Capitolo 14

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Nikolai
È Yuri a parlare per primo. «È stato lui, vero?»
«Sì» rispondo semplicemente.
"Durante la guerra» dico sfilandomi i guanti, «sono stato catturato dall'Oscuro. Avrai di certo saputo che sono stato torturato dal tuo Santo senza Stelle.»
"Korol Rezni» disse piano. «Re delle Cicatrici. Ho sentito le storie.»
«E le hai attribuite alla propaganda reale? Una campagna diffamatoria contro un eroe caduto?»
Yuri tossì. «Be'...»
"L'Oscuro aveva un talento nell'infliggere sofferenza agli altri» continuo. «Sapeva che il dolore e la prigionia sarebbero stati troppo facili da sopportare per me. Così ha usato il suo potere per infettarmi con un'oscurità vivente. È stata la mia ricompensa per aver aiutato l'Evocaluce a sfuggirgli. Sono diventato... non so esattamente che cosa sono diventato. In parte mostro, in parte uomo. Avevo fame di carne umana. Una smania che quasi mi toglieva il senno. Quasi. Dentro di me sopravviveva abbastanza coscienza da continuare a lottare contro gli impulsi del mostro, al punto perfino di radunare i volcra perché affrontassero l'Oscuro nella Faglia. Prima di morire, l'Evocaluce uccise l'Oscuro e l'oscurità dentro di me è morta con lui. O così pensavo. Diversi mesi fa qualcosa ha cominciato a impadronirsi del mio inconscio. Alcune notti dormo bene, per quanto è possibile, solo i monarchi pigri riposano tranquilli... ma in altre divento il mostro. E mi controlla completamente.»
«Non completamente» dice Zoya. «Non hai ancora ucciso un essere umano. Non è stata una coincidenza a portarti ai cancelli del palazzo. Tu eri destinato a essere testimone dell'ultimo residuo di potere dell'Oscuro. Eri destinato a condurci al bosco di spine. Eri destinato a liberarci entrambi.»

Zoya
"Cos'è quello?»
In lontananza Zoya vide una macchia nera. Sembrava un'ombra gettata da un banco di nubi pesanti, ma il cielo era limpido. «Un lago?»
«No» disse Yuri. «Un miracolo. Questo è il punto in cui è caduto il Senza Stelle» disse Yuri, la voce piena di reverenza.
«Amava Ravka» ripeté. «E che cos'è Ravka? Chi è Ravka?»
«Siamo tutti noi. Contadini e principi in ugual misura.»
«Naturalmente. L'Oscuro amava mia zia che è morta insieme a moltissimi altri civili innocenti a Novokribirsk solo perché lui potesse mostrare al mondo la sua potenza?»
«Lasciali stare» mormorò Nikolai, mettendole una mano sul braccio.
Ma lei se la scrollò di dosso. «Amava la ragazza che costrinse a commettere quegli omicidi? E che mi dici della ragazza che gettò nel letto del vecchio re per perseguire i suoi scopi e che poi mutilò quando lei osò sfidarlo? O della donna che accecò perché non gli aveva mostrato devozione incondizionata?»
"Un ricco può permettersi di accendere la luce» disse placidamente Nikolai. Diede a Zoya uno strattone al braccio, trascinandola indietro verso la velasabbia e allontanandola dai pellegrini.
«Lasciami andare» sibilò lei rabbiosa. «Dov'è il santuario di mia zia? Di Sant'Harshaw? Di Sergei e Marie, di Fedyor? Chi venera loro, chi accende candele nel loro nome?» Sentì lacrime indesiderate pizzicare in fondo alla gola e le deglutì. Quella gente non meritava le sue lacrime, ma solo la sua rabbia.
«Zoya» sussurrò Nikolai. «Se continui ad attirare l'attenzione, potrebbero riconoscerci.»
Aveva ragione, e lei lo sapeva. Ma quel posto, vedere quel simbolo sulle bandiere... Era troppo. Si voltò di scatto verso Nikolai. «Perché lo amano?»
«Amano la forza. Vivere a Ravka ha significato vivere nella paura per troppo tempo. Lui ha dato loro la speranza.»
«Allora noi dobbiamo dargli qualcosa di più.»
«Lo faremo, Zoya. Sto perdendo il senno?» disse Nikolai, guardando in lontananza. «Lo vedi anche tu quello?»
Zoya si voltò verso ovest. All'orizzonte si stagliava un palazzo composto della stessa sabbia color ossa della Faglia.

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