Capitolo 1

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-Christopher!- chiamò sua zia. -Scendi o farai tardi!-
-Arrivo!- gridò lui, in risposta, affacciandosi dalla porta della sua camera, al piano di sopra. Poi rientrò e tornò di fronte allo specchio posto all'interno dell'anta destra del suo armadio. Osservò il suo riflesso come in cerca di qualche dettaglio fuori posto, passò una mano tra i capelli neri a caschetto e si sorrise come ad autoconvincersi che era perfetto (il che non era nemmeno poi tanto lontano dalla verità).
Chris (come lo chiamavano i suoi vecchi amici e, alle volte anche i suoi familiari) era bello di natura, con quei suoi occhi color nocciola che lo facevano sembrare un tenero cucciolo di cane. E poi fisicamente stava messo davvero bene e, quanto al carattere...beh...nessuno si era mai lamentato. Ovviamente ciò non voleva dire che Chris non fosse il tipo di persona che non si arrabbiava mai (nessuno ne sarebbe capace, nemmeno i preti) ma sapeva regolarsi, non sbraitare per un nonnulla come facevano molti.
Il segreto?
Tutto merito delle lezioni di yoga alle quali aveva preso parte su invito del suo più caro amico, David.
All'inizio, Chris era stato scettico al riguardo, dicendogli che, se proprio doveva fare sport (cosa che non gli piaceva molto) avrebbe fatto qualcosa come il kung fu, l'aikido o altro, ma di certo non lo yoga.
Invece si era dovuto ricredere già dopo la prima lezione.
Ma tutto quello era, ormai, lontano, nella sua cara Dublino che aveva lasciato solo due settimane prima.
Continuando a guardarsi allo specchio, si rese conto che quei pensieri gli avevano cancellato il bel sorriso di poco prima, così scosse la testa e disse che no, niente cattivi pensieri per il suo primo giorno di scuola nella nuova città.
-Chris!-
La voce di sua zia lo fece sobbalzare e agire prontamente. Afferrò lo zaino e lasciò la sua camera chiudendosi la porta alle spalle.
Scese le scale e raggiunse la donna che lo attendeva vicino alla porta d'ingresso.
-Oh tesoro...hai tutti i capelli arruffati- esordì sua zia.
Lui fece per ribattere ma, la donna, lo anticipò allungando le mani e sistemandoglieli.
Chris strinse le labbra, sopprimendo il fastidio causato dai capelli che venivano tirati. "Maledetti capelli! Non faccio nemmeno in tempo a sistemarli che subito tornano ad essere ribelli! Giuro che questo pomeriggio andrò a tagliarli. Li farò corti, così da non dover più perdere tempo a pettinarli!" pensò.
Dopo i capelli, sua zia, gli aggiustò il colletto della camicia e, il giovane, si domandò quando si fosse disfatto visto che lui stesso l'aveva sistemato e ricontrollato prima di scendere.
-Adesso si che puoi andare- parlò la donna quando ebbe finito.
Chris le sorrise in segno di ringraziamento poi, insieme, uscirono di casa.

***

Quella mattina, Londra era soleggiata e cullata da una lieve brezza fresca che dava l'impressione di essere in primavera anziché in prossimità dell'autunno.
Durante la prima parte del tragitto in macchina, Chris, non disse nemmeno mezza parola, troppo preso dalle tipiche domande che si pone una persona che si è trasferita da poco e che si appresta ad iniziare un nuovo anno scolastico in una struttura dove non conosce nessuno.
Gli mancavano i suoi amici, inutile negarlo.
Gli mancava tutto della sua vita a Dublino.
Ma sua zia, quella che viveva nella capitale irlandese, sarebbe partita per diverso tempo e non poteva portarselo dietro, altrimenti Christopher si sarebbe ritrovato a fare un mese di scuola a Parigi (per esempio), due mesi a Praga e il resto dell'anno chissà dove.
No, non era una cosa possibile, sebbene lui amasse viaggiare e vedere posti nuovi.
Aveva bisogno di stabilità, motivo per il quale era stato mandato lì, a Londra, dalla cara zia Amelia Frost, sorella di suo padre.
-Va tutto bene? Mi sembri pensieroso- esordì la signora Frost.
Lui distolse lo sguardo dal finestrino e si voltò verso di lei. Aveva lo stesso colore di capelli di suo padre, quel castano biondo, che lui non aveva ereditato. Anche gli occhi erano uguali: neri e limpidi...altro carattere non ereditato.
In effetti, a detta di chi conosceva la sua famiglia, Chris ricordava molto sua madre (nel colore dei capelli e degli occhi). Di suo padre, aveva preso la somiglianza nel viso, nel fisico...e nel fatto di essere maschi, ovvio.
Scosse la testa e sfoggiò un sorriso che aveva ben poco di sincero. -Tranquilla, zia. È solo la classica ansia da primo giorno di scuola.-
La donna sorrise di rimando. -Vedrai che andrà tutto bene, tesoro. Sei un ragazzo speciale, come pochi al mondo, e con il tuo carattere sono sicuro che saprai farti molti amici.-
Lui annuì con un cenno della testa, sperando e pregando che sua zia avesse ragione.

Don't leave me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora