𝑪𝒂𝒑. 𝟗: 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂

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"Allora Selene, da dove vogliamo iniziare?"

Non potetti fare a meno di guardarlo negli occhi ipnotizzata da quel colore particolare che avevano le sue iridi e per un attimo credetti di averci visto pianeti, galassie...forse l'intero universo.

La mia espressione non passò inosservata al professore che non potette fare a meno di sorridere. Portò entrambe le braccia dietro la testa cercando inutilmente di reprimere una risatina; questa mi fece ritornare alla realtà.

-Cavoli, chissà con quale faccia da ebete lo avrò guardato! -

"Non preoccuparti" mi disse guardandomi divertito "in genere faccio questo effetto ai pochi che hanno la possibilità di vedermi senza benda".

Lo guardai con aria interrogativa. Possibile che mi avesse letto nella mente?

"Ad ogni modo" schioccò le dita per fare in modo che lo ascoltassi "ti va di raccontarmi con esattezza cos'è successo l'altro pomeriggio prima che arrivassi?"

Non nego che fui tentata di chiedergli di rimandare tutto ad un altro giorno; il dolore, la rabbia e la paura che avevo provato erano ancora inconsciamente presenti dentro me. Ma il problema era proprio questo. Sapevo che se avessi rimandato lo avrei fatto ancora e ancora e ancora. E allora perché scappare se il problema restava ancorato dentro me? Prima o poi avrei dovuto affrontarlo. Raccolsi tutto il coraggio che avevo, lo guardai dritto negli occhi e annuii.

Gli spiegai per filo e per segno tutto quello che era accaduto, da quando avevo sentito la voce di Sukuna a quando avevo perso i sensi. Gli raccontai delle sensazioni che avevo provato, di quello che ci eravamo detti e delle domande che mi stavo portando dentro e che ormai mi perseguitavano. Volevo delle risposte ma più le cercavo e più i miei dubbi aumentavano. Cosa c'era che mi sfuggiva?

Il professor Gojo mi stava ascoltando e nel frattempo analizzava nei minimi dettagli le possibili cause di tutto quello che stava accadendo. Quando finii di parlare si prese qualche altro minuto per riflettere.

"Da quello che mi hai detto pare che neanche Sukuna se la stia passando tanto bene. Eppure adesso" mi passò una mano davanti al viso "non percepisco alcuna aura."

"Professore ma davvero non capisco" mi portai le mani a mantenermi il capo perplessa "perchè a volte io sento lui, a volte lui sente me e altre volte ognuno di noi vive la sua vita tranquillamente?!"

Vedendo la determinazione che avevo acquistato nel portare a termine quella faccenda decise di provare a compiere un esperimento o così lo definì lui. Mi fece stendere e chiudere gli occhi.

"Rilassa le spalle, sono troppo contratte" mi intimò portando una mano distante pochi centimetri dalla mia pancia" adesso fai tre respiri profondi."

Non sapendo dove avesse intenzione di arrivare e perché lo stesse facendo gli lanciai uno sguardo preoccupato. Lui si limitò a rispondere sorridendomi.

"Tranquilla, ti guido io. Però ho veramente bisogno che ti rilassi altrimenti non riuscirò a capire se quello che penso è giusto oppure no" mi poggiò definitivamente la mano sull'addome.

Cercai allora di assecondarlo respirando profondamente come mi aveva detto lui. Mi chiese in seguito di concentrarmi sul mio respiro e di non pensare a niente e se mi distraevo di non scoraggiarmi e di riportare la mente ad esso. In poche parole stavo meditando. Il buio, che fino a quel momento era stato lì, a immergere i miei occhi nell'oscurità, iniziò ad affievolirsi e lasciò spazio ad una luce cristallina che pian piano divenne sempre più intensa e solo allora la vidi; una farfalla meravigliosa. Le sue ali erano tinte da varie sfumature; dal blu scuro come la notte all'azzurro chiaro come quello di un pastello. Mi volò intorno per un paio di volte fin quando non decise di poggiarsi sul mio petto proprio dove si trovava il cuore.

𝑰𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora