Chapter twenty

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Un anno dopo.
"Amore, quanto ci vuole? Perdiamo il volo" urlò il mio fidanzato, Zac.
"Arrivo amore" urlai in risposta.
Tra poco saremmo tornati a New York per le vacanze estive e avrei finalmente presentato ai miei genitori Zac.
Zac era il mio nuovo fidanzato, mi piaceva davvero tanto. Mi aveva aiutato quando stavo male per Jorge o quando mi mancava la mia famiglia e le mie amiche. Mi aveva sempre detto le parole giuste, al contrario di Jorge.
Oggi, dopo un un anno duro e faticoso di collage, sarei tornata a casa dai miei. Avrei rivisto la mia famiglia, Cande, Lodo e mio fratello Francisco.
A New York c'era anche Lodo con Tomas, suo marito!
Ero così felice di poterlo rivedere tutti.
"Amore, perdiamo l'aereo, dai" urlò Zac.
In fretta mi preparai e scesi di sotto, dove vidi Zac sorridermi con le nostre valigie ai piedi.
"Andiamo amore?" chiese.
"Si, andiamo amore."
Chiudemmo la porta di casa nostra e il taxi ci portò all'aereoporto.
Facemmo il check-in e ci imbarcammo.
Ascoltavo musica, mentre avevo poggiato la testa sul petto di Zac.
Lentamente mi addormentai con la musica a risuonarmi nelle orecchie.
[...]
"Tini, Tini, Tini, svegliati!"
Sentii scuotermi e aprii piano piano gli occhi e vidi la figura di Zac.
"Su dormigliona, alzati, siamo a New York" disse, sorridendo.
Gli sorrisi anch'io e ci scambiammo un bacio, un vero bacio, di quelli con la lingua.
Dopo esserci baciati, e aver lasciato il rossetto rosso sulle labbra di Zac, scendemmo dall'aereo e prendemmo le nostre valigie.
Cercai con lo sguardo Cande, ma non la vidi.
Strano, doveva venire lei..
Provai a chiamarla, ma non rispose.
"Diamine!" urlai frustata.
"Calmati, amore. Urlare non servirà a molto" ridacchiò e subito dopo mi aggiunsi anch'io.
Zac aveva il potere di mettermi subito di buon umore.
Vidi una chioma rosso carota in mezzo alla folla all'entrata dell'aereoporto e che agitava la mano in modo da farsi notare.
Era Cande, finalmente.
Quando sorpassò tutta la folla, fece un sorriso a trentadue denti e aprì le braccia, segno che voleva un abbraccio da me.
Corsi verso lei e l'abbracciai forte.
"Cande!"
"Tinita!"
"Amica mia, quante cose devo raccontarti e... presumo lui sia Zac" disse indicando Zac.
"Si, é lui."
"Ma con Jorge?" chiese sussurrando Cande.
Jorge...
Sentivo ancora i fottuti brividi quando veniva pronunciato il suo nome.
Certo, meno forti di come li sentivo prima, ma c'erano ancora.
"È finita un'anno fa, Cande. Lui ha continuato a cercarmi, ma io ho voltato pagina e l'ho dimenticato. Ora sto con Zac e sono felice"
"Allora sono contenta per te, amica mia. Io e Ruggero, invece, siamo tornati insieme. Lo amo troppo e sono passata sopra. Il nostro amore è più forte di tutto."
"Sono felice per te, migliore amica!"
E con la macchina di Cande ce ne andammo a casa mia.
Appena entrai, vidi uno striscione con su scritto "Ben Tornata Tini" e tantissimi palloncini sparsi per la casa.
Alla festa c'erano Lodo e suo marito Tomas, Francisco e Keyley, la sua ragazza, i miei genitori, Ruggero e, ovviamente, la famiglia Comello e Molfese al completo.
[...]
Ognuno parlava dei suoi affari: Cande e Ruggero della loro riappacificazione, Lodo e Tomas del loro matrimonio. Il signor Comello, il signor Molfese e mio padre di affari, mia madre adulava Zac, che ridacchiò a ogni battutina di mia madre. Non perché fossero divertenti, ma per fare una buona impressione su mia madre.
"Io esco un attimo" dissi a tutti.
"Dove vai, Tini?" chiese Lodo.
"In giardino. Torno tra un po'."
Uscii fuori e mi sedetti sulla panchina del mio giardino.
"Tini..."
Quella voce.
Non era possibile che la pensassi di notte e di giorno. Quel suono cosí angelico, ma così falso.
"Tini" ripeté.
Mi girai e vidi Jorge.
Dio mio, era bellissimo.
Aveva un accenno di barba che lo rendeva ancora più sexy. I pantaloni a cavallo basso, la canotta bianca, le supra nere e il capello da rapper nero lo rendevano tremendamente figo.
Avevo tanti tatuaggi sul braccio destro, ma i suoi occhi erano uguali, se non piú belli. Era perfetto.
"Jorge?" chiesi incredula.
"In carne e ossa, piccola"."
Piccola. Dio,quanto mi era mancato quel suo 'piccola'.
"Che ci fai qui?"
"Sono qui per te"
"Per me?"
"Ti sto aspettando, Tini. Sto aspettando il giorno in cui tornerai da me"
"Sto con Zac ora."
"Ah si, Efron..." disse annoiato.
Era geloso, ovviamente.
"Jorge, credo che-"
Mi interruppi, vedendo che si avvicinava sempre di più a me.
"C-Che fai?" balbettai nervosa.
Mi prese la mano e mi spinse verso di lui. I nostri corpi ora erano attaccati.
I nostri nasi si sfioravano e le nostre bocche erano sul punto di toccarsi.
"Non b-baciarmi" balbettai.
"Perché?" domandò frustato.
"Perché altrimenti non ti dimenticherò mai più e non potrò andare avanti."
"E questo il punto, baby. Io non voglio che tu mi dimentichi e voglio essere io il tuo futuro."
Mi prese il volto tra le mani e mi baciò.
La connessione delle nostre labbra provocò in me mille scariche elettriche e mille farfalle volarono libere dentro il mio stomaco. Non provavo questo nemmeno quando mi baciava Zac.
Jorge era unico.
Infilò la lingua nella mia bocca e diede vita a un vero e proprio bacio.
Misi le mie mani sulle sue guance e ricambiai con tutta me stessa il bacio sempre più famelico.
Lo desideravo da tanto, troppo tempo.
Sapevo che stavo tradendo Zac, ma il mio cuore stava sovrastando la mia mente e non ragionavo più.
Ci staccammo lentamente. Jorge mi fece riprendere respiro e ci perdemmo l'uno negli occhi dell'altro.
"Io ti amo da morire, Tini."

Por siempre a mi lado » JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora