Capitolo 9

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Kirigan
"Smetti di sbirciare. Entra o lasciami in pace."
"Volevo assicurarmi che stessi comoda, madre."
"Mi hai rinchiuso per settimane con quella scuotiacque pazza. E dovrei credere che adesso ti importi della mia comodità? Cosa vuoi?"
"Un tempo ci univa quello in cui credevamo. Il mondo voleva che vivessimo nella paura. Ma mi insegnato la superiorità dei Grisha. Che sono loro a doverci temere."
"Il tempo ha cambiato il mio punto di vista."
"E che fine ha fatto la donna che bruciava villaggi per proteggere suo figlio?"
"Ti ho pure detto che l'unico modo che conoscevo insegnato a essere forte, astuto. Ma mai compassionevole ora che è troppo tardi comprendo i miei sbagli."
"Non ci sono sbagli solo lezioni se ricostruendo la nazione per i Grisha. Abbiamo iniziato insieme. Mi sta costringendo a finire da solo."
"Sento cosa si dice. I Grisha sono di nuovo perseguitati. Scacciati dal palazzo che hai costruito per proteggerli. Assassinati indiscriminatamente dai soldati del Re. Sono passati secoli e ci hai riportato esattamente alla situazione iniziale."
"Avrei dovuto uccidere il primo re che ho conosciuto e inconorarmi. Una lezione. Visto? Questa volta non mi limiterò al palazzo. Tutta la nazione sarà nostra."
"Un piccolo impero."
"Forse."
"E la Piccola Santa?"
"La troverò e quando la troverò..."
"Un tempo avresti potuto guadagnarti il suo amore invece di rivendicarne il potere. Un'altra lezione? O forse solo un altro sbaglio."
David trova la nostra nuova base e si unisce a noi.
"I mostri d'ombra. Quindi sono creature della Faglia?"
"Non della faglia. Sono mie creature. I nichevo'ya sono la mia protezione. Si sono rivelati inestimabili ma la loro creazione mi ha lasciato afflitto dalla tosse e da mal di testa lancinanti. Credo che questo problema si adatti perfettamente al tuo cervello analitico."
"Questo è..."
"Li consideravo gli scarabocchi di una mente instabile. A quanto pare è impazzito. Morozova. Ma penso che forse potresti trovare una soluzione a ciò che mi affligge."
"Qualcosa che lenisca gli effetti collaterali del merzost. Per curiosità sono con te adesso?"
"Sempre. Ma sembra che si rendano visibili solo quando io sono in pericolo."
"E cosa succede?"
"Voglio anche sapere tutto ciò che scoprirai sul legame tra amplificatore e amplificato. Per esempio se Alina fosse sopravvissuta sarei in grado di percepirlo?"
"Il ponte che ho costruito tra te e Alina non aveva precedenti. Vedo che un suo frammento ti infetta ancora."
"Non ti biasimo David. Vieni ti mostro dove lavorerai."
Sono nella mia stanza quando entra Vladim.
"Esploratori a sud di Kribirsk riportano un enorme evento di luce nella Faglia. È tornata, Generale."
"Non può distruggerla da sola."
"Ma potrebbe distruggere quello che stiamo costruendo qui. I Grisha accorreranno in suo aiuto."
"Qualche Grisha non fa la differenza. Solo una cosa può farla."
Andiamo nel laboratorio dove c'è Baghra.
"Mi dirai dove trovare l'uccello di fuoco."
"Vuoi usarlo come esca? Per far venire la Piccola Santa da te? No. Stupido ragazzino."
"È il prezzo che le manca."
"Ha la Frusta Marina? Come lo sai?"
"È stata avvistata qui a Ravka Est dopo aver fallito nella Faglia con due amplificatori. Dimmi cosa sai del terzo. Per favore."
"Non so niente dell'Uccello di Fuoco. Ma so che se la ragazza lo trova prima di voi, dovreste fare i conti con lei. Se offrirà protezione, i Grisha la seguiranno, la temeranno. Tu vuoi che ti temano."
"La paura è un alleato potente."
"Sei tu che hai paura. Come da piccolo."
"Non devi più bruciare villaggi per me madre. In realtà ho bisogno di un'ultima cosa da parte tua."
"Che cosa?"
Taglio il miglio di mia madre e lo do a Vlamid.
"Le tue ossa. Morozova usava le falangi come amplificatori fanne buon uso."
Genya e David scappano e li inseguo.
"Genya! Genya, fermati e rispondimi! Cosa significa questo? Ti salvo da morte certa e tu mi abbandoni."
"Mi hai usato per soddisfare un re. Dovrei essere la tua peggiore vergogna. Per favore. Lasciami andare."
"Temo di no. Ho bisogno di te, Genya."
Il mio mostro d'ombra l'attacca. La riporto alla base e poi vado nella mia camera.
"Quando Genya riprenderà conoscenza facciamo in modo che gli altri capiscano cosa li aspetta se saranno sleali."
"Con piacere."
"Ammetto la delusione. L'ho sempre trovata affine. Anche David."
"Il diario di Morozova è sparito. Vladim pensa che l'abbia preso David."
"E con esso ogni possibilità di comprendere la mia condizione. Vattene."
Lei va via e io butto tutto quello che c'è sulla scrivania a terra gridando per la frustrazione.
Decido di andare da Alina e la trovo dormire tranquilla.
"Sei tornata, Piccola Santa. Ti conosco mia Alina. Come nessuno mai ti conoscerà. Tu sogni di poter guarire questa nazione. Ma quando avrai capito che non può esserci un futuro comune per Grisha e otkazat'sya ti aspetterò a braccia aperte."

