Non aveva idea di cosa stesse succedendo, nella sua testa continuava a pulsare l'immagine di Sylvia di fronte a lei, gli occhi languidi e le labbra schiuse in attesa della sua bocca, di quel bacio che era sparito prima di nascere lasciandola in fibrillazione.
Katarina si rese conto d'avere fame. Una fame atavica di pelle, carne da stringere, calore da trasformare in sudore, saliva e... si morse la lingua. No, quei pensieri doveva allontanarli in fretta o avrebbero risvegliato in lei desideri che sapeva avrebbe faticato a mettere a tacere, soprattutto dopo tanta astinenza. Mentre a grandi falcate ripercorreva il corridoio tra il refettorio e la sua cella si rese conto di dover mettere quanta più strada possibile fra lei e la Madre Superiora, altrimenti... cosa? Avrebbe ceduto a istinti inopportuni. E dov'era il problema? Non aveva forse pomiciato con alcune delle domestiche del Vescovo Wassily negli anni? O con ragazze che a differenza sua non avevano la più pallida idea di cosa stessero facendo? Eppure con Sylvia, per quanto lo volesse, non riusciva ad andare oltre alle proprie fantasie. Lo avrebbe fatto se lei glielo avesse concesso, un po' come un mastino che aspetta l'ordine del proprio padrone per attaccare, eppure non era successo e, forse, mai sarebbe accaduto. Che fare, quindi?Con un unico movimento abbassò la maniglia ed entrò nella stanza, trattenendo un'imprecazione. Come si sarebbe tolta quel languore di dosso?
Guardò il proprio cappotto incerta sul da farsi, troppo confusa dalla sequenza di eventi e dall'intensità dello Spirito alla Salvia che aveva ingollato. Era da tanto che un liquore non le dava le vertigini, inibendola fino a quel punto - e dannazione se lo aveva apprezzato! Una fiaschetta di quello, ogni giorno, avrebbe risolto quasi tutti i suoi sbalzi d'umore, pensò.
Con i denti si morse il lato dell'indice, una delle poche dita lasciate libere dalla costrizione del guanto. Se solo fosse stata a Roma, tra le vie che era solita visitare... Un'illuminazione la colse all'improvviso, facendole spalancare gli occhi. Certo! Il modo migliore per sedare la fame di carne era con altra carne. E sangue, magari. Mettersi sulle tracce del nemico avrebbe aiutato, allontanando la mente da tutto ciò che erano Sylvia e le sue diaboliche labbra. Sarebbero bastati un inseguimento o l'estorsione di informazioni da qualche bestiaccia del Mundi per rendere quella serata meno lunga.
Svelta si mise il cappotto, piazzò la bombetta sul capo e nuovamente uscì dalla cella in fretta e furia. I suoi passi riecheggiarono per i corridoi con decisione, mossi da una foga e un desiderio sempre meno propensi a ubbidirle. Ignorando i saluti delle Sorelle in giro per l'Istituto, Miss Bahun avanzò imperterrita fino all'ingresso e lì, non trovando come al solito Niamh pronta ad aprirle, si mise a osservare gli ingranaggi e le serrature del portone. C'era un ordine preciso in cui far girare le chiavi e di certo lei non si era mai premurata di ascoltare attentamente la sequenza in cui scattavano i meccanismi - ma poteva capirlo, se si fosse concessa qualche minuto. Le serrature erano state lasciate a vista, così come i sistemi di blindatura. Chiunque avesse eseguito quel lavoro aveva deciso di renderlo un orpello aggiuntivo, di farlo diventare parte integrante della decorazione floreale dell'edificio e seguendo un ramo e poi un altro...
Si accovacciò.
Poggiando i gomiti sulle cosce e aguzzando la vista Katarina percorse con lo sguardo ogni singola linea metallica cercando di capire quale arrivasse dove, in modo da intuirne la sequenza. La serratura sopra arrivava al fondo, quella centrale andava verso l'alto, l'ultima si trovava a metà e poi quella appena più in alto andava dritta a combaciare con i chiavistelli che aveva di fronte.
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Miss Bahun: caccia ai vampiri
VampireIn un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. È da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare ogni genere di...