Capitolo 12

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Quando la sveglia suonò rumorosamente, Christopher, mugugnò prendendo il suo cellulare per spegnerla.
Poi lo posò sul comodino e tornò a dormire. Era sabato e non aveva scuola per fortuna. Poteva dormire quanto voleva.
Ma subito gli venne in mente Kiran.
Da quando giovedì notte, si erano baciati sul divano, al piano di sotto, non lo aveva più visto, nemmemo a scuola.
Aveva chiesto ad Evelyn e la ragazza era diventata subito sospettosa. Si era messa a fare domande del tipo "perché ti interessa tanto?"
-Bé...ehm...siamo...amici, ecco. Volevo solo sapere se stava bene- aveva risposto lui.
Non era esattamente una bugia, ma Evelyn lo aveva guardato comunque con sospetto e poi aveva scosso la testa. -È da giovedì sera che non lo vediamo. Ma i miei non si preoccupano. Non é la prima volta che Kiran sparisce per qualche giorno. Poi torna sempre ubriaco e, credo, anche strafatto.-
Quelle parole risuonarono nella mente del giovane Frost e, proprio come quando le aveva sentite uscire dalla bocca della sua amica, provò una terribile sensazione di gelo. Se Kiran faceva uso di sostanze stupefacenti c'era il rischio che potesse aver esagerato. E se così fosse stato probabilmente era in qualche ospedale e...no, impossibile. Se fosse stato portato in ospedale, sicuramente Eve lo avrebbe informato. Allora, forse, era rimasto in qualche vicolo privo di sensi.
Il pensiero lo fece scattare fuori dal letto e vestirsi rapidamente. Corse in bagno a lavarsi e poi giù a fare colazione.
Sua zia non c'era e questo era un bene perché se lo avesse visto così agitato, avrebbe iniziato a fare mille domande in stile "interrogatorio" e a Chris non piaceva. Odiava sentirsi sotto pressione e sua zia era una maestra in questo.
A colazione ultimata prese le chiavi della moto e il casco, quindi uscì di casa.

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In sella alla sua Ducati Monster, il giovane Frost raggiunse la periferia di Londra. Sapeva che i tossici e gli alcolizzati erano soliti girare da quelle parti.
Lasciò la moto di fronte ad un bar e proseguì a piedi, pregando di trovare subito il suo "amico" e di trovarlo ancora vivo.
Camminò per un pò sentendosi osservato da quella gente che si uccideva a forza di buchi nelle braccia e alcool nelle vene. Sperò che a nessuno di loro venisse la brillante idea di aggredirlo altrimenti ci avrebbero solo rimesso.
Per fortuna non accadde nulla del genere e dopo un'altra decina di passi, finalmente trovò Kiran.

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Nel corridoio c'era un gran silenzio e un altrettanto grande agitazione. Soprattutto da parte degli zii di Kiran.
Quando Chris lo aveva trovato nel vicolo, aveva subito sentito se c'era battito, poi aveva chiamato l'ambulanza e mentre quest'ultima si apprestava a condurre il giovane Marlow in ospedale, lui aveva telefonato ad Evelyn per informarla della situazione.
Ora sedevano in attesa da più di mezz'ora e ancora non si vedeva nessun dottore.
Di tanto in tanto, il giovane Frost, lanciava delle occhiate ad Eve e Adam. I due si erano presentati insieme, mano nella mano e il ragazzo dai capelli castani ipotizzava che ci fosse del tenero fra i due.
Decise, però, di non indagare. Non erano affari suoi.
Si passò le mani sul viso e guardò l'orologio. Erano le 12.30, l'ora in cui sua zia tornava a casa per il pranzo. Suo zio invece tornava solo a cena a causa del suo lavoro.
Prese il cellulare pensando di doverla avvisare per non farla preoccupare nel caso avesse fatto tardi. Perché di sicuro avrebbe fatto tardi.
A messaggio inviato, posò il cellulare in tasca e si appoggiò contro lo schienale della sedia.
Fu in quel momento che la porta si aprì e ne uscì il dottore.
Tutti loro si alzarono dal proprio posto e andarono incontro all'uomo.
-Allora, dottore? Come sta?- chiese con tono ansioso, la signora Watson.
-Vostro nipote é fuori pericolo signora- iniziò il dottore.
-Grazie al cielo- mormorò Quentin Watson, abbracciando sua moglie.
-Aveva assunto un'alta dose di stupefacenti diversi e ha rischiato di lasiarci la pelle. Se questo ragazzo...- disse, poi guardando verso il giovane Frost. -...non fosse arrivato in tempo, probabilmente non avremmo potuto far nulla per lui.-
Tutti guardarono Chris, il quale si sentì un pò in imbarazzo.
-Possiamo vederlo?- fu la nuova domanda della donna.
E, a quel punto, il dottore sembrò esitare. Perché il paziente era sveglio ma aveva detto una cosa che, ora, l'uomo non si sentiva di ripetere. Ma sapeva che non aveva scelta. Così fece un profondo respiro e -Il ragazzo ha chiesto, esplicitamente, di voler vedere una sola persona. Si chiama Christopher Frost.-
E, di nuovo, tutti guardarono il ragazzo castano.
Il dottore capí che era lui, il ragazzo "richiesto" dal paziente così gli disse di entrare e -Mi raccomando, non farlo stancare troppo. Ha bisogno di riposarsi.-
Chris annuì, poi lanciò un sguardo alla famiglia di Kiran, come a voler dire loro che gli dispiaceva, quindi infilò la porta.
I coniugi Watson rimasero sorpresi da quella richiesta. Sorpresi e delusi. Soprattutto Lisa Watson. -Perché non vuole vederci?- domandò.
-Non saprei signora- rispose il dottore. -Ci sono problemi tra di voi?-
-Cosa vuole insinuare, dottor Seryl?- fu la domanda di Quentin Watson.
-Nulla, signore. Semplicemente penso che se il ragazzo abbia assunto delle droghe potrebbe dipendere dalla situazione in famiglia. Magari non si sente parte del nucleo, trascurato o...-
-Nulla di tutto questo, dottore- tagliò corto, lo zio di Kiran. -Vogliamo bene a nostro nipote e lo trattiamo come se fosse un figlio.-
A quelle parole, Evelyn lanciò un'occhiata loquace a suo padre. Perché sapeva che quella non era la verità. Kiran non veniva trattato esattamente come se fosse loro figlio. Veniva più che altro ignorato o comandato per commissioni. Gli volevano bene, si, ma non tanto quanto avrebbero dovuto veramente. E il comportamento di Kiran non aveva mai facilitato le cose. Mai.
-Se lo dite voi, signor Watson, sono certo che sia vero. Comunque vostro nipote resterà in ospedale per il fine settimana per degli accertamenti. Ora scusate- disse il dottore, congedandosi.

