𝑪𝒂𝒑. 𝟐𝟕: '𝒊 𝒅𝒆𝒎𝒐𝒏𝒊'

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Dall'autrice✍🏻
Ciao a tutti! Come state? E soprattutto, com'è andato il rientro a scuola? Ammetto che per me non è stata una passeggiata regolarmi con i compiti (visto che già dal secondo giorno hanno iniziato ad assegnare come se non ci fosse un domani!) e con la storia. Ma ammetto anche che ci tenevo troppo a scrivere questo capitolo (anche perché ho ordinato uno zaino fantastico con Sukuna su e mi sentivo troppo ispirata per non farlo). E poi, come potevo non pubblicare il capitolo quando la storia ha raggiunto 1,01k di visualizzazioni?! Grazie mille davvero a tutti! Siccome il tempo a disposizione è stato un po' pochino, ho pensato di fare un cambio di programma per questa volta ovvero scrivere e pubblicare un 2000 parole oggi e di continuare a scrivere il capitolo nel fine settimana. Vi chiedo quindi scusa in anticipo se è più corto rispetto al solito ma rimedierò. Mi raccomando, tenete la suoneria accesa domenica mattina! Detto questo, spero che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Vi voglio bene! Grazie mille per tutto il supporto che mi state dando! Baci❤️


Quelle furono le due settimane più stressanti di tutta la mia adolescenza, o forse, di tutta la mia vita. Inizialmente diedi la colpa alle fitte continue che trapassavano la pancia e l'addome da parte a parte, alla continua sensazione di vomito che sembrava non volermi abbandonare neanche per un istante e alla sovraumana emicrania che mi stavo portando dietro già da un paio di giorni. Poi, quando i sintomi mestruali iniziarono ad affievolirsi, mi accorsi che il problema era ben altro. Mi sentivo una ciocca di capelli fuori posto, di quelle che possono solo dare fastidio e rovinare l'outfit, l'acconciatura o la giornata perfetta. Non riuscivo più a capire cosa dovessi fare, come mi dovessi comportare, cosa avessi dovuto dire. Mi guardavo attorno e mi sentivo frastornata, persa, vuota. Un vuoto che dopo la prima settimana era diventato simile ad un buco nero che aveva iniziato a risucchiare tutta la gioia dal mio corpo. Eppure bastava un attimo, un solo attimo in cui i miei occhi si scontravano con i suoi e subito mi sentivo di nuovo a casa, felice e la realtà che ci circondava diventava meno crudele. Poi, come una sciocca, distoglievo lo sguardo, ritornavo seria, portando l'indice su una frase del tutto casuale del libro che avevo tra le mani e fingevo di essere più interessata a concludere il capitolo che stavo svogliatamente leggendo piuttosto che parlare con lui.

 Ma invece non era così, non era mai così. Leggevo sempre le stesse frasi, le stesse parole, avanti e indietro, indietro e avanti, mentre la mente veniva pervasa da una cascata di pensieri devastanti. Erano pensieri che criticavano me e le mie decisioni. Mi ricordavano ossessivamente quanto fossi patetica ad ostinarmi a continuare quella farsa, ad ignorarlo, a non volere accettare che me ne ero irrimediabilmente innamorata. A tal proposito, credo che me ne accorsi soltanto dopo l'inizio della seconda settimana, di preciso una notte mentre stavamo dormendo. Mi ero svegliata di soprassalto a causa di uno dei miei continui incubi seguiti da quella vocina che con il suo 'non avere paura' stava iniziando a diventare esasperante quando mi ero accorta che fortunatamente non avevo svegliato Sukuna. Vedendo che era completamente immerso nel mondo dei sogni, mi sentii più rilassata e mi voltai verso di lui, senza più dargli le spalle. 

 In quel momento, mentre stavo per riaddormentarmi, avevo sentito una delle sue mani afferrarmi una coscia e portarsela sulla pancia. Cercai allora di sottrarmi a quella presa ma quando vidi il suo viso corrucciarsi davanti quella mossa azzardata, decisi di assecondarlo. Allargò il palmo della mano per poi affondare i polpastrelli nella carne, insieme alle unghie che apparivano molto più corte rispetto al solito. Sfregò sulla pelle i polpastrelli mentre, con un abile gesto, posò le labbra sulla mia fronte, lasciandomi un lieve bacio. Durò solo pochi secondi, eppure il tempo in quegli attimi sembrò fermarsi.  Il freddo che aleggiava nella camera da letto si trasformò in un caldo torrido, che impediva quasi di respirare e di riflettere a mente lucida. Le sue labbra, come sempre morbide e calde, mi fecero sentire in paradiso. Restai lì, con la testa sospesa di qualche centimetro dal cuscino, a guardarlo con un'espressione adorante mista alla sorpresa. In quel preciso istante mi dimenticai del dio delle maledizioni, del caos, del terrore. Non esisteva più. C'era solo lui, Ryomen Sukuna, il mio Ryo. Vidi il suo sguardo tornare sereno, mentre allargava pigramente le labbra in un sorriso di puro benessere, quasi avesse ascoltato tutti i pensieri che mi stavano svolazzando per la testa. Dopo tanto tempo, mi sentivo finalmente a casa.

𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora