse diverso dalla maledizione che viveva dentro di lui. Parlammo dei nostri film e dei nostri cibi preferiti, di quali erano le nostre passioni, dei nostri gusti musicali e molto altro. Yuji fece di tutto per farmi distrarre e per questo gliene sono tutt'ora grata.

Eppure c'erano ancora tante domande che, per quanto cercassi di ignorarle, continuavano a tenere la mia mente impegnata.






𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora