𝑪𝒂𝒑. 𝟐𝟓: 𝒅𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒊𝒐 𝒔𝒇𝒓𝒆𝒏𝒂𝒕𝒐

330 14 62
                                    

Dall'autrice✍🏻
Ciao a tutti! Come state? Ho deciso per questa volta di spostare la mia intrusione nel capitolo al piano di sopra per ringraziare di cuore tutte le lettrici e i lettori che stanno supportando la storia, significa veramente tanto per me! Questa é stata una settimana piena di impegni, tra compiti delle vacanze da finire e un'estrazione di un dente del giudizio storto come Selene quando è convinta di poter battere Ryo con uno stuzzicadenti. Però devo essere sincera, sto meglio rispetto all'ultima volta. Ed ecco perché, per una volta nella vita e armata di un chilo di gelato, ho deciso di scrivere il capitolo in anticipo. E' un po' più lungo degli altri e ammetto che è stato difficile decidere di mettere una parte del genere in questo capitolo. Avrei voluto aspettare ma per un attimo ho sentito che era il momento giusto e allora non ci ho pensato due volte. Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate! Vi voglio bene, baci!❤️

"Tu, razza di invertebrato che non sei altro, come hai osato toccarmi?!"

Ero furiosa, ero fuori di me. Per la prima volta sentivo uno strano e impetuoso istinto omicida scorrermi nelle vene e affluire al cervello con prepotenza. Sapevo che ciò che ricordavo era probabilmente frutto della mia fervida immaginazione mista all'incubo spettrale fatto qualche mese prima, eppure in quel momento quelle parole mi assillavano più di ogni altra cosa. Non mi importava se era stato o non era stato realmente lui quella notte. Tanto prima o poi me lo avrebbe detto comunque, ne ero sicura. E così voleva rovinarmi, eh? E così voleva scoparmi a sangue pensando che solo in quel modo avrei perso il senno e mi avrebbe potuto usare per fare i porci comodi suoi? Allora non aveva capito niente di me!

Io non ero come le altre donne che si era trascinato in quell'inferno per poterle usare come marionette personali. Tra me e loro c'era una differenza abissale. Loro volevano vivere e gli avrebbero concesso ogni singola parte del proprio corpo pur di fare in modo che le cose andassero così. A me invece non importava, o meglio mi importava fino ad un certo punto. Quando mio padre una volta mi disse che quando capisci che la vita e la morte non sono diverse bensì una cosa sola, lì per lì non compresi cosa volesse intendere. Crescendo, senza di lui al mio fianco, appresi che della morte non mi sarebbe importato più niente solo quando avrei capito che non sarebbe stato nulla di particolare se non un nuovo inizio. Come quando hai una paura matta di una maledizione di secondo livello ma alla fine, sconfiggendola, sei avvolto da quella sensazione di tranquillità, così quel nuovo inizio, una volta superata la paura, sarebbe diventato un qualcosa di bello. Onestamente, non ero molto convinta di quell'idea che aveva mio padre ma in quel momento la sua memoria e quel ricordo mi diedero coraggio. Sapevo cosa dovevo fare. Vincere a costo di morire, come mi aveva insegnato il professor Gojo.

Sentivo di essere diventata un tutt'uno con quel potere che mi stava scorrendo dentro e la cosa non mi dispiaceva affatto. Forse, se lo avessi usato mi sarei disintegrata a causa della forza distruttiva che possedeva ma poco importava; a me bastava fargli pentire di essersi preso gioco di me per tutto quel tempo. Doveva soffrire come avevo sofferto io. Sentivo di poter fare esplodere il suo dominio solo schioccando le dita. E a guardarlo bene, ridotto in quello stato, non mi faceva neanche più paura. Se ne avessi avuto voglia, avrei potuto scomporre Ryomen Sukuna in tanti piccoli blocchi di carne. Lo avrei distrutto con la stessa voga con cui mi aveva torturato quella notte.

Lo guardavo furente; lui invece era sadicamente divertito. "Ma brava! E così la verginella è finalmente cresciuta ". Sembrava volesse alludere a quello che era accaduto poco prima. "Tu! Sei il peggiore tra tutti i demoni esistenti in cielo e in terra! Sei la più sadica ed egocentrica maledizione esistente in tutti gli universi possibili e immaginabili! Come fai a vivere così?! Come puoi rivolgerti a me in questo modo, dopo quello che mi hai fatto?! Dopo quello che IO ho fatto per te?!" Si rizzò in piedi aggiustandosi il kimono con tutta la calma del mondo, come se quel che stesse succedendo non gli riguardasse. Dopodiché mi lanciò uno sguardo sprezzante. "Tsk, hai solo fatto il tuo dovere. E poi cosa vuole saperne una mocciosa esuberante come te di come si trattano le donne!"

𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora