❝Oh,mia cara Margaret,
quando la primavera finirà e tu andrai via da questa città, quando ormai Mr. Colin avrà i suoi bei frutti, le rondini torneranno e zia Daisy mi lascerà uscire dopo il tramonto, tu mi amerai ancora?❞
❝Eri un fiore solitario nel...
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𝓟𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗜: «𝗢𝘂𝘃𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗼𝘇𝘇𝗲𝘀𝗲.» . . .
Aprii gli occhi,svegliata dalla fioca luce che filtrava dalla finestra. Mi alzai dal letto mugulando e mi sedetti sul bordo del materasso.
«Meg,sveglia! Il sole è alto e ti sta aspettando!» la voce di mia nonna giunse dalla cucina,e io annuii alzando gli occhi al cielo,abituata alla solita frase motivante -che,in realtà,non motivava proprio un bel niente-.
Mi alzai tirando sú i miei capelli rossi e andai alla finestra,aprendola per far arieggiare la stanza.
«Buongiorno,Dalbeattie» dissi,stiracchiandomi mentre guardavo i fiori del pesco,Mr. Colin,che erano germogliati quella notte.
Mi appoggiai al davanzale e presi un bel respiro,trattenendo nei polmoni l'aria fresca della mattina.
«Va bene Margaret,cambiati» dissi tra me e me,e aprii le ante dell'armadio,prendendo un vestito a caso.
Dopo essermi vestita,mi sedetti di fronte alla mia scrivania,che era più piccola di un banco di scuola e aveva un grande specchio appoggiato.
Frugai in un cassetto e presi un ferretto di perle,che incastrai dietro ai capelli. Guardai per un pò il mio riflesso,notando che sul mio naso erano comparse più lentiggini.
«Novanta,novantuno.. oh,sono novantadue. Due in più»sorrisi e mi alzai per andare al piano di sotto,in cucina.
Sicuramente vi aspettereste una scena di un cespuglio arancione scendere le scale normalmente,ma non è così. Io mi sedetti sul corrimano e mi lasciai scivolare fino ad arrivare al pianerottolo.
E lì c'era pronta mia nonna,una donnina di media statura dai capelli neri pece,con le braccia sui fianchi e lo sguardo canzonatorio. Abbassai lo sguardo aspettandomi una strigliata,ridendo sotto i baffi.
«Margaret Marie Brooke! Quante volte ti ho detto di non scendere le scale in quel modo?! Sii una signorina per bene,a volte!»
«Si,Edith»dissi ridacchiando sotto ai baffi. Sapevo che non voleva essere chiamata per nome,ma amavo la sua reazione ogni volta che lo facevo.
Lei gonfiò le guancie e i suoi occhi diventarono rossi,come se stesse per esplodere.
«Stai bene,Edith?»dissi,osservando la sua espressione dondolando sulla punta dei miei stivali. Piegai la testa di lato con fare innocente,vedendo il pallone sgonfiarsi e ritornare normale.
Edith si voltò e tornò ai fornelli,dove c'era un pentolino con delle uova.
«Senti,nipote snaturata,ti dispiacerebbe andarmi a prendere il pane dalla signora Brown?»
«Come hai osato chiamarmi,Edith? Nipote snaturata? Io sono la nipote migliore che si possa trovare in tutta Scozia!» scimmiottai,sedendomi al tavolo. Presi un pezzo di pane e ci spalmai un pò di burro e lo addentai.
«Si si,come vuoi tu. Dì alla signora che voglio il pane raffermo»
«Pane raffermo? Sei forse uscita di senno,Edith?» dissi gonfiando il petto in modo teatrale.
«Non prendermi in giro,Meg. Devo darlo alle galline del signor Brown»
«Quel vecchiaccio non ha del pane in casa,con tutti gli scarti che rimangono dal forno? Che se lo compri da solo!»
«Non pensarci nemmeno,Margaret. Il signore ci ha fatto un favore regalandoci queste uova,devo sdebitarmi in qualche modo»
«E va bene! Ma non prendertela con me,se le galline moriranno soffocate!»ghignai,voltandomi per prendere la mia giacca.
«Cosa vuoi fare,Margaret Brooke? Non voglio finire in galera!»disse mia nonna,venendomi dietro.
«Ne t'inquiète pas,Edith! Diciamo che non potremmo mangiare uova per circa una settimane,o forse due!»indossai anche il mio cappello e uscii,portando indice e medio poco sopra la tempia destra,in segno di saluto. Il mio segno distintivo.
Vidi mia nonna sospirare,e scorsi un leggero sorriso sulle sue labbra sottili.
«Beccata! Stavi sorridendo,Edith!» mi affacciai alla porta e la indicai.
«Oh,insomma! Non si può mai stare in pace con te!»
