Capitolo 11

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Una volta arrivati in camera, Christopher stese il ragazzo sul letto. Gli tolse il giubbotto e le scarpe prima di andare a chiudere la porta. Poi le sue narici colsero il forte odore della vodka, provenire da Kiran.
Il ragazzo moro ne era impregnato e di li a poco avrebbe appestato anche la stanza.
Corse ad aprire la finestra sapendo che sua zia avrebbe dato di matto se avesse sentito quella puzza.
Tornò verso il letto e mise le gambe del suo amico ben distese.
-Christopher...t-ti...a-amo...- ripeté, incespicando con le parole.
E di nuovo, il giovane Frost, arrossì sentendo il cuore che accelerava i battiti. Ma perché?
Perché si sentiva in quel modo?
Lui era etero! Cavolo se lo era! Era stato attratto sempre e solo dalle ragazze fin dal primo momento in cui aveva, per così dire, scoperto l'amore.
Lo dimostrava anche il fatto che fino a prima di trasferirsi lì, a Londra, era stato fidanzato con una certa Lauren.
E invece adesso cosa gli stava succedendo?
Perché lì, in quel momento, nella sua camera, il cuore non la smetteva di battere all'impazzata?
Scosse la testa per mandar via tutte quelle domande che lo stava stressando. Era stanco e voleva solo riprendere il suo sonno.
Lanciò un'occhiata a Kiran, il quale era crollato in un sonno profondo, occupando tutto il letto. Gli mise una coperta addosso, poi ne prese un'altra per sé insieme ad un cuscino di riserva e andò a stendersi per terra.
Sapeva che, l'indomani, si sarebbe svegliato con un gran mal di schiena ma non gliene importava granché. Non avrebbe mai fatto dormire un ospite per terra.
Non appena poggiò la testa contro il cuscino sentì che il sonno lo stava trascinando nella sua rete. Si rilassò, lasciando che ciò accadesse e, l'attimo dopo si ritrovò a navigare tra sogni e incubi.

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Non seppe esattamente quanto tempo passò prima che un rumore lo strappasse ad un bellissimo sogno nel quale osservava il mare da sopra un promontorio.
Nonostante la finestra aperta, il suo naso colse una puzza acre, peggiore di quella della vodka. Si alzò di scatto e cercò l'interruttore della luce che sapeva essere lì vicino e quando lo premette si ritrovò ad osservare una scena decisamente disgustosa.
Kiran stava riverso sul bordo del letto e stava vomitando.
"Oh cazzo!" pensò Chris. Scattò verso il letto e si avvicinò a Kiran, mettendogli una mano sulla fronte e scostandogli i capelli dal viso. Per un attimo aveva pensato di correre in bagno a prendere un secchio ma si disse che, ormai, era inutile: il danno era stato fatto. Avrebbe pulito in seguito.
Sentiva lo stomaco torcersi per quella puzza tremenda che odiava tantissimo. Ma si fece forza cercando di resistere; se avesse vomitato anche lui sarebbe stato davvero un bel casino e sua zia avrebbe davvero dato di matto.
Finalmente Kiran emise l'ultimo conato e tornò a stendersi, pulendosi la bocca con la manica della felpa. Respirava forte e tossiva di tanto in tanto.
Istintivamente, il ragazzo castano, iniziò ad accarezzargli i capelli appiattiti e appiccicati alla fronte.
Kiran aprì appena gli occhi e incrociò lo sguardo del suo amico, nocciola contro caramello.
Il giovane Frost avvampò fino alla punta delle orecchie quando si rese conto di essere osservato, e staccò la mano come se si fosse scottato. -Va meglio?- gli domandò riuscendo a non far tremare la voce.
Il ragazzo dai capelli corvini annuì debolmente.
-Ce la fai ad alzarti per andare in bagno?- chiese, quindi, il padrone della camera.
E, ancora una volta, il giovane Marlow annuì.
Così Christopher lo tirò su e, facendo attenzione a non calpestare il vomito, lasciarono la cameretta, per andare in bagno.
Lì, fece togliere la felpa a Kiran, gettandola nel cesto dei suoi panni sporchi.
Il moro iniziò a lavarsi il viso e, notando del colluttorio, prese a berne per fare gargarismi e risciacqui allo scopo di togliersi il sapore amaro del vomito.
-Fa con calma e sta attento a non cadere. Io vado a pulire il casino che hai fatto in camera- disse Christopher, cercando di non essere troppo brusco. Non voleva rimproverarlo, anche se probabilmente se lo meritava.
Kiran annuì con un cenno della testa e l'altro uscì dal bagno.
E mentre puliva, si chiedeva a quale scopo una persona doveva ubriacarsi fino a star male. Non che lui fosse un puritano ma non aveva mai bevuto tanto da star male. Si era sempre contenuto perché non odiava solo che qualcuno vomitasse, odiava anche vomitare.

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Un'ora dopo i due ragazzi erano sdraiati sul divano, al piano di sotto, con una coperta di lana a tenerli caldi.
Kiran indossava solo la sua canottiera e i boxer, mentre Chris aveva ancora il suo "abbigliamento da casa".
-Chris...- mormorò il giovane Marlow, con voce bassa e roca.
-Mmh?- Il ragazzo castano era steso a pancia in su, gli occhi fissi sul soffitto aspettando che il sonno tornasse ad avvolgerlo.
-Mi dispiace...- continuò l'altro. Era steso nella stessa posizione del suo amico e, esattamente come lui, fissava un punto non ben definito del soffitto.
-Per cosa? Per aver vomitato nella mia camera?- domandò Chris. Senza attendere una risposta (anche perché non ne aveva bisogno) fece spallucce e aggiunse -Non preoccuparti. Sono riuscito a pulire e ho lasciato la finestra aperta per far uscire tutta la puzza. E se mia zia dovesse dirmi qualcosa, puoi star certo che non dirò che sei stato tu.-
Dopo quelle parole entrambi si voltarono contemporaneamente. I loro occhi si incontrarono di nuovo e si fissarono per quelli che sembrarono essere minuti interminabili.
Poi Kiran, con il cuore che batteva forte, fece la prima mossa: baciò Christopher.
E quest'ultimo non si tirò indietro. Non sapeva darsi una spiegazione ragionevole. Si sentiva come se avesse atteso quel bacio per tutta la vita ed ora che era arrivato, era felice. Provava un senso di pace e tranquillità, proprio come nel sogno in cui osservava il mare dal promontorio. Nulla a che vedere con la volta in cui Kiran l'aveva baciato nel ripostiglio dei bidelli, a scuola.
Fu il giovane Marlow a staccarsi. Era rosso in viso, gli occhi lucidi e l'espressione mortificata, come di chi ha appena commesso un grave sbaglio. -Scusami...io...non so cosa mi sia preso e...-
Ma non fece in tempo a concludere quella frase che si ritrovò due labbra a chiedergli la bocca: Chris lo stava baciando.

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