Ho un idea molto carina e malvagia

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Ho un idea molto carina e malvagia. Perché in fondo lei prova ancora qualcosa per me a parte l'odiarmi.

Alina
<<Alina.»
Mi sveglio sentendo le labbra di Mal sfiorare le mie, un tocco leggerissimo sulla tempia, sulle palpebre, sulla fronte. La luce della fiamma morente sul comodino si riflesse sui suoi capelli castani quando lui si china per baciare la curva della mia gola.
Per un momento esito, confusa, non del tutto sveglia, poi lo avvolgo tra le braccia e lo tiro verso di me. Non mi importa che abbiamo litigato, che abbia baciato Zoya, che mi abbia voltato le spalle, che tutto sembra così impossibile. L'unica cosa che conta è che ha cambiato idea. È tornato, e io non sono sola.
«Mi sei mancato, Mal» gli mormoro all'orecchio. «Mi sei mancato così tanto.»
Le mie braccia scivolano su per la sua schiena e si chiudono intorno al suo collo. Lui mi bacia di nuovo, e io sospiro alla pressione benvenuta della sua bocca. Sento il suo peso spostarsi sopra di me e passo le mani sopra i muscoli duri delle sue braccia. Se Mal è ancora con me, se può ancora amarmi, allora c'è speranza. Il cuore mi martella nel petto mentre il calore si diffonde nel mio corpo. Non c'è altro rumore che il nostro respiro e il muoversi insieme dei nostri corpi.
Lui mi bacia sulla gola, sulla clavicola, bevendo la mia pelle. Io rabbrividisco e mi spingo contro di lui.
È questo che voglio, giusto? Trovare un modo per sanare la frattura tra di noi. Eppure, sento una punta di panico. Devo guardarlo in faccia, sapere che è tutto a posto tra noi. Gli prendo la testa tra le mani, gli sollevo il mento e, quando il mio sguardo incontra il suo, mi ritraggo terrorizzata.
Sto guardando negli occhi di Mal, nei suoi familiari occhi azzurri che conoscevo meglio dei miei. Solo che non sono azzurri. Nella luce fioca della lampada, luccicano di un colore grigio quarzo.
Allora lui sorride, un sorriso gelido e furbo che non ho mai visto sulle sue labbra.
«Anche tu mi sei mancata, Alina.»
Quella voce. Fredda e liscia come vetro.
I lineamenti di Mal si confondono nell'ombra e poi riprendendo forma, come riemergendo dalla nebbia. Pallido, bello, la folta chioma di capelli neri, la linea perfetta della mascella e con la barba.
Kirigan mi posa con delicatezza una mano sulla guancia.
«A presto» sussurra.
Grido. Lui si frantuma in innumerevoli ombre e sparisce con la candela sul comodino che si spegne.

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