Capitolo 17

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Zoya
Lo zoo era disposto in un grande cerchio, con le vecchie gabbie rivolte verso l'esterno e ricoperte di rovi. Al centro c'era un'alta torre sulla cui sommità in passato si trovava una voliera. Ora vi abitava un'altra specie di animale. Lui e Zoya avevano costruito quella prigione con cura, lasciando solo lo scheletro della voliera. Le pareti adesso erano tutte di vetro, perché il sole vi entrasse a ogni ora del giorno. Di notte la luce era fornita da soldati del sole, gli eredi del potere di Alina Starkov, molti dei quali avevano combattuto contro l'Oscuro nella Faglia. Avevano tutti giurato di mantenere il segreto, e Zoya sperava che tenessero fede all'impegno. L'Oscuro era emerso in quella nuova vita senza i suoi poteri, o così sembrava. Non intendevano correre rischi.
Quando la porta si aprì, il prigioniero si alzò dal pavimento su cui era seduto, muovendosi con una grazia che Yuri Vedenen non aveva mai posseduto.
<<Una visita reale.» L'Oscuro abbozzò un breve inchino. «Sono onorato.»
«Mettiti una camicia» disse Zoya.
«Le mie scuse. Fa piuttosto caldo qui con questa luce incessante.» Si infilò la camicia di tela grezza che indossava Yuri sotto la tonaca da monaco. «Vi inviterei a sedervi, ma ho brama di compagnia» disse l'Oscuro.
«Mi dispiace che non veniamo a farti visita più spesso. C'è una guerra in corso e, insomma, non piaci a nessuno.»
L'Oscuro si portò una mano al petto. «Mi ferisci.»
«Ogni cosa a suo tempo» disse Zoya.
L'Oscuro sollevò un sopracciglio.
«Portatemi Alina Starkov e vi dirò quello che vi serve sapere.»
Ogni traccia di umorismo sparì dall'espressione di Nikolai. «Cosa vuoi da Alina?»
«Un'opportunità per scusarmi. Per vedere che ne è stato della ragazza che mi ha infilato un coltello nel cuore.»
<<Ecco perché vuoi che noi creiamo il bosco di spine e celebriamo l'obisbaya. Non te ne può importare di meno dei danni che provoca la Faglia. Vuoi liberarti di Yuri e impossessarti del mio demone. Vuoi riprenderti il tuo potere.»
«Vi ho detto cosa voglio. Portatemi Alina Starkov. Questo è il patto.»
«No» disse Zoya.
L'Oscuro volse loro le spalle e guardò le luci che brillavano nella città che si stendeva di sotto. «Allora io vivrò da debole e voi guarderete il mondo morire.»
<<Dev'essere una scelta di Alina.»
«Sai quale sarà la sua decisione quando saprà cosa c'è in gioco.»
«Non dovrebbe essere costretta a fare di nuovo l'eroina.»
«Lui chiede una conversazione, non una rivincita."
"L'ultima volta che abbiamo tentato l'obisbaya, sei quasi morto. Non puoi renderti così vulnerabile di nuovo. Per il bene di Ravka.»
«Anche l'Oscuro sarà indifeso. E questo è il momento giusto per provarci. Non sappiamo se o quando potranno tornargli i suoi poteri."
Mi trovo con l'oscuro presso il luogo per l'incontro con Alina e Mal.
"Che posto è?» chiese l'Oscuro.
«Molto tempo fa era la dacia di un duca. La collina era coperta di vigneti. Poi divenne un istituto per la quarantena durante un'epidemia di peste. Sradicarono le viti per seppellire i corpi. Quando la peste finì, il duca era morto e nessuno voleva la proprietà. Dicevano che era maledetta. Mi è sembrato il posto perfetto per questa impresa infelice.»
"Da dove cominciamo?» chiese Mal.
«Fai tu gli onori» disse Alina.
Mal attraversò la stanza e tolse la benda dagli occhi all'Oscuro.
"Come ti chiamiamo ora?» chiese Alina. «Come ti chiamano tutti?»
«Ho avuto migliaia di nomi. Probabilmente non ha importanza. Ma Yuri non mi si addice per niente.» La studiò. «Sei diversa.»
«Sono felice. Non mi avevi mai visto così.»
«Di vivere nell'anonimato.»
«Di vivere in pace. Abbiamo scelto la vita che volevamo.»
«È la vita che avresti scelto se non avessi sacrificato il tuo potere?»
«Io non ho sacrificato il mio potere. Mi è stato portato via perché sono caduta vittima della stessa avidità che guidava te. Ho pagato il prezzo per essermi immischiata con il merzost. Proprio come hai fatto tu.»
«E questo attenua il tuo dolore?»
«No. Ma ogni bambino che aiuto, ogni volta che mi prendo cura di qualcuno che soffre in conseguenza delle tue guerre, guarisce una parte di me. E forse quando il nostro paese sarà libero, quella ferita si chiuderà.»
«Ne dubito. Avresti potuto governare una nazione.»
«È incredibile» intervenne Mal, sistemandosi sulla sedia e allungando le gambe. «Tu sei morto.» Spostò lo sguardo su Alina. «E tu hai fatto finta di morire, ma entrambi siete ripartiti da dove vi eravate interrotti. Giorno diverso, stessa discussione.»
Alina gli infilò un dito nella coscia. «È molto scortese rimarcare la verità.»
Gli occhi grigi dell'Oscuro studiarono Mal con più interesse di quanto ne avesse mai mostrato prima.
«Cugino caro.»
Mal si strinse nelle spalle. «Abbiamo tutti dei parenti che non ci piacciono cugino.»
«Davvero, orfano?»
La risata di Mal fu genuina e sorprendentemente cordiale. «Lo dice come se fosse un insulto. Sei arrugginito, vecchio mio.»
«La lama di Alina avvolta nelle mie ombre e coperta del tuo sangue.»
"Dimmi che provi rimorso per qualcosa» disse piano Alina. «Qualunque cosa. Non è troppo tardi."
«Non sono venuto qui per raccontare bugie» affermò l'Oscuro.
L'Oscuro si sporse sulla sedia, sembrò cadere sulle ginocchia. Allungò un braccio e afferrò le mani allacciate di Mal e Alina.
«No!» gridò Alina.
Le ombre riempirono la stanza. Zoya non poté vedere, non poté combattere. Era persa nel buio.
In una pioggia di scintille, il lampo colpì due turbolenti ammassi di oscurità: i nichevo'ya, soldati ombra evocati dal nulla in violazione di tutte le regole del potere Grisha. Merzost. Abominio.
«Grazie per avermi portato qui, Zoya» disse l'Oscuro mentre i suoi soldati alati prendevano forma e lo sollevavano da terra. «Ora la mia resurrezione è completa.»
Aveva solo bisogno di Alina e Mal: l'Evocaluce che l'aveva ucciso, e l'amplificatore in cui scorreva il sangue dei suoi antenati. Lui non provava colpa né vergogna. E lei si era completamente sbagliata su cosa lui si aspettava da quell'incontro.
«Non puoi andare da nessuna parte. I soldati del re ti inseguiranno fino ai confini della terra e anch'io.»
«Ho sconfitto molti re e sono sopravvissuto a molti nemici più grandi di te» disse l'Oscuro. Le ombre saltavano e scendevano in picchiata intorno a lui mentre veniva sollevato verso il cielo. «E ora diventerò quello che il popolo più desidera. Un salvatore. Quando avrò finito, sapranno cosa può fare un Santo.»
Lui va via con le sue ombre e io torno da Alina e Mal.
"Aveva bisogno del nostro sangue» disse Alina.
La Santa del Sole e il tracciatore, l'altro discendente di Morozova. Le due persone che avevano quasi posto fine alla sua vita.
"Nella sua lettera Genya scriveva che secondo te Yuri è ancora dentro di lui. Penso che tu abbia ragione. A me è sembrato diverso, fuori fase.»
Mal sollevò le sopracciglia. «È mai stato in fase?»
«Non proprio» riconobbe Alina. «Sono gli effetti che ha l'eternità sulla gente.»
«È tutto bello e buono» disse. «Ma come faccio a dirlo al re?»

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