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Quando Christopher entrò nella stanza, Kiran aveva lo sguardo perso nel vuoto, in direzione della finestra.
Al braccio sinistro aveva una flebo ed era visibilmente pallido in viso.
-Ehi...- salutò Chris, attirando la sua attenzione.
Il moro si voltò lentamente e sorrise. -Ehi...- ricambiò. Poi fece segno al ragazzo di sedersi al suo fianco.
Chris lo fece, sentendo il cuore che aumentava considerevolmente i battiti. -Come ti senti?- chiese.
-Debole, ma bene. Mi hanno fatto una lavanda gastrica. Non sapevo che fosse tanto sconvolgente- rispose il giovane Marlow.
-Perché l'hai fatto?- fu la nuova domanda di Chris.
E subito si pentì di aver posto quella domanda.
Gli occhi di Kiran luccicarono di rabbia e, per una frazione di secondo, il giovane Frost pensò che si sarebbe inalberato. Invece il ragazzo dai capelli corvini fece un profondo respiro e volse lo sguardo verso la finestra. -Se parli della droga e dell'alcool...bé...la prima volta l'ho fatto per non pensarti e la seconda per non pensare al nostro bacio.-
Christopher batté le palpebre, scioccato dalla risposta. Boccheggiò come un pesce fuor d'acqua, arrossendo fino alla punta delle orecchie. Il ricordo di quel loro bacio lo aveva accompagnato per tutto il venerdì e anche quella mattina, mentre andava in cerca di Kiran. -Cosa vorresti dire?-
Kiran sbuffò. -Non è ovvio?- domandò tornando a guardare il ragazzo.
L'altro scosse la testa anche se in verità aveva capito.
-Io...mi sono innamorato di te, Christopher- confessò il moro, arrossendo visibilmente.
Il giovane Frost sgranò gli occhi mentre il cuore batteva all'impazzata. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Era la prima volta che un ragazzo gli diceva di essersi innamorato di lui. Era scioccato, ma allo stesso tempo lo faceva sentire bene, inutile negarlo. Kiran lo faceva sentire bene, nonostante avessero iniziato con il piede sbagliato.
-Chris...dimmi qualcosa, ti prego.- Kiran lo guardava con espressione di supplica.
Il ragazzo castano batté nuovamente le palpebre mentre tornava presente a sé stesso e guardava Kiran steso in quel letto.
-Io...- iniziò. Poi abbassò gli occhi arrossendo ancora di più. Non era mai stato bravo a confessare i suoi sentimenti. -...ehm...io...-
-Cosa?- domandò Kiran. Voleva sentirglielo dire. Lo desiderava profondamente, come non aveva mai desiderato altro.
-Io...- Chris era imbarazzato e non si sentiva pronto. Il cuore batteva all'impazzata e, davvero, avrebbe voluto ricambiare. Ma le parole non gli vennero. Invece si alzò dalla sedia e corse via dalla stanza.

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Arrivato a casa, il giovane Frost ricevette una telefonata da Sophia.
-Ehi, Chris, per questa sera pensavo che sarebbe bello andare al Golden Note. Che ne pensi? -
E Chris si batté una mano sulla fronte. Aveva dimenticato completamente l'uscita con Sophia. -Ehm...si, si...mi sembra un ottima idea. Anzi...direi che é perfetta- rispose, cercando di sembrare sicuro e convinto.
-Perfetto. Allora ci vediamo davanti al pub alle otto in punto. Non fare tardi, mi raccomando. Ciao, ciao.- disse lei
-D'accordo, ciao.- rispose lui.
Poi riattaccarono.